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Autore Topic: La vergogna Unit 731  (Letto 10693 volte)

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babo

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« Risposta #15 il: 02 Luglio, 2007, 08:37:26 am »
Citazione da: "cavallo"
per babo:
ti ringrazio delle precisazioni che stai fornendo (a me ed agli altri Associni) sulla Storia del Giappone Meji e succesiva.
Da parte mia voglio sotolineare che io m sono occupato solo di un aspetto di quel periodo di cui so certo meno di te: quello relativo alla costruzione di concezioni militariste e suprematiste nel popolo, in relazione con la fabbricazione di un culto di Stato e di una finta tradizione (es.: i ciliegi fati diventare simbolo del sacrificio per l'imperatore), che ha avuto fra le conseguenze il fenomeno di quelli che in Ocidente conosciamo come "kamikaze" (tokkotai).
Questo perché a me (umanamente e professionalmente) interessano molto i processi di costruzione a posteriori di finte tradizioni (perché avvengono? come? con che risultati?) che sono spesso forieri di tragedie immani.
E devo dire che hai scelto proprio uno degli agormenti piu' interessanti riguardo all astoria del Giappone moderno, un'aspetto molto spesso trascurato ma fondamentale penso per capire a fondo alcune dinamcihe anche attuali. Sempre sullo stesso argomento mi ha colpito molto anche la"creazione" degli USA, altro esempio di invenzione ad hoc, a cui pero' saremo sempre debitori a Jefferson per avere citato (inventandoli) i diritti umani.
Citazione
Su questo specifico tema, un libro eccezionale é:
Emiko Ohnuki-Tierney, La vera storia dei kamikaze giapponesi, Bruno Mondadori, 2004;
grazie per la segnalazione, non l'ho mai letto, appena  torno in Italia vedro' di procurarmelo. Nello spercifico, i kamikaze non mi hanno mai attirato piu' di tanto, ma se nel libro vengono utilizzati per ricostruire l'ideologia alla base delle ere Meiji-Taisho-Showa alloraildiscorso cambia.
grazie ancora Cavallo.
Citazione
Ebbene, in quel libro si dà la dimostrazione che l'intero processo di cui sto parlando (collegato completamente alla formulazione della Costituzione del 1889, in epoca Meji), che venne realizzato soprattutto in epoca post-Meji, specificamente nel periodo Taisho (fino al 1926) e nel periodo successivo Showa (quando l'imperatore, dal 10 novembre 1928, é quell'Hirohito che lo sarà nella Secionda Guera Mondiale e, grazie alla benevolenza USA, dopo), l'intero processo dicevo nasce da suggerimenti precisi di esperti tedeschi, certo richiesti dai gruppi egemoni giapponesi. Hai ragione tu sulla libertà di scelta dei gruppi egemoni giapponesi e qiindi sulla loro responsabilità, ed anche sul fatto che in altri campi quei gruppi si ispirarono alla Gran Bretagna (peraqltro, se parliamo di "influssi europei" ci rientrano pure quelli inglesi..), , ma i Tedeschi agirono ben al di là della sola Costituzione del 1889 (che pure é la base di un intero sistema concettuale oltre che normativo, come tutte le Costituzioni, italiana, cinese e francese comprese).

Penso che possiamo tranquillamente farlo risalire allo periodo Meiji e, per alcuni aspetti, anche prima.
Si', quello che mi premeva affermare era proprio la scelta volontaria dei leader giapponesi nel servirsi di esperti costituzionalisti(e non) tedeschi, nella costruzione del loro nuovo Giappone, quindi non una restaurazione.
Se per influenza intendiamo l'essere affascinati o interessati da concezioni altrui allora la tua definizione calza, non invece se si considerano i tedeschi come iniziatori del processo stesso. Mi spiego meglio, i giapponesi hanno usufruito delle idee elaborate dai tedeschi per loro precisi scopi, precedenti all'incontro con esse.
L'interesse per l'ordinamento statale prussiano nasce a seguito della missione Iwakura(1871-73), attraverso la quale diplomatici giapponesi visitano i principali paesi occidentali, appunto per studiarne da vicino usi, costumi, legislazioni ecc. A quanto sembra i giapponesi trovarono nel neonato Reich quello che stavano cercando; non bisogna infatti dimenticare che anche la Germania guglielmina aveva dovuto costruire la sua nuova identita' di nazione unita a partire dai resti del Sacro Romano Impero. Mi azzardo anche a ravvisare un'analogia tra I Reich- II Reich e "Restaurazione" imperiale giapponese. Chi meglio dei tedeschi poteva fornire le soluzione che i giapponesi cercavano?
Devo pero' aggiungere che resuscitare l'antica autorita' dell'imperatore giapponese, che in realta' era come un Papa ma con molti meno poteri, era indispensabile per deleggitimare lo Shogun, che (solo) in teoria amministrava gli affari statali in sua vece.

...aspetta a rispondere, piu' tardi continuo
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cavallo

