1) come scrivevano Gramsci, Croce, De Martino e centinaia di altrin pensatori già tante decine di anni fa, non esiste alcuna "tradizione" che non sia legata alle condizioni di vita reali ed alla loro evoluzione storica ed é quindi stupefacente che qualcuno sia stupefatto che certe "tradizioni" di "pietà filiale confuciana" siano meno seguite nella Cina in cui (come si spiega perfettamente nell'articolo) sono avvenute trasformazioni sociali immense, fra cui immense migrazioni interne;
2) é quindi interessante che, conseguentemente, certe esigenze prima collegate a "tradizioni" oggi diventino articvoli di legge, anche perché in quella legge si impone, sacrosantamente, di concedere giorni di permesso ai lavoratori perché possano visitare gli anziani lontani (cosa che fa parte del miglioramento dei loro diritti...);
3) naturalmente nulla a che vedere con una qualsiasi "italianizzazione" ma semplicemente una evoluzione storica e sociale e quindi anche legislativa della RPC, come in moltissimi altri campi, che, come sanno tutti coloro che si occupano seriamente di Cina (purtroppo ancora assai pochi in Italia), vede un intreccio fra norme morali e legge e fra tradizioni (esistenti, in declino, riemergenti) ed innovazioni caratteristico di tutta la Storia della Cina in modo radicalmente diverso dal rapporto fra "nuovo" e "vecchio" occidentale (e spesso incomprensibile per tanti Occidentali), che é figlio dell'aristotelismo, della cultura dualistica ebraico-cristiana e dell'Illuminismo e non di millenni di ciclicità taoista, di confucianesimo e di buddhismo........-