una classifica dei paesi a rischio:
1. Grecia: la doppia leadership spiega la gravità fiscale della situazione di Atene, pari a quella di un invalido di guerra. Sulle sponde dell'Egeo si è verificata una micidiale combinazione di crescita lenta, ingente spesa pubblica, evasione fiscale e incapacità politica nel capirci qualcosa. Il default, malgrado il sostegno della Bce e del Fmi, sembra dietro l'angolo.
2. Hong Kong: tra aprile e giugno del 2011 c'è stata molta attività sul Credit Default Swap. Tradotto: si sono stipulate molte assicurazioni sulla possibilità di un fallimento (in soldoni, questo è il CDS). Il debito dell'ex colonia britannica è il nono al mondo per solidità, il che mette tranquilli tutti. Ma la crescita economica della Cina ha fatto salire gli spread dei titoli pubblici del 40%. E, come abbiamo spiegato qui, lo spread che sale è un brutto segno.
3. Slovenia: nel piccolo Stato ex jugoslavo la situazione sembra quella di Hong Kong, con gli spread al 40%. Il debito è solido, ma non migliorerà nel 2011 rispetto ai due anni precedenti. E ci? desta preoccuazione.
4. Portogallo: anch'esso è doppia presenza, e dopo la Grecia è il Paese con il maggior rischio di default. Le cause sono le stesse della malattia di Atene.
5. Slovacchia: se sta male, è colpa di Grecia e Portogallo. Nel corso della ripresa economica, infatti, i paesi dell'Europa occidentale e centrale si sono mossi bene. Purtroppo, l'esposizione del debito della cosiddetta "periferia" (Atene, Lisbona e anche Dublino) si fa sentire anche su quegli Stati, come la Slovacchia, che in condizioni normali attrarrebbero gli investitori.
6. Malaysia: Stato prevalentemente esportatore, visse agli inizi del decennio un pauroso aumento del proprio deficit di bilancio. Poi riprese a crescere, ma così di corsa da far schizzare alle stelle l'inflazione. Se ci? aggiungiamo un calo dell'export, il risultato è uno spread del CDS al 31%.
7. Finlandia: sotto i ghiacci artici non ribolle il magma. Helsinki sfoggia infatti il terzo spread più basso del proprio CDS. Il problema sono le banche, pesantemente colpite dalla situazione delle solite Grecia, Portogallo e Irlanda. Il citato spread, negli ultimi tre mesi, è cresciuto di un terzo.
8. Italia: eccoci! Di noi abbiamo già detto molto. Qui possiamo aggiungere che siamo tra i cosiddetti PIIGS (un gioco di parole per darci dei "maiali" mettendo insieme le iniziali di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), e che se Atene fallisce il nostro debito (119% del Prodotto Interno Lordo) potrebbe zavorrarci per un viaggetto nel baratro. Ma la manovra del governo potrebbe essere la nostra sicurezza.
9. Usa: e chi l'avrebbe mai detto? Invece, a Washington non se la passano bene, soprattutto dopo che il presidente Obama ha perso la pazienza con i Repubblicani nel discutere l'innalzamento del tetto del debito. Il termine è il 2 agosto: se il tetto si alza, tutto a posto; se no, le agenzie di rating declassano il debito dalla Tripla A a una D. E' come passare, a scuola, da un 10 e lode a un 4. Gli spread aumenterebbero, gli Usa non riuscirebbero a mettere sul mercato titoli pubblici, il loro debito non si rifinanzia. E' la strada verso il default.
10. Tailandia: la crisi del debito del 1997 è lontana, e da allora la situazione fiscale si è stabilizzata. Ma alle ultime elezioni ha trionfato il partito Puea, che ha promesso accanirsi con le tasse sulla classe media. Ci? potrebbe significare un ritorno a quattordici anni fa.
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