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« Risposta #16 il: 02 Luglio, 2007, 10:19:53 am »
per babo:
invece se comincio a risponderti ora scrivo post meno lunghi! E intanto poi leggo quel che tu mi scriverai.
Hai ragione sul fatto  che la scelta dei gruppi dirigenti giapponesi fu autonoma e libera (e quindi la responsabilità fu loro) e furono loro a scegliere il modello tedesco  in molti campi, ma poi ne divennero ALLIEVI. Nel libro che ho citato, tra l'altro, viene riportata (pag. 75) questa eccezionale lettera del 1882 di Ito Hirobumi a Iwakura Tomomi: "Sotto i grandi maestri Gneist e Stein sono riuscito a capire come concettualizzare la struttura di base della nazione. (...) Attualmente [in Giappone] si tende  a tenre in altisima consierazione gli scritti iliberali radicali di Inghilterra, Stati Uniti e Francia, ma quei paesi porteranno il nostro al declino. (...) Sento nel profondo del cuore di aver trovato il nostro punto di approdo sicuro."
Mentre attendo il resto del tuo scritto, ti do alcuni dati interessanti da quel libro:
1) mentre Yamagata Aritomo si recò all'estero (1869) per analizare i sistemi istituzionali Ito Hirobumi fece di più: studi? COME ALLIEVO presso Gneist e Mosse (per 6 mesi) in Germania e poi (per 1 mese e 1/2) con Von Stein in Austria;
2) Von Stein, Mosse e Gneist furono poi invitati in Giappone dove restarono a lungo, ospiti del governo, come consigliri;
3) nel libro si analizzano comparativamene (pag. 77) i testi di alcuni articoli-chiave della Costituzone Giapponese del 1889 e delle proposte scritte da Karl Friderich Hermann Rosler e Von Stein, sottolineando che la boza di Roeslr, con le agiunte di Von Stein, fu adotata quasi integralmente; le idee dei consulenti tedeschi piacquero, dunque, e furono INTROIETTATE nel pensiero del gruppo dirigente giapponese, TRASFORMANDOLO;
4) all'epoca dela restaurazione Meiji, John Wiliam Fenton (direttore dela Banda militare britannica) propose che il Giappone si doasse di un inno nazionale. Il governo scelse una poesia anonima del X secolo (tratta dal Kokin Wakashu) e la fece musicare, ufficialmentye a Hayashi Hiromori, in realtà (secondo l'autrice del libro) dal suo assistente  Oku Yoshiisa, ma venne riarrangiata dal compositore tedesco Franz Eckert (1852-1916). La canzone fu esegita per la prima volta nel 1879, fu inclusa nelle 8 canzoni obbligatorie per le scuol mel 1893 e proclamata nei libri di scuola "inno nazionale" solo nel 1937 (e dalla legge giapponese solo nel 1999!!!);
5) quel che a me interessa di più non é neppure l'influenza tedesca sulla Costiuzione (pure decisiva) ma su elementi ancor più essenziali nella conformazione della cosciena collettiva del popolo, come l'idea falsa della "primordialità" del'imperatopre giaponesefonte ell'"identità giapponese" (e l'uso voluto di termini arcaici nella Costituzione e nelle leggi ne era uno dei tanti supporti analizzati dal libro, assieme alla riscrittura di miti e lggende, la reinvenzone fitizia di rituali,  al teatro, ai libri scolastici, esattamente come aveva fatto la Prussia) e la "religione di stato";
6) a queto proposito il libro dimostra (pag. 85) che l'idea di trasformare l'imperatore nel padre di tutti i  Giapponesi (eliminando così l'apparente contraddizione tra fedeltà all'imperatore ed ai genitori) e stablire un fittizio lgame di angue fra la ea del Sole, l'imperatore ed il popolo (facendo dei Giapponesi "un'unica grande famiglia") fu   elaborata...dal tedesco Von Stein e messa in pratica da Okubo Toshimichi;
7) il libro dimostra poi (pagg. 96-97) che fu Von Stei a sottolineare il bisogno di una religione DI STATO per il Giappone moderno; così lo shintoismo popolare fu trasformato ed elevato  SU IDEA DI VON STEIN a "religione nazionale" e venne creata una NUOVA istituzione religosa, con al vertice ill tempio di Ise ed il "tempio nazionale" Yasukuni (gestito DIRETTAMENTE dalle forze armate), mettendo sotto il controlo della casa imperiale 170.000 templi locali e proibendo (decreto del 1870)  le pratiche non-shintoiste fino al 1887. Nel 1906 fu permesso 1 solo tempio per villaggio, nel 1908 pubblicato un manuale di nuovi "riti imperiali"  come strumnti per l'edificazione del monopolio della "religione di Stato" predicata da Von Stein;
8) tutto il sistema di rapporti esercito-imperatore fu cosruito sulla base delle inivazioni del Tedesco Roesler e ad esso corrispose la "militarizzazione" del simbolo dei fiori di ciliegio, trasformato da simbolo di vita e gioia a simbolo del sacrificio per l'imperatore ( e simbolo anche di conquista coloniale, dai primi ani trenta!!), sfruttandone l'originale polisemia, grazie alla nuova "religione d Stato" ed in particolare al ruolo in essa del tempio Yasukuni;
9) in questo ambito vennero radicalmente riscritte le tradizioni, fra cui quella del bushido, ricostruiti i castelli, piantati ciliegi ovunque (e donati ai capi di stato stranieri o a stati stranieri: vedi il "giardino dei ciliegi" all'EUR a Roma che pure é del dopoguerra!) ma sopattutto venne trasformato il teatro (cosa già avvenuta nela Germania di Wagner e dei suoi cicli nibelungici),  e vennero usati largamente come arma di propaganda i canti scolastici (sul modello in uso nella Prussia dal 1860) fin dal 1881, con una evoluzione simle a quella che cito sui libri, e infine  modificati (secondo il modello dei libri prussiani) i libri di testo in varie fasi: 1900/ nazionalismo senza miltarismo; 1903-1905/militarismo senza fiori di ciliegio; 1932/nazionalismo militarista coi fiori di ciliego (coincide con la creazione dello stato fantocio Manchukuo).
Mi fermo in attesa del tuo prossimo scritto.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
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babo

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« Risposta #17 il: 03 Luglio, 2007, 10:07:48 am »
Molto interessante... 8)

allora, stabiliamo subito un punto fermo in modo che non mi perdo:
Dal periodo Meiji in poi, nel Giappone si e' proceduto alla creazione di una vera e propria nuova identita' nazionale, riprendendo, alterando o inventando concezioni e simboli attraverso l'ordinamento politico, la societa' in genrale, scuola, esercito, religione, teatro, musica (mi ricordo che le bande militari suonavano nei parchi pubblici motivi per infondere lo "spirito marziale" nella popolazione  :( ).
Su questo sono stato sempre stato pienamente d'accordo e mi dispice che non possa aggiungere altri elementi a quelli che troverai in abbondanza nel libro da te citato, posso comunque confermarti che questo non era un mistero, anche se in Italia questo rientra tra gli argomenti (volutamente?) trascurati.

