in giappone non esiste una MORALE religiosa come la si puo' trovare in altri paesi. La religiosita' dei giapponesi e' piu' legata alla superstizione e all'opportunismo e non e' considerata come un qualcosa da seguire nella vita di tutti i giorni.
La mancanza di una moralita' "suprema" imposta a botte di comandamenti religiosi crea una societa' estramente dinamica dove le giovani generazioni sono incastrate fra l'estrema rigidita' delle regole sociali (laiche) e, allo stesso tempo, da un'energia e un potenziale di ribellione e trasgressione senza pari al mondo.
cmq i punti principale restano.. l'ambiguita' sessuale asiatica deriva dalla mancanza di una morale religiosa oppressiva e dall'oggettiva caratteristica fisica degli uomini asiatici che li rende molto piu' simili a delle donne rispetto agli occidentali.
Questo accade anche in Cina, anche se in misura decisamente minore. Forse con il progresso economico e sociale (e chiamalo "progresso"!) si arriverà ai livelli del Giappone.
beh ma in Cina alla religione si e' sostituita la dottrina socialista altrettanto oppressiva...la "moralita'" dell'essere "giapponese" non arriva dall'alto.. ma dal basso.
Permettimi di dire che la "moralità" giapponese arriva dal basso
adesso, perchè è ben radicata nella cultura. In realtà, le radici storiche (a quanto ho letto) fanno risalire questa cultura ad un'imposizione dei clan antichi di guerrieri, in cui la visione "piramidale" la faceva da padrona.
Quindi, la radice è "alta", ossia imposta dai superiori!
Della Cina so ancora poco, quindi non mi esprimo. Sto, però, leggendo i quattro libri di Confucio e ho trovato anche qui il concetto di sottomissione, ma non derivante da un concetto divino, quanto più da un principio pratico.
Da notare che la sottomissione di cui parla Confucio (tradotta come sottomissione fraterna et simili) è decisamente differente da quella giapponese (a quanto mi pare d'aver capito). Poichè quella nipponica è una subordinazione completa al volere del superiore.
Quella confuciana è virtuosa e rispettosa. Ama e rispetta il tuo superiore, come ameresti e rispetteresti il tuo fratello maggiore. Eppure, come si evince dal libro
孝 (La pietà filiale), quando l'allievo
曾子 gli chiede: "(...) deve dirsi pietà filiale l'obbedienza del figlio agli ordini del padre (senza discussione)?"
"- Che discorso è questo? - disse Confucio - Che discorso è questo? Anticamente il Figlio del Cielo aveva per censori sette ministri e, anche se fosse stato un iniquo, non avrebbe perduto l'impero. I feudatari avevano per censori cinque ministri e, anche se fossero stati degli iniqui, non avrebbero perduto il regno. I dignitari avevano per censori tre intendenti e, anche se fossero stati iniqui, non avrebbero perduto la loro casata. I letterati avevano per censore un amico e perci? non si discostavano dalla buona reputazione. Il padre aveva per censore il figlio, così non cadeva nell'ingiustizia. Perci?, in presenza dell'ingiustizia, il figlio non pu? mancare di fare le rimostranze al padre, (così come) il ministro non pu? mancare di presentare le sue rimostranze al principe. In presenza dell'ingiustizia bisogna riprenderli. Obbedire (ciecamente) agli ordini del padre, come pu? dirsi pietà filiale?"
(Tratto da: "I quattro libri di Confucio", Ed: UTET, 2003, pg.81)
Quindi, nella sottomissione della
孝 c'è un
rispetto differente da quello di subordinazione completa. Difatti, è un rispetto quasi
amoroso: se ci tieni al tuo superiore aiutalo a non sbagliare quanto questi è iniquo, in tal modo lo aiuterai a non perdere ci? che s'è conquistato.
灵