l'inflazione non é un bene o un male in sé.
se tenuta sotto controllo e se si costruisce un sistema di adeguamento dei salari (com'era la scala mobile in Italia, poi assassinata...) essa é un fenomeno che accompagna la crescita di un mercato interno, che per la Cina (e il governo lo sottolinea dal 2008) costituisce il nuovo passo essenziale per consolidare il suo successo, riequilibrando una economia oggi fortemente export-oriented: tutti i Paesi occidentali hanno basato per decenni su politiche che contemplavano una discreta inflazione (per capirci che si tende a tenere sotto le 2 cifre....) la crescita del loro mercato interno e delle loro economie in genere....
i rischi dell'inflazione sono di 2 tipi: accentuazione del disagio sociale, a cui si pu? rispondere solo con un adeguamento salariale, e conseguentemente calo del differenziale salariale con Paesi-competitori.
ma il governo cinese da tempo ha sottolineato proprio la necessità di far crescere i salari e del resto solo nella mente dei sinofobi il vantaggio delle produzioni cinesi su quelle di altri Paesi é ancora ancorato solo o soprattutto al basso costo della forza lavoro (che rappresenta solo il 5-10% del costo dei prodotti....), tanto più mentre la Cina si sta avviando a penetrare i mercati dei prodotti di gamma media e alta (dove il costo del lavoro incide in modo irrisorio, checché ne pensi Marchionne!).
dunque, come i provvedimenti tempestivamente ipotizzati e quelli già avviati del governo della RPC mostrano, la questione non é EVITARE l'inflazione, ma TENERLA SOTTO CONTROLLO e combattere gli squilibri che pi? accentuare, riorientando gli investimenti, spezzando le unghie alla speculazione immobiliare, gestendo una fase di incrementi di reddito possibilmente superiori alla stessa inflazione, favorendo determinati consumi e depotenziando altri, riducendo la quota del costo del lavoro nelle produzioni, accrescendo l'innovazione tecnologica, valorizzando aree interne oggi ancora depresse (e dove il costo della vita risulta minore), garantendosi riformimenti a costi non esplosivi delle materie prime ed energetici.
é una sfida epocale e non si pu? certo dire oggi se la RPC la vincerà o no, ma ha un vantaggio su altri Paesi per affrontarla: é una economia dove regna il concetto di pianificazione senza i lacci e lacciuoli del breznevismo....
il vero problema, per me, non é l'inflazione ma la insostenibilità ecologica alla lunga di una crescita che segue le linee avvenute in Occidente in termini di motorizzazione , consumi individuali, ecc.
per capirci:
- l'Occidente ha potuto raggiungere i suoi livelli di consumo (ad esempio più di 1 auto per famiglia ed 1 telefonino per abitante in Italia) solo perché ha escluso da tali livelli il 70% degli abitanti della Terra e ne ha depredato a basso prezzo le risorse per 2 secoli;
- ora che la Cina, ma anche il Brasile, l'India, ecc. sono entrate nella competizione per l'uso delle risorse (minerarie, energetiche, agroalimentari, ecc.) non esistono sulla Terra (ce ne vorrebbero altre 5....) le risorse per garantire anche a tali popolazioni lo stesso livello di vita;
- conseguentemente, poiché finalmente non esiste più neppure un predominio occidentale capace di mantenere quella infame esclusione il problema é che i popoli "emergenti" (per Cinesi e Indiani si tratta in effetti di "riemersione", dato che erano potenze mondiali fino alla fine del '700....) non potranno mai raggiungere quei livelli di consumi ma i popoli occidentali dovranno necessariamente (non per buonismo ma perché vi saranno obbligati!) ridurre radicalmente e riorientare i propri consumi e quindi si dovranno inventare modalità nuove e diverse di vita, relazione, consumo, distribuzione delle ricchezze....
....oppure si andrà ad una fase di conflitti catastrofici (interni ed internazionali) per tutti, ma stavolta senza che l'Occidente possa sopravvivere (essendosi aggrappato ad un modello di rapina insostenibile).......mentre l'Asia ha comunque le caratteristiche (di risorse, demografia, estensione, peso economico, ecc.) per sopravvivere anche a tragedie immani, che sarebbe certo meglio evitare