Ora dunque possiamo spostarci sul discorso del'influenza tedesca a cui e' collegato quello della responsabilita'. Mi piacerebbe aver sottomano il libro, ma non posso, quindi ti prego di essere la mia guida e chiarirmi alcune tesi da te esposte. Ti propongo 3 scenari possibili e vorreri sapere, alcuni punti hanno stimolato la mia curiosita', quale e' la tesi che emerge dal testo:

1)I giapponesi hanno usufruito delle conoscenze "tecniche" tedesche per creare lo stato da loro immaginato, come hanno attinto da altre nazioni in altri campi. Concetti, idee e consiglieri tedeschi hanno avuto solo un ruolo funzionale, senza alterare sensibilmente quelle gia' ben radicate dei giapponesi. Si e' semplicemente scelto chi ne sapeva di piu'.
(Piena responsabilita' giapponese negli sviluppi successivi)

2)L'influenza tedesca e' stata maggiore. Attraverso i loro maestri i giapponesi hanno fatto loro concezioni estranee al bagaglio culturale tradizionale. Molti elementi come es. militarismo, conservatorismo politico e primato della razza sono state come dici tu introiettate e fatte proprie dai Genro e non, trasformandoli. E' avvenuta una fusione tra pensiero giapponese e tedesco (bisogna poi stabilire in quale misura)
(In questo caso si potrebbe parlare di influenza di cattivi maestri e adombrare forse una responsabilita' indiretta tedesca)

3)I consiglieri tedeschi hanno fatto piu' del dovuto. Spinti forse da ambizioni personali o addirittura da oscuri fini politici hanno plagiato con le loro idee le menti dei leader giapponesi, dando la loro forte impronta al nascente Giappone moderno. Molte concezioni sono di origine tedesca e non sono un'evoluzione di quelle giapponesi.
(I tedeschi hanno una responsabilita' maggiore sull'evoluzione successiva del Giappone)

Come tu sai i protendo per il primo, ma sono aperto anche al secondo, poiche' le conteminazioni sono inevitabili ma naturalmente per difetto (sono sempre cauto anche quando la tesi sembra allettante). Sul terzo invece ho delle fortissime riserve, anche se alla fine non si sa mai; inoltre e' il motivo del mio intervento poiche' credevo forse sbagliando che era la tesi che tu proponevi quando parlavi di responsabilita'.
In seguito vorrei proporre alcuni argomenti a favore dell'origine prettamente giapponese dei alcune concezioni razziste e militariste (sperando nella mia memoria), ma prima mi serve sapere le tesi portate avanti nel libro per un confronto. Comunque tenendo sempre presente che, mentre sui fatti il libro e' inattaccabile (mi sembra), tesi e conclusioni sono sempre del duo Ohnuki-Tierney (che ne sanno sempre piu' di me) e quindi e' la loro interpretazione del tutto.
Avrei anche la presunzione e la voglia di confrontare il tutto con le mie conoscenze, per lo piu' storiche, e le mie deduzioni personali riguardo ad un argomento che pero' mi affascina sotto molti punti di vista.

Per quel mi riguarda il mio pensiero e' riassunto in modo perfetto dalle parole da te citate di Ito:
 "Sotto i grandi maestri Gneist e Stein sono riuscito a capire come concettualizzare la struttura di base della nazione. (...) Attualmente [in Giappone] si tende a tenre in altisima consierazione gli scritti iliberali radicali di Inghilterra, Stati Uniti e Francia, ma quei paesi porteranno il nostro al declino. (...) Sento nel profondo del cuore di aver TROVATO il nostro punto di approdo sicuro."
A casa ho un testo che raccoglie documenti e lettere dei politici giapponesi e anche occidentali da prima dell'arrivo di Perry alla 2a GM, mi spiace non poterlo consultare ora, anche perche' mi sarebbero di aiuto (dovrebbe anche contenere la lettera di Ito).

Alla prossima!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da babo »

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« Risposta #18 il: 03 Luglio, 2007, 14:16:19 pm »
per babo:
concordiamo in molti punti, come vedi.
Rispetto alle 3 ipotesi che tu fai, da quel che ho scoperto grazie a quel libro (e ti assicuro he in Italia pochissimi lo conoscono e TUTTi gli altri sul Giappone non citano le cose che tu mi confermi essere note altrove: forse peché l'Italia si vergogna di dover dire di aver fatto parte del Patto anti-Komintern con Germania e Giappone?) si dimostrerebe valida l'ipotesi 2.

