,i pare sfuggano alcuni elementi che ho cercato di sottolineare:
1) il marchio "CHIANTI" non é equivalente ad un marchio aziendale (Ferrari, Gucci, ecc.) ma é un marchio tutelato in quanto denominazione GEOGRAFICA; se si toglie il rapporto con l'area geografica e si preferisce una traslitterazione che ha a che fare con "imperatori" si perde ogni rapporto con quella tutela....;
2) questo lo sanno benissimo gli "altri" (che poi in campo vinicolo sono quei Francesi che vendono 10 volte più vini di pregio in Cina che gli Italiani e nel commercio se le idee sono giuste o meno si vede dalle vendite, o sbaglio?); infatti mentre marchi non geografici come AUCHAN e CARREFOUR sono stati traslitterati in Cinese, marchi geografici di vini come Champagne e Bordeaux assolutamente no! in compenso il Consorzio Bordeaux (non quello Chianti...) ha da anni una intensa attività promozionale in Cina che porta ad eccellenti risultati (che il Chianti si sogna....);
3) ovviamente non é traslitterando con nomi di fantasia "Chianti" che si combattono le contraffazioni segnalate da stefanosky;
4) non sottovaluterei inoltre il fatto che i principali consumatori di vini di pregio in RPC sono o direttamente persone che per livello sociale e culturale cominciano ad avere accesso alle info sui vini internazionali (anche viaggiando e anche via Internet) o soggetti (grandi hotels, ristoranti di lusso, ecc.) che hanno accesso continuo a tali info; allora credo che conoscano bene "Chianti" , "Bordeaux", "Chamèagne",. ecc. e che conoscano anche scandali che vedono protagonisti in Italia (non in Francia...) perfino membnri e presidenti (nel caso del Brunello) di quei Consorzi di tutela che si trawsformano talora in vergogne, talaltra in barzellette, scandali ccontro cui il lottare ha a che fare con le contraffazioni assai più di un nome creativo e di fantasia....
resto del parere che simili scelte siano fesserie da "creativi" stile "finanza creativa" di tremonti (che si é visto a cosa ha portato...) e che si dovrebbe sempre imparare da chi vende 10 volte più di noi in termini di valore (pur vendendo meno in termini di ettolitri!!!) e perfino prodotti che oggettivamente non sono migliori di certi vini italiani, e chiedersi senza spocchia perché, invece di affidarsi alla "creatività" selvaggia.....
e magari valutare quantitativamente il danno di immagine di certe schifezze commesse dai presidenti di certi Consorzi (es.: Brunello) o della Confcommercio (Billé), da certe scelte demenziali del passato per la promozione fittizia dell'agroalimentare italiano in RPC (fallite nel giro di pochi anni), note in tutto il Mondo sui media e sul web, specie fra chi si occupa di certi temi seriamente
ma ripeto, si può discutere qualsiasi scelta, ma non si possono discutere i risultati economici che sono lì, nero su bianco, a mostrare chi sa vendere e chi no e che provano quindi quali siano le vere scelte "giuste"