http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/ ... ef=HRER1-1"Non parlate di tragedia, questo è un assassinio", gridavano i parenti delle donne asserragliati per tutta la giornata tra le macerie. Da giorni infatti gli abitanti avevano chiesto agli uffici tecnici comunali di verificare la staticità del palazzo. Accanto, infatti, è stato da qualche settimana abbattuto un altro edificio in ristrutturazione e da quel momento si erano aperte una serie di crepe nella struttura. Venerdì c'era stato un primo sopralluogo dei vigili urbani che avevano parlato della possibile emissione di un'ordinanza di inagibilità della struttura ma fino a ieri non era arrivato nulla."Anzi - racconta il figlio di una delle residenti, tra le prime a essere estratte vive - proprio questa mattina è arrivato uno dei dirigenti dell'ufficio tecnico per dirci che era tutto in ordine". Attorno a mezzogiorno, invece, è venuto giù tutto. La vittima e le donne rimaste intrappolate erano tutte dipendenti di una ditta di confezioni di prodotti di maglierie che si trovava nello scantinato. La vittima è la figlia dei proprietari: era uscita prima di scuola ed era andata a trovare i genitori. Stava trasportando giù la bicicletta nello scantinato quando è crollato il palazzo.http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 4032.shtmlNon è possibile chiamarla fatalità, è solo una tragedia annunciata. Tutti sapevano che il palazzo era pieno di lesioni e pericolante?questa,
nello scantinato di un edificio pericolante, NON ERA una ditta cinese; quante operaie/operai lavorano in condizioni simili, in ditte ITALIANE DOC (sotto i 15 dipendenti e quindi prive di diritti sindacali), specie (ma non solo) nel Sud, senza che i fognali leghisti, i ministri bungabunghisti, le GdF indirizzate troppo spesso a reprimere in primis le aziende dei migranti, trovino nulla di sbagliato in questo, non potendo criminalizzare il Cinese di turno?
e sì che nella stessa Barletta, proprio la GdF aveva scoperto casi simili (
tutti rigorosamente italiani DOC) assai numerosi...
http://www.statoquotidiano.it/26/01/201 ... nza/13450/Le indagini della Finanza di Barletta sono partite nel 2009, nel corso di altri controlli che hanno portato alla chiusura, in totale, di circa 12 ditte.ecco da chi imparano
taluni operatori economici cinesi in Italia: un modello diffuso nel nostro Paese da decenni prima del loro arrivo ed in cui le irregolarità di alcuni operatori cinesi si inseriscono perfettamente in
un meccanismo voluto e sostenuto dalle grandi marche ITALIANE che subappaltano le lavorazioni come ammette perfino IL FOGNALE:
http://www.ilgiornale.it/interni/cosi_s ... comments=1che però come sempre nota solo gli scantinati degli "extracomunitari", non quelli come i tanti di Barletta,
rigorosamente italiani......
e poi, nel cuore del Nord leghista
apparentemente lontano da Barletta (mentre il sistema é una rete interconnessa di schifezze...), nei maglifici ITALIANI (o "padani"???) ci sono "episodi" come questi:
http://laderiva.corriere.it/la-deriva/2.htmlhttp://www.oggitreviso.it/dentro-maglif ... nese-23666http://www.oggitreviso.it/operai-cassa- ... nesi-38765e perfino con strane catene che partono da aziende note e in ottimi rapporti con la Polizia di stato e finiscono a qualche laboratorio irregolare, stavolta "cinese"...:
http://www.oggitreviso.it/giubbotti-%C2 ... lare-29205 Gli stessi agenti della Squadra Mobile di Treviso hanno strabuzzato gli occhi quando si sono trovati davanti giubbotti con il marchio ôPolizia di Statoö. Erano prodotti all’interno di un laboratorio a gestione cinese di via Einaudi a Trevignano, dove su 18 cinesi al lavoro 11 di questi lavoravano in nero, mentre altri due sono risultati irregolari e quindi espulsi.
I giubbotti in questione apparterebbero ad una linea della nota casa d’abbigliamento Belstaff: avrebbe commissionato a terzi la realizzazione materiale delle giacche che riportano distintivi simili a quelli della polizia. L’utilizzo del logo è una trovata commerciale fatta di comune accordo con la Polizia di Stato perfettamente legittima, fatto sta che alla fine, però, i giubbotti venivano prodotti all’interno di un laboratorio dove c’era lavoro nero e dove sono state riscontrate svariate irregolarità sotto il profilo della sicurezza.
Stando ad un primo accertamento della Mobile non risulta che il marchio fosse contraffatto