Naturalmente non posso riassumerti il libro (375 pagine, di cui 161 sul tema che ci interessa, le restanti sul fenomeno tokkotai e di allegati, foto e bibliografia), ma cerco di riasumeti quel che vi viene documentato:
1) se vi é stato il bisogno da parte dei gruppi dirigenti giapponesi di modificare, capovolgere, reinventare tradizioni, simboli e ruolo imperiale (su consiglio tedesco) per realizzare (uso il titolo del cap. 4 del libro) la "militarizzazione delle masse", evidentemente vuol dire che la cultura tradizionale giapponese vera non conteneva quegli elementi; mi iferisco ad un insieme enorme di elementi, dal falso legame imperatore-dea del sole alla simboloia mortifera dei fiori di ciliegio (che nella tradizione vera erano simboli di vita), dal ruolo dell'imperatore alla sua presunta sacralità (che viene derisa dall'autrice ricordando che nella cultura giapponese si poteva sacralizzare anche uno stecchino);
2) sai bene quanto sia importante in tutte le culture l'aspetto religioso; ebbene, il fatto che la "religione i Stato" sia stata inventata come tale e resa monopolistica (ancora su suggerimento diretto tedesco, di Von Stein) in epoca Meiji e post-Meiji é una conseguenza della sua NON ESISTENZA precedente e questo mi pare un elemento essenziale per dire che la vera cultura giapponese tradizionale (articolata, mutevole, naturalmente) non aveva elementi adeguati a farla diventare la base del militarismo genocida degli anni '30 e '40, senza capovolgerla, violentarla, naturalmente usandone le schegge (come si fa sempre);
3) so che tu non sei appassionato del tema tokkotai; neppure io ed il libro l'ho comprato perché volevo capirne l'origine (sentivo "puzza di bruciato" negli stereotipi in roposito), visto che si usa A SPROPOSITO il termine "kamikaze" per gli attentati degli integralisti musulmani
(a sproposito perché:
a) l'ideologia é del tutto diversa;
b) le tecniche attuali terroristiche non hanno nulla a che vedere con quelle dei piloti giapponesi;
c) tali tecniche sono state create negli anni '70 dalla collabrazione, guarda caso, fra i terroristi della "Rote Armee Fraktion" TEDESCA e le frange atee-laiche /FPLP/ e non islamiste del radicalismo palestinese;
d) tali tecniche sono state semmai ESPORTATE in Giappone in quegli anni da un gruppo che si é ispirato alla RAF tedesca!); in ogni caso, anche le biografie dei piloti tokkotai (e le loro lettere) contenute  nel libro provano che perfino quell'azione così estrema veniva solo fittiziamente realizzata in bae all'attaccamento a "tradizioni" giapponesi ed in ealtà era figlia diretta del "rimodellamento" (refashioning, così lo chiama il libro) di quella tradizione, tanto che vi furono piloti tokkotai CRISTIANI e perfino AGNOSTICI MARXISTI (e che quindi non credevano affatto alla mitologia shintoista).

E' infine interessante come nella parte dedicata al fenomeno tokkotai (parte 4: "il nazionalismo, il patriottismo ed il ruolo dell'estetica nella méconnaissance"; pag. 256-273) il libro analizzi (pagg. 268-270) il parallelo (e le differenze, ovviamente) fra "l'idea suggerita da Von Stein e adottata dall'oligarchia Meiji del rimodellamento dell'imperatore come Dio Padre, sul modello cristiano" e il percorso compiuto dal concetto del martirio cristiano con l'assunzione di una "colorazione nazionale" fra il XII e il secolo XIX in un'Europa dominata dalle concezioni germaniche (e franche: i Franchi erano del gruppo etnico e culturale dei Germani), e che vide, infine, il fenomeno che il libro descrive sinteticamente così riguado ai Tedeschi: "Il cristianesimo protestante consacrò il nazionalismo tedesco, dando origine al culto dei caduti"; senza "culto dei caduti" non ci sarebbero stati il empio Yasukuni (col suo ruolo importantissimo nella "religione di Stato" e nella "miltarizzazione delle masse") e neppure il fenomeno tokkotai, ebbene il "culto dei caduti" NON E' di origine tradizionale giapponese (almeno nella forma STATALIZZATA/IMPERIALE)!
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babo

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« Risposta #19 il: 05 Luglio, 2007, 07:49:48 am »
Citazione da: "cavallo"
per babo:
concordiamo in molti punti, come vedi.
Rispetto alle 3 ipotesi che tu fai, da quel che ho scoperto grazie a quel libro (e ti assicuro he in Italia pochissimi lo conoscono e TUTTi gli altri sul Giappone non citano le cose che tu mi confermi essere note altrove: forse peché l'Italia si vergogna di dover dire di aver fatto parte del Patto anti-Komintern con Germania e Giappone?) si dimostrerebe valida l'ipotesi 2.

Intendevo che la "reinvenzione" dell'identita' nazionale dal periodo Meiji in poi e il contributo di collaboratori stranieri nel processo e' un fatto accertato , non un segreto gelosamente conservato. Naturalmente nelle pubblicazioni italiane al fatto e' riservato poco spazio, diverso e' per quelle specializzate in storia del giappone (pochine, pochine), molto di piu' e' possibile trovare all'estero. Poi non tutti sono come te che comprendi la reale portata, per molti e' ..."ok e' andata cosi'", quindi e' sempre possibile che nessun italiano si sia mai interessato al tema in questione, almeno non cosi' a fondo. Credo pero' che il libro deve la sua "unicita'" al fatto che da all'influenza tedesca un ruolo maggiore rispetto agli altri, facendo magari passare in secondo piano quello che gia' era presente in Giappone e non vorrei che passasse l'idea che i giapponesi sono diventati cattivi e macellai perche' glielo hanno detto i tedeschi o li hanno convinti a farlo (banalizzo)
Io resto al momento fedele all 1a ipotesi aggiungendo pero' che la contaminazione tra idee e concetti tedeschi e giapponesi sia stata inevitabile e sono anche convinto (fatti incontrovertibili) dell'applicazione di strategie elaborate esclusivamente dai tedeschi.
Quello su cui ancora dubito invece su alcuni aspetti del rolo der iconsiglieri tedeschi. Es.

