http://www.redattoresociale.it/Dettagli ... ews=347719Immigrazione 01/04/2011
"Studenti cinesi spie?". Accusa respinta"Attenti ai cinesi, sono qui solo per spiare". Questo il titolo di un articolo apparso su "La Stampa", che riportava la denuncia di un imprenditore inglese. "Mi sono sentita tirata in causa, perché darmi l'etichetta della spia?", replica Hu Feng Mey
MILANO - "Attenti ai cinesi, sono qui solo per spiare". Questo il titolo dell'articolo apparso il 28 marzo scorso su "La Stampa" che riportava la denuncia di un imprenditore inglese. Un pezzo che ha suscitato l'indignazione di alcuni giovani della comunità cinese: "Come studentessa, mi sono sentita tirata in causa, perché darmi l'etichetta della spia?", replica Hu Feng Mey, che vive in Italia dal 1990 lavora come mediatrice culturale ed è iscritta all'università di Torino. La ragazza ha inviato una lettera al direttore del quotidiano torinese: "Sono indignata per il fatto che il giornale sostenga in modo così leggero e superficiale l'accusa che sono una specie di spia senza fare alcuna distinzione o specificazione sul caso -scrive Mey-. Che cosa dovrei pensare? Che sono una spia solo per il semplice fatto che ho la cittadinanza cinese?".
Nell'articolo, partendo dalla denuncia di un imprenditore inglese, si stigmatizza il ruolo degli studenti cinesi che "s'iscrivono nelle nostre università da urlo, poi tornano a casa loro e ci fanno una concorrenza serrata". Agenti segreti, più che studenti, intenti a installare cimici nei pc, rubare materiale scientifico e tecnologico di primissima importanza. "Molto spesso articoli come questo passano sotto silenzio, vengono introiettati dai lettori senza che nesuno risponda. Un fenomeno allarmante e consolidato, che non riguarda solo la comunità cinese", spiega Mey.
All'appello lanciato da Mey, si è unito lo scrittore Francesco Vietti. L'articolo de "La Stampa", a suo avviso, genera confusione e pregiudizio, come spiega in una lettera aperta in cui denuncia "l'utilizzo scorretto di una notizia relativa alla Gran Bretagna per instillare nel pubblico dei lettori italiani paura, pregiudizio e xenofobia nei confronti degli studenti universitari stranieri e in particolare degli studenti di origine cinese". Il rischio è quello di creare divisioni, incomprensioni e sospetti tra la gli italiani e la comunità cinese che, solo in provincia di Torino, conta circa 2mila ragazzi di seconda generazione, la metà dei quali nati in Italia.
Una realtà giovane e dinamica quella dei giovani cinesi di Torino e provincia che, nell'ottobre 2010 ha dato vita ad "Avvicina": una rete formata da quattro associazioni (Cina più vicina, Nuova generazione italo-cinese, Amicizia Italia-Cina e Associna) che ha come obiettivo quello di "avvicinare" chiunque voglia spendersi per favorire il dialogo tra i cinesi e la società ospitante. "Sappiamo che la maggior parte delle opinioni sulla comunità cinese sono negative -spiega Cheng Ming, presidente di Nuova generazione italo-cinese- stiamo lavorando per far crescere quelle positive". La rete ha recentemente organizzato la mostra multimediale "Sotto lo stesso cielo" che ha avuto un buon successo a Torino e che domani verrà inaugurata a Barge dove resterà esposta per tutto il mese di aprile. "Dalla mostra sono nate tante domane, in molti ci hanno chiesto informazioni -spiega Ming- abbiamo creato una mailing list per diffondere le nostre iniziative: a metà aprile, ad esempio, organizzeremo piccoli corsi di lingua e cultura cinese aperti a tutti". (is)