e tocca anche all'Egitto?... - page 2 - Attualità - Associna Forum

Autore Topic: e tocca anche all'Egitto?...  (Letto 17400 volte)

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vasco reds

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« Risposta #15 il: 30 Gennaio, 2011, 11:03:20 am »
timori di contagio anche in cina...
http://tg.la7.it/esteri/video-378735
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destiny

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« Risposta #16 il: 30 Gennaio, 2011, 11:10:18 am »
Tunisia 11.000.000

Egitto 78.000.000  

Cina: 1.341.900.000

Se salta la Cina salta tutta l'asia, portandosi dietro l'Europa e quasi sicuramente anche l'America...
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cavallo

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« Risposta #17 il: 30 Gennaio, 2011, 12:43:18 pm »
infatti ogni paragone tra la realtà e la situazione in quei Paesi, servi dell'Occidente, e la Cina é ridicolo, come conferma anche il fatto che 100 persone ammazzate in Egitto non provocano le sanzioni o alcuna reazione dello stesso livello di quelle che in passato vennero scatenate contro la RPC....

basti pensare che l'Italia é PRIMO PARTNER commerciale dell'Egitto mubarakiano!!!!

e basti pensare al differente impatto delle situazioni nordafricane e cinese sulla crisi mediorientale....


aggiornamenti al di là delle farneticazioni
http://www.repubblica.it/esteri/2011/01 ... ref=HREA-1
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"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

TianYian

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« Risposta #18 il: 30 Gennaio, 2011, 12:55:35 pm »
ehm scusate, non è che ora le rivolte di Tunisia, Albania ed Egitto, si diffondono anche in Cina, solo perchè nell'Web viene censurato il termine "Egitto" ( ma come dice il Link di Vasco, all'contrario su CCTV e XInhua, si da grande risalto alla notizia della rivolta in Egitto), mi sembra un pò poco, non è abbastanza per far scatenare delle rivolte anche in cina...

non credo che il risultato "egitto" sia stato censurato per il timore che quelle rivolte si scatenino anche in Cina, e perchè hanno censurato il termine? non lo so...

e non credo che la CIna sostegna l'egitto di Hosni Mubarak, che è all'contrario un regime autoritario Filo-Americano e Filo-Israele, che ha forti rapporti Commerciali, ma sopratutto politici con l'Italia di Berlusconi, infatti Berlusconi e Mubarak non solo vanno spesso d'accordo, ma alcune delle sue escort e delle sue "Concubine" dei "Bunga Bunga" berlusconiani vengono proprio dall'Egitto...
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destiny

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« Risposta #19 il: 30 Gennaio, 2011, 13:11:41 pm »
Più che altro si diffondono in Italia considerando che c'erano già 100.000 persone pronte a menare Silvio alla manifestazione del 13....

 :-D  :-D
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TianYian

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« Risposta #20 il: 30 Gennaio, 2011, 13:40:57 pm »
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libero

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« Risposta #21 il: 30 Gennaio, 2011, 15:17:02 pm »
Gheddafi è il prossimo, secondo Wikileaks
http://www.giornalettismo.com/archives/ ... wikileaks/

Wikileaks: dopo l’Egitto e la Tunisia, la rivolta anti-regime potrebbe travolgere anche la Libia
http://www.direttanews.it/2011/01/29/wi ... -la-libia/
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TianYian

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« Risposta #22 il: 30 Gennaio, 2011, 16:39:22 pm »
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cavallo

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« Risposta #23 il: 31 Gennaio, 2011, 10:14:33 am »
mentre il popolo egiziano si prepara alla spallata finale al regime zerbino dell'Occidente di Mubarak, oggi gradualmente abbandonato dai suoi padrini eurostatunitensi...

http://www.repubblica.it/esteri/2011/01 ... ref=HREA-1

...restano gli ultimi protettori del sanguinario e corrotto rais egiziano:

08:43 Israele: basta critiche a Mubarak 2 ûIsraele ha inviato un messaggio confidenziale agli Stati Uniti e ad alcuni Paesi membri dell'Unione europea affinchè frenino le loro critiche al presidente egiziano Hosni Mubarak per preservare la stabilità della regione. Lo scrive Haaretz sul quotidiano online. Israele ha mantenuto un basso profilo riguardo agli eventi egiziani, tanto che Netanyahu ha ordinato ai suoi ministri di evitare commenti pubblici in merito.
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destiny

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« Risposta #24 il: 31 Gennaio, 2011, 11:24:24 am »
Credo che Israele abbia paura dei fratelli musulmani e soci..............

