la "cultura del té" non nasce sponbtaneamente, si costruisce sia con adeguate operazioni di marketing (finora mancate in Italia), sia con iniziative culturali adeguate (come quelle isolate fatte da ESQUILINO PLURALE, da ASSOCINA e da VERSORIENTE a Roma), sia soprattutto con un'attenzione non provinciale e xenofoba alle "alterità culturali", al valore immateriale (principalmente storico) dei prodotti, del tutto carente in Italia finora.
in altri Paesi europei (ad esempio in Francia), come ho già riferito, le sale da tè che promuovono degustazioni, conferenze, ecc. e cerimonie del tè non esistono solo dove la presenza cinese é assai più forte e consolidata che in Italia (ad esempio a Paris) ma anche dove di Cinesi ce ne sono meno che a Roma, a Milano, a Prato (ad esempio Lille), ma dove l'attenzione per la Cina e la sua cultura (da grandi expo sulla Via della Seta ad iniziative di singole cioccolaterie ) e quindi anche quel "valore immateriale dei prodotti", tè compreso, ben noto oltralpe, é incomparabilmente più ampia, seria e rispettosa che nella patria di Milone, Cenni, Alemanno, Borghezio e dintorni....