So che potrei aver fatto delle affermazioni impopolari, ma era per aggiungere una sfumatura in più al discorso.
Che siani impopolari o condivise, criticabili o inconfutabili l'importante è esprimerle e avere la possibilità di farlo.
Nello specifico dei contrasti tra RPC e Vaticano sarà alquanto difficile trovare il bandolo della matassa. In questo caso le restrizioni alla libertà di culto vengono giustificate col timore di interferenze da parte del Vaticano nell sovranità cinese, il che è anche possibile vista la capacità si persuasione sui fedeli (e i convertiti sono sempre i più devoti) della Chiesa di Roma. Ora la domanda è se queste possibili interferenze possano rappresentare un pericolo per l'integrità, la sicurezza ecc della Cina. Il gov comunista non ha dubbi, mentre per il popolo cinese non sappiamo, ma in fondo conta poco perchè non sono in grado di capirlo da soli (no?). La mia opinione è che potrebbe anche esserlo, ma che ancora una volta questa è una scusa per preservare il dominio incontrastato del partito. E' sempre stato così dai tempi della Guerra di Corea, sfruttare reali e ipotetiche minacce al fine di stringere i controlli sulla popolazione cinese, Mao fu un maestro anche in questa arte. Il cruccio della dirigenza comunista è sempre stato: "la legittimazione a governare", quindi chiunque sia sospettato di poter metterla in crisi o in discussione va respresso, non importa se attivista politico, studente, contadino, prete ecc.
E' un espediente antico e più volte usato, recentemente il Patriot Act negli USA dopo l'11/9, rientra nell'arte di governo.
Sono d'accordo con i dirigenti di Pechino che la religione pu? rappresentare una insidiosa minaccia sotto questo punto di vista.
Perchè la libertà di religione o parola, stampa, opinione fa così paura?
Perchè con queste libertà non ci sarebbe più il PCC, o almeno si avvierebbe la discussione sul futuro politico della Cina e nessuno rinuncia volentieri ai posti di comando. Da qui l'estrema sensibilità alle critiche interne e esterne che caratterizza la RPC.
Tornando alla realtà, forse è possibile un compromesso tra RPC e Vaticano sul nodo di Taiwan. Rottura delle relazioni diplomatiche con "l'isola ribelle" in cambio di maggiore influenza(ma sempre contenuta e concordata con i PCC) sui cattolici cinesi, oppure divieto di criticare il governo da parte delle autorità religiose cattoliche e concessioni di ordine finanziario nella gestione della attività in Cina, ma sono solo mie ipotesi.