E' solo una supposizione, ovviamente...
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libero

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« Risposta #25 il: 31 Gennaio, 2011, 11:52:32 am »
Prudenza cineseà
http://www.ilmondodiannibale.it/prudenza-cinesi/

Il palinsesto delle rivolte: Sudan, Yemen, Siria, Algeria, Bahrain
http://www.agoravox.it/Il-palinsesto-de ... Sudan.html

Sudan: il sud vota per la secessione. E al nord scoppia la rivolta
http://www.newnotizie.it/2011/01/30/sud ... a-rivolta/
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cavallo

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« Risposta #26 il: 31 Gennaio, 2011, 11:55:17 am »
quoto destiny, ma questa é una conferma della eterna ipocrisia occidentale: si inneggia alla democrazia,...salvo quando si tratta di difendere i propri interessi appoggiando despoti corrotti e sanguinari e salvo quando si ha paura che le tanto esaltate "libere elezioni" porterebbero ad una schiacciante vittoria (non solo in Egitto: ricordate il golpe in Algeria fra primo e secondo turno elettorale?????) di forze islamiste "antipatiche"....

http://www.repubblica.it/esteri/2011/01 ... ref=HREA-1
10:04 Haaretz: Direttiva governo israeliano ad ambasciate per sostenere Mubarak 10 ûIl ministero degli Esteri israeliano ha diramato sabato notte una direttiva confidenziale, indirizzata ad alcune ambasciate 'chiave' negli Usa, in Russia, in Canada e in diversi paesi europei, chiedendo ai propri rappresentanti diplomatici di sostenere presso le nazioni ospitanti il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e la stabilità del suo regime. La mossa arriva dopo che gli Usa avevano invocato una "transizione ordinata" per l'Egitto, facendo intendere di voler spingere il rais verso l'addio. A riferirlo è il quotidiano israeliano Haaretz, che cita come fonti alcuni alti ufficiali israeliani.

una ipocrisia strutturale all'Occidente, esportatore di democrazia a chiacchiere e fustigatore dei regimi solo se non sono suoi servi,  non circoscritta né limitata nel tempo e che dura da quando i "rivoluzionari" francesi con sulle bandiere LIBERTE', EGALITE', FRATERNITE' e l'inchiostro della "Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo" ancora  fresco, andavano a baionettare e cannoneggiare uomini, donne e bambini di Haiti, ribellatisi perché, essendo Neri, credevano che quei principi valessero pure per loro........

cioé dall'epoca stessa in cui il concetto di "democrazia" moderno occidentale si afferma!!!!!!!!!!!!!!!!

cvd
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« Risposta #27 il: 31 Gennaio, 2011, 14:48:17 pm »
ottimo e totalmente condivisibile scritto di uno dei migliori esperti di questioni internazionali italiano:

http://www.repubblica.it/esteri/2011/01 ... -11862368/
"L'occasione che perderemo
di LUCIO CARACCIOLO
 L'Egitto è un'occasione che perderemo. L'occasione è storica: spezzare nel più strategico paese arabo il circolo vizioso di miseria, frustrazione, regimi di polizia e terrorismo  -  spesso alimentato dai regimi stessi per ottenere soldi e status dall'Occidente  -  che destabilizza Nordafrica e Vicino Oriente fino al Golfo e oltre. Il successo della rivoluzione avvierebbe la transizione a un Egitto "normale", con un potere politico legittimato dal popolo.

Dopo la scintilla tunisina, il segno che la nostra frontiera sud-orientale pu? cambiare. In meglio. Avvicinandosi ai nostri standard di libertà e democrazia. Cogliendo le opportunità di sviluppo perse per l'avidità delle élite postcoloniali, impegnate a coltivare le proprie rendite, indifferenti a una società giovane, esigente.
L'Italia più di qualsiasi altra nazione europea dovrebbe appassionarsi al sommovimento in corso lungo la Quarta Sponda. Chi più di noi dovrebbe interessarsi alla ricostruzione del circuito mediterraneo, destinato a intercettare la quasi totalità dei flussi commerciali fra Asia ed Europa, di cui saremmo naturalmente il centro? A chi più che a noi conviene la graduale composizione della frattura tra le sponde Nord e Sud del "nostro mare"? O davvero pensiamo sia possibile erigere una barriera impenetrabile in mezzo al Mediterraneo? Qualcuno pensa ancora che lo sviluppo del Sud del mondo sia una minaccia e non una formidabile risorsa per il nostro stesso sviluppo  -  anzi, la condizione perché non si arresti?
Eppure Roma tace. Il nostro governo ha trovato modo di non esprimersi fino a sabato. Meglio così, forse, visto che quando ha parlato  -  via Frattini  -  nessuno se n'è accorto. Mentre tutto il mondo si preoccupa del dopo-Mubarak, noi ci dilaniamo sulla "nipote". Stiamo perdendo l'occasione di incidere in una svolta storica  -  stavolta l'aggettivo è pertinente  -  che riguarda molto da vicino la vita nostra, soprattutto dei nostri figli e nipoti.
Se anche i militari riuscissero ad affogare nel sangue le aspettative della piazza, la rivoluzione egiziana ha ormai sancito che il paradigma delle dinastie parassitarie, incentivato dai governi occidentali, non garantisce più nessuno. Certamente non i popoli che opprime. Ma nemmeno noi europei. Quei regimi significano solo caos, repressione e miseria. L'ambiente ideale per i jihadisti. I quali, non dimentichiamolo mai, sono incistati nelle nostre metropoli. Se sbagliamo politica in Egitto, in Tunisia o in altri paesi del nostro Sud, il prezzo lo paghiamo in casa.