Citazione
) se vi é stato il bisogno da parte dei gruppi dirigenti giapponesi di modificare, capovolgere, reinventare tradizioni, simboli e ruolo imperiale (su consiglio tedesco) per realizzare (uso il titolo del cap. 4 del libro) la "militarizzazione delle masse", evidentemente vuol dire che la cultura tradizionale giapponese vera non conteneva quegli elementi;)

Cosa si intende per "su consiglio tedesco"? Sono stati i tedeschi a consigliare ai giapponesi la modifica/reinvenzione dell'identita' nazionale e i sui simboli o questo era gia' presente nelle menti dei futuri Genro e i tedeschi le hanno concretizzate, "declinandole" in uno stato moderno del XIX secolo? Non e' una differenza di poco conto credo.
Anche la frase:
 "le idee dei consulenti tedeschi piacquero, dunque, e furono INTROIETTATE nel pensiero del gruppo dirigente giapponese, TRASFORMANDOLO" e' tanto forte quanto vaga...
Ancora sulla mancanza di elementi nella cultura tradizionale giapponese; forse essa era priva del nostro(europeo) concetto di "militarizzazione delle masse" ma e' pur sempre vero che a modo suo era una societa' dove l'elemento militare e' sempre stato presente. Non a caso lo Shogun era il governatore "militare" del Giappone (anche McArthur, comandante delle truppe d ioccupazione americane e del governo civile provvisorio era considerato come uno "shogun"), il governo dello shogun andava sotto il nome di Bakufu, il governo della tenda, che richiamava la tenda dentro la quale i generali discutevano le varie tattiche. In piu' i samurai, che erano alla base dell'amministrazione degli han(feudi), e del governo centrale, come i nostri statali di oggi erano sempre guerrieri. Questo, in breve, per evidenziare che un tipo, certamente diverso, di militarizzazione era presene anche nel Giappone premoderno a differenza della Cina, che ha sempre cercato per tradizione di tenere separati i 2 ambiti. Il Giappone, a parte gli esordi, era stato sempre diretto da un governo militare e da un'amministrazione i stampo militare, i cui componenti erano militari.

Citazione
mi iferisco ad un insieme enorme di elementi, dal falso legame imperatore-dea del sole alla simboloia mortifera dei fiori di ciliegio (che nella tradizione vera erano simboli di vita), dal ruolo dell'imperatore alla sua presunta sacralità (che viene derisa dall'autrice ricordando che nella cultura giapponese si poteva sacralizzare anche uno stecchino);
2) sai bene quanto sia importante in tutte le culture l'aspetto religioso; ebbene, il fatto che la "religione i Stato" sia stata inventata come tale e resa monopolistica (ancora su suggerimento diretto tedesco, di Von Stein) in epoca Meiji e post-Meiji é una conseguenza della sua NON ESISTENZA precedente e questo mi pare un elemento essenziale per dire che la vera cultura giapponese tradizionale (articolata, mutevole, naturalmente) non aveva elementi adeguati a farla diventare la base del militarismo genocida degli anni '30 e '40, senza capovolgerla, violentarla, naturalmente usandone le schegge (come si fa sempre)

I tentativi di reinventare la tradizione giapponese c'erano stati anche prima del 1868 o dell'arrivo dei prussiani. Varie correnti di pensiero, tra cui la piu' influente era quella facente capo alla Scuola di Mito, avevano gia' teorizzato in epoca Tokugawa (XVIIsec.-1868) il "ritorno" al potere dell'imperatore, avevano creato le basi per la sua legittimita' a governare, avevano ricostruito le mitiche origini della dinastia e del popolo giapponese, tentavano di ricreare l'antica lingua giapponese denunciandone la corruzione avvenuta a seguito dell'introduzione della scrittura cinese e in piu' intendevano estirpare gli elementi confuciani(in realta' quelli neoconfuciani dal XII sec in poi) e buddisti responsabili della degenerazione a cui andava incontro il popolo giapponese, perche' di origine straniera. Questo movimento nato all'inizio per esigenze diciamo "culturali" , di esegesi dei testi antichi ecc, divenne  infine un movimento a connotazione politica e ideologica, che sara' alla base della falsa restaurazione. Suddette correnti di pensiero erano anche "razziste" ,affermando il primato della "razza" giapponese (ahime' il razzismo non e' prerogativa dell'occidente, la della razza umana  :cry: ) e il tutto si inaspri' quando euorpei e americani bussarono ancora alle porte della "terra dei kami"...(l'Italia e' quella dei "kaki"  :-D
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« Risposta #20 il: 05 Luglio, 2007, 09:28:11 am »
per babo,
sono d'accordo con molte cose che tu dici, e cerco di riassumerti (non é facile sintetizzare) alcuni punti.

1) sull'interesse sul Giappone e sui suoi rapporti con concetti nati in Europa, penso che la situazione in Italia non dipenda tanto dalla distinzione fra studiosi specialisti e non, ma dalla VOLUTA banalizzazione della Storia che si applica quasi a tutto (esempio italiano di questi giorni: Garibaldi) ed in particolare a ci? che non fa comodo per la costruzione di una storiografia eurocentrica; infatti, circolano libri apologetici del fenomeno tokkotai (come quello di Tom Porta) o falsificanti (come "Il crisantemo e la spada"), ci sono veri fanclubs del "kamikazismo" e del militarismo giapponese (in ambiente neofascista), vanno ala grande films come "Tora!Tora!Tora!"  ma in ambito scolastico superiore ed universitario e più ancora mediatico non si divulga alcuna analisi seria di quel periodo di Storia giapponese e dei suoi legami con alcune concezioni "made in Europe";