Un sobrio accertamento dello stato delle cose dovrebbe indurre il nostro governo a mobilitare ogni risorsa a sostegno dei cambiamenti in atto sulla sponda africana del Mediterraneo. Se ci? non accade, non è solo colpa di Berlusconi o Frattini, ma della rimozione che l'Italia ha compiuto di se stessa. Della sua geografia e della sua storia. Nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità è duro ammetterlo. Ma è un fatto: non sappiamo dove siamo né da dove veniamo.
Così abbiamo dimenticato che per secoli l'Egitto è stato fecondato dalla nostra diaspora. Come l'intero bacino del Sud Mediterraneo, dove un secolo fa viveva quasi un milione di connazionali. Operai, artigiani, ma anche banchieri, architetti e burocrati pubblici.

Nell'Egitto khedivale l'italiano era lingua franca, usata nell'amministrazione pubblica. Un tipografo di origine livornese, Pietro Michele Meratti, vi fondò nel 1828 il primo servizio di corrieri privati, la Posta Europea, poi assurto a monopolio pubblico. Le diciture delle prime serie di francobolli egiziani erano in italiano. Decine di migliaia di italiani, tra cui molti ebrei, abitavano il Cairo e Alessandria, dove i segni del "liberty alessandrino" sono ancora visibili. La nostra egittologia ha una lunga tradizione. Come in genere le nostre missioni archeologiche orientali, fra le principali fonti d'intelligence quando i servizi segreti erano ancora qualcosa di serio.

Di questo e delle nostre tradizioni levantine in genere cercheremmo vanamente una trattazione nei manuali scolastici. E' storia rimossa. Eppure ancora oggi molto del residuo capitale di simpatia di cui godiamo nella regione si fonda su tali memorie. Basterebbe poco per ravvivarle. Nell'immediato, anche un gesto simbolico.

A Torino abbiamo il più importante museo di antichità egizie dopo quello del Cairo, oggetto di sospetti vandalismi nelle prime fasi dei disordini. Sarebbe forse utile uno sforzo sostenuto dai poteri pubblici e da fondazioni private per dare concreto seguito alla profezia di Jean-Franþois Champollion, il decifratore della Stele di Rosetta: "La strada per Menfi e Tebe passa da Torino". Finanziare e sostenere la messa in sicurezza del Museo del Cairo e dei suoi reperti significa non solo salvare un giacimento culturale di valore universale, ma un atto di rispetto per la pietra angolare dell'identità egiziana. Quell'identità che i nostri levantini contribuirono a resuscitare e che le piazze egiziane oggi vogliono riscattare.

Eppure nell'immaginario collettivo (ossia televisivo) sembra che l'Egitto sia un qualsiasi pezzo d'Africa, un arcipelago di miserie e arretratezze. Più le piramidi e Sharm el-Sheikh. Ma da dove spuntano i giovani anglofoni che maneggiano twitter e Facebook  -  già ribattezzato Sawrabook, "libro della rivoluzione"  -  e rischiano la vita per la libertà?

Per anni abbiamo vissuto di verità ricevute. Un eterno fermo immagine. Intanto, la società civile egiziana cresceva, si strutturava. Ci sono certo i Fratelli musulmani, un arcipelago dalle mille ambiguità, che Mubarak ci ha rivenduto con successo come banda di terroristi. Ma ci sono anche laici, cristiani, nazionalisti, socialisti, gente che semplicemente non ne pu? più della "repubblica ereditaria". Quanto meno daremo ascolto e supporto alle loro istanze, tanto più il rischio di una deriva islamista diverrà concreto. E' quanto sperano Suleiman e gli altri anziani ufficiali drogati da decenni di potere incontrastato. Per riproporre e rivenderci il muro contro muro.
Obama e alcuni leader europei forse cominciano a capirlo. Fra cautele ed esitazioni invitano a voltare pagina. Non noi italiani. Continuiamo ad aggrapparci a un Egitto che non c'è più. L'Egitto che prova a nascere non lo dimenticherà. La sua sconfitta sarà la nostra. La sua vittoria, solo sua
."
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« Risposta #28 il: 31 Gennaio, 2011, 16:08:49 pm »
Egitto è una nuova "rivoluzione colorata"? Clinton e il dopo Mubarak
Forse quella in Egitto un domani si potrà annoverare tra le cosiddette "rivoluzioni colorate". Un cablogramma di WikiLeaks rivelerebbe un'alleanza USA-dissidenti egiziani per rovesciare "nel 2011 il governo del presidente Mubarak". E oggi interviene anche Hillary Clinton.
http://www.mainfatti.it/Egitto/Egitto-e ... 004033.htm

La realpolitik di Obama spinge per il cambio
http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/335301/

Dalla Tunisia all'Egitto, nascono le Social NetWar
http://www.unita.it/mondo/dalla-tunisia ... i-1.269179

Tunisia e nuovi piani d’azione del FMI: indigenza e disoccupazione nel mondo
http://www.eurasia-rivista.org/8012/tun ... -nel-mondo
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vasco reds

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« Risposta #29 il: 31 Gennaio, 2011, 17:56:23 pm »
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da vascoexinhong »