2) mi chiedi "cosa significa su consiglio tedesco?"; non nego affatto che siano stati i gruppi dirigenti giapponesi a decidere e scegliere le fonti di ispirazione e certo quei gruppi non erano estranei alla evoluzione storico-culturale della loro società, né al servizio di un occupante straniero, ma alcune idee gliele hanno FORNITE precotte i tedeschi; in articolae il libro prova che ci? é avvenuto per i punti seguenti che non mi paiono secondari (e che certo quei gruppi hanno accettato, ma nota che uno consegue al'altro):
* l'esigenza di una "religione di Stato" e il suo rapporto on il potere militare (e quindi anche con il "senso del sacriicio" ed il "culto ei caduti");
* la sacralizzazione dell'imperatore e il suo rapporto con le Forze Armate;
* la costruzione organica (non in modo episodico e settoriale, ad esempio solo linguistico) a posteriori di un passato (e di una mitologia) che giustificasse agli occhi delle masse  il militarismo crescente;
alcuni di questi elementi sorgono in Germania (lì sì in pieno rapporto con tradizioni culturali che pur non essendo "arcaiche" come si vuol farcredere, rimontano comunque ai Cavalieri Teutonici medievali) in rapporto reattivo col nascere in Francia del concetto di "nazione" moderna (1789-1792), ossia con il romantcismo nazionalista tedesco dei primissimi anni dell'800 (ben prima del periodo Meiji in Giappone) e con le teorie (che non sono affatto solo strategiche) di Von Clausewitz ("L'arte della guerra") in piena età napoleonica, nonché con la nascita dei movimenti "folkloristici" (e dell'uso moderno del concetto di "volk") che affermano di "recuperare" il passato eroico e invece lo inventano nazionalisticamente;

3) credo concordi con me che la cultura tradizonale giapponese innanzi tutto era priva del conceto moderno di "nazione" (come tutte le culture prima che la Rivoluzione Francese lo affermasse nei fatti) e tanto più di "nazione in armi" ("aux armes citoyens!...") trasformato in Prussia in quello di "un esercito con una nazione"; tutte le culture antiche hanno visto ruoli dei guerrieri (separati da quelli del funzonariato politico come in Cina o no come in Giappone), ma la triade nazione-esercito-imperatore non é asiatica, ma tipicamente napoleonica (con la differenza rispetto ala versione tedesca che Napoleone era pur sempre figlio di na Rivoluzione antimonarchica che in Prussia non ci fu mai) e per reazione rielaborativa (sulla base della cultura germanica e della sua riscrittura) tedesca (e non ha nulla a che fare con quelle di Carlo V, di Carlo Magno, di Augusto, di Gengis Khan, ecc., dove era assente il concetto di "nazione");

4) il libro analizza sinteticamente alcuni passaggi della costruzione dell'identità nipponica, a partire dalle "Cronache" commissionate dall'impratore Tenmu (che regnò dal 673 al 686 d.C.), con l'obietivo (viene spiegato nel libro) "di definire un'idenità nipponica diversa da quella cinese", egemone in Giappone al'epoca; in quele "cronache" il riso, introdotto in Giappone dalla Cina, veniva reso "autoctono"  donato dalle divinità celesti ai Giapponsi (i nomi dele divinità si riferivano alla spiga del riso); inoltre il libro afferma correttamente che per lungo tempo i Giapponesi "adottarono con entusiasmo le <culture alte> cinesi han e tang", introducendo moltissimi simboli ed usanze cinesi (ad esempio durante il periodo Heian quella della contemplazione dei crisantemi (choyo-no-sechie) il 9 settembre; il libro nota poi la nascita di fenomeni di "decinsizzazione" e di "autorappesentazione nipponica" durante il periodo Edo (es.: ai fiori di pruno della radizione cinese si sostituiscono quelli di ciliegio, ma senza il significato mortifero del post-Meiji), ma nota come una continuità fra questi elementi e la politica Meiji e post-Meiji sia falsa (la stessa continuità, noto io sulla base del monumentale testo di Américo Castro "La Spagna nella sua realtà storica", Garzanti - magari ce ne fosse uno equivalente sul Giapone!!!!, si é cercato falsamente di costruire in Spagna fra la cultura dell'Hiberia romana e quella della Reconquista cattolica,  che invece é, guarda caso, soprattutto iglia della componente...francogermanica, specificamente burgunda, esattamente come dimostra anche Saramago per il Portogallo), perché in mezzo c'é stata la frenesia dell'"occidentalizzazione" del dopo-ammiraglio Perry;

5) questa parte é interessante (anche per analizzare quel che avviene oggi in altri Paesi asiatici) ed il libro sottolinea la diffusione del principio del orisei ("utilitarismo"), sia da parte del governo (con misure che vanno dall'adozione dei bagni pubblici, alla promozione imperiale e poi nell'esercito del mangiar carne all'uso dei baffi alla Kaiser), che fra le classi elevate (travolte dalle mode musicali e danzarie occidentali); si arriv? a teorizzare da parte di alcuni il Giappone come NON-ASIATICO (datsu-A, "fuori-Asia", diceva Fukuzawa Yukichi, fondatore dell'Univesità Keio e sostenitore anche della guerra sino-giapponese) e adirittura nazione che doveva ENTRARE IN EUROPA (nyu-O, "affiliazione all'Europa", stesso autore), anche se non mancavano reazioni anti-occidentali, come non mancarono (il libro ne cita molte) lote contro la militarizzazione Meiji e post-Meiji della società;

6) una serie di elementi della cultura tradizionali giapponese (il libro cita fra l'altro il valore positivo sacrale della danza, dell'attività sessuale, del canto, del mascherarsi come mezzo di contemplazione, del fiore di ciliegio, ecc.) non sono stati stravolti in epoca "shogunale" o anteriore, ma lo sono stati SOLO in epoca Meiji, utilizzandoli tutti ALL'INCONTRARIO, ossia facendone strumenti della dedizione e del sacrificio militare verso un imperatore deificato e posto a capo di na nazione-esercito; in epoca anteriore potevano esistere tutti gli elementi guerrieri possibili, ma semplicemente quelle tradizioni non potevano essere asservite a tali elementi perché non esisteva ancora la triade nazione-esercito-imperatore, senza la quale tuto l'edificio della SUCCESIVA "militarizzazione delle masse" non sarebe mai sorto e questa triade non deriva dalla tradizione giapponese ma da quella europea, nella sua interpretazione tedesca; lo stesso il libro dice sul teatro kabuki, il cui obiettivo radizionale (perfino nel presentare tragedie) era "divertire"; inoltre tu sottolinei giustamente che i Giapponesi pre-Meiji erano maggioritariamente buddhisti e io ti ho citato dal libro che contro i culti diversi dalla "religione di Stato" (shintoista) forgiata su indicazione di Von Stein venne realizzata una campagna ufficiale, il che dimostra secondo me lo sforzo DALL'ALTO E SU INDICAZIONI MTODOLGICHE ESTERNE di stroncare proprio la vera tradizione giapponese, fabbricandone na posticcia; certo c'erano grupp shintoisti come tu dici he agivano già in quel senso, ma c'erano pure stati gruppi buddhisti (il libro cita la setta Jodoko- "Terra pura", popolare fra aristocratici  gente comune verso a fin de periodo Heian 794-1185) che parlavano di un paradiso (gokuraku jodo) con fiori, ucelli e musica (un po'...islamico...).

Da tutto questo personalmente deduco la convinzione seguente:
gruppi resisi egemoni in Giappone (e quindi figli certo della storia e di un settore della cultura giapponese) attraverso una rottura storica ("rottura storica" é anche la Rivoluzione Francese), scelsero di darsi una NUOVA base con l'introiettare concetti nati in Europa (in primis "nazione") e fra tutte scelsero la versione tedesca di quei concetti (figlia del trinomio nazione-esercito-imperatore) per gli aspetti istituzionali-politici-culturali; tale scelta fu fatta per portare avanti una modernizzazione militarista e fu concretizzata (in apparenza paradossalmente, in realtà avviene SEMPRE così in questi casi)  in una occidentalizzazione di fatto intrecciata con la costruzione di neo-tradizioni "arcaiche" che stravolgevano, violentavano, talora (ciliegi) ribaltavano quelle vere del passato giapponese e che facevano da base per la mlitarizzazione delle masse; tale procedimento ed alcuni dei suoi concetti-chiave (che vennero ovviamente applicati ed adattati al contesto giaponese; certo non potevano elaborare teorie nibelungico-arianiste, ma quel che conta é il metodo) furono direttamente suggeriti da alcuni esperti tedeschi e fatti propri dai dirigenti giapponesi, su modello tedesco.
Questo connubio metodologico-concettuale favorì, quando la militarizzazione delle masse fu compiuta davvero (anni '30), anche l'avvicinamente politico-ideologico ad una Germania intanto diventata hitleriana e l'alleanza con essa.
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babo

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« Risposta #21 il: 06 Luglio, 2007, 16:23:14 pm »
Citazione
per babo,
sono d'accordo con molte cose che tu dici, e cerco di riassumerti (non é facile sintetizzare) alcuni punti.
Vale lo stessoper me e soprattutto questa volta penso abbia esposto iconcetti chiave del libro.

Dopo aver letto il tuo post, giungo subito a commentare le tue considerazioni finali:
Citazione
Da tutto questo personalmente deduco la convinzione seguente:
gruppi resisi egemoni in Giappone (e quindi figli certo della storia e di un settore della cultura giapponese) attraverso una rottura storica ("rottura storica" é anche la Rivoluzione Francese), scelsero di darsi una NUOVA base con l'introiettare concetti nati in Europa (in primis "nazione") e fra tutte scelsero la versione tedesca di quei concetti (figlia del trinomio nazione-esercito-imperatore) per gli aspetti istituzionali-politici-culturali; tale scelta fu fatta per portare avanti una modernizzazione militarista e fu concretizzata (in apparenza paradossalmente, in realtà avviene SEMPRE così in questi casi) in una occidentalizzazione di fatto intrecciata con la costruzione di neo-tradizioni "arcaiche" che stravolgevano, violentavano, talora (ciliegi) ribaltavano quelle vere del passato giapponese e che facevano da base per la mlitarizzazione delle masse; tale procedimento ed alcuni dei suoi concetti-chiave (che vennero ovviamente applicati ed adattati al contesto giaponese; certo non potevano elaborare teorie nibelungico-arianiste, ma quel che conta é il metodo) furono direttamente suggeriti da alcuni esperti tedeschi e fatti propri dai dirigenti giapponesi, su modello tedesco.
Questo connubio metodologico-concettuale favorì, quando la militarizzazione delle masse fu compiuta davvero (anni '30), anche l'avvicinamente politico-ideologico ad una Germania intanto diventata hitleriana e l'alleanza con essa.

Ottimo.
Vorrei pero' aggiungere che non sono d'accordo quando nel libro si negano o forse sottovalutano i legami tra Giappone pre e post Meiji.
Probabilmente essendo nato per confutare molte falsita' che si erano andate accumulando nel tempo rischia forse di non dare sufficiente risalto al lascito della tradizione giapponese.
A mio avviso tutto cio' e stato possibile proprio perche' nel Giappone si trovano gia' molte premesse, in molti casi il Giapponepresente veramente delle specificita' che lo differenziano dal resto dell'Asia Orientale. I semi per germogliare necessitano di terreno fertile e il connubbio nippo-tedesco non e' certemente casuale.
1) La reinvenzione del passato a fini politico-ideologici non era stata importata dalla Germania ma era gia' stato indipendentemente concettualizzato dagli stessi giapponesi nel periodo Edo (vedi la Scuola di Mito e affini). Tentativo di "divinizzare" e riformulare il ruolo dell'imperatore come unico e legittimo sovrano del Giappone e ricostruire fittizzie origini per lo stesso popolo giapponese. Sostituire il buddismo con lo shintoismo,sempre a fini politici. Rinnegare gli apporti essenziali della cultura cinese, elemento di corruzione dell'originaria(e falsa) cultura giapponese.
2) Il senso di identita' "nazionale" , inteso come omogeneita' etnica, linguistica e culturale. Impossibile certo paragonarlo a quello formulato in europa ma era in qualche misura gia' presente nel Giappone premoderno e forse piu' sviluppato che in alcuni stati europei coevi. Da questo derivano le idee di unicita' e quindi superiorita' della razza giapponese rispetto alle altre e anche formulazioni di un "manifest destiny" gia' nel XVI sec (vedi punto 5 )
3)Il Giappone non era una "nazione in armi",ne nazione ne in armi, ma uno stato (o regno?) governato per secoli dai militari, dove i militari svolgevano anche ruoli amministrativi e rappresentavano l'"aristocrazia" intellettuale. Che ha sviluppato un'ideologia"marziale" vera e propria. Poi come nelle altre societa' premoderne basavano il loro potere sul possesso della terra e sull'uso della forza. Una societa' quella giapponese infine dove l'elemento militare era preponderante e diffuso.
4)La particolare interpretazione del confucianesimo sviluppata dai giapponesi e la relativa struttura sociale derivata ha dato un contributo essenziale affinche' alcune logiche autoctone ma soprattutto importate abbiano avuto cosi' successo. Alcuni sostengono che il confucianesimo abbia trovato la sua perfetta applicazione in Giappone e non dall'originaria Cina, ma io ritengo che nella loro smania di perfezionismo (a volte sterile) i giapponesi l'abbiamo estremizzato e in parte stravolto. Ponendo l'enfasi sulla gerarchia, la fiducia e lealta' incondizionata nel superiore, l'evitare critche ecc  alla fine hanno dato al tutto quel senso di amoralita' che in aprte tuttora contraddistingue alcuni aspetti della societa' giapponese. Questo non per dirte che il sistema in se sviluppa il militarismo ma rende piu' facile e veloce l'assorbimento di direttive dall'alto senza reale presa di coscienza da parte dei subordinati. Forse cosi' e' piu' comprtensibile per che' basto' un giorno a cancellare 4 anni di guerra e sofferenze e molti di piu' di indottrinamenti militaristi vari e accogliere festanti le truppe di occupazione americane dopo la resa....noi non ci riusciremo (almeno io)
(punto da sviluppare)
5)Il Giappone non ha iniziato a coltivare sogni di conquista a partire dalla fine del XIX sec ma molto prima nel XVI. L'obiettivo dei giapponesi era infatti quello di sostituirsi all'impero cinese non solo come stato egemone ma distante, ma anche come dominatore diretto. Questo si tento' di realizzare con le 2 campagne di Corea di Toyotomi Hideyoshi del 1592-93 e 1597-1598 e se non fosse stato per la superiorita' della flotta cino-coreana che taglio' i rifornimenti alle truppe di invasione, forse la Corea e non solo sarebbe stata dominata dal Giappone con qualche secolo di anticipo. E' la guerra dove entrano in scena le terribili barche tartaruga, . Il vero scopo dell'invasione sarebbe stato poi quello di assoggetare anche l'impero Ming, che nonostante la superiorita' sul campo dell'esercito giapponese, era impresa per il tempo forse irrealizzabile. La spedizione si contraddistinse anche per l'elevata ferocia delle truppe giapponesi, la completa distruzione di citta'( esistono pochissimi edifici in Corea antecedenti al 1592), deportatzione in Giappone di tecnici e artisti coreani.
Inoltre, prima che il Giappone si ritirasse su se stesso, ci fu la fondazione di colonie commerciali nel Sudest Asiatico con relativo tentativo di penetrazione politica e la volonta' di scacciare gli Spagnoli dalle Filippine...non certo per fare un facore ai filippini, ma ovviamnete per impadronirsene.

tempo scaduto alla prossima!
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« Risposta #22 il: 06 Luglio, 2007, 23:03:04 pm »
babo, é bello dialogare così con te e sto imparando molto (fra l'altro non sono in molti a conoscere le navi-tartaruga, ossia le "Kobukson", e falsamente si afferma in genere che le prime navi corazzate sarebbero state quelle usate nella Guerra Civile USA).
Per quanto riguarda il rapporto fra Giappone pre-Meiji e Giappone Meiji, non vorrei aver dato una impressione errata nel riassumere il libro.
Esso non dice (e io non penso) che non ci siano aspetti ci relazione né che improvvisamente nasca dal nulla un "nuovo Giappone" e del resto anche l'esempio che io facevo slla Spagna é dello stesso tipo, ossia non é che non ci siano elementi "iberici" nella Spagna della "Reconquista". Parla solo di una frattura e ne evidenzia la significatiità.

Il fatto su cui vorrei riflettessimo assieme é che il processo di modernizzazione occidentalizzante dopo l'episodio Perry  rappresentò una ROTTURA di una continuità, certo non totale ma rilevante.
Solo quando si realizza una simile rottura "modernizzante" (come con l'ascesa al potere della borghesia  francese che genera il concetto di "nazione" e da ci deriva pure, paradossalmente, il romanticismo francese celtizzante che inventa tradizioni "millenarie" o come la nascita in reazione e per conseguenza di quella di un nazionalismo tedesco che realizza lo stesso processo di "arcaicizzazione" ed anzi lo accentua), paradossalmente, i NUOVI gruppi egemoni in  una società complessa e dalla tradizione articolata come il Giappone hanno bisogno di REINVENTARE le tradizoni , sconvolgendo il quadro esistente e nel contempo facendo finta che il NUOVO abbia invece radici arcaicissime!
Questo SPECIFICO processo assomiglia ad altri di diverse epoche storiche (ecco perché ho citato l'esempio spagnolo tardomedievale) ma SOLO dopo la nascita del concetto di "nazione" (e quindi non prima della Rivoluzione Francese) e la sua diffusione assume le caratteristiche organiche, basate sulla triade "nazione-esercito-impero" che vediamo nel militarismo giapponese Meiji e soprattutto post-Meiji e quelle caratteristiche e quella triade sono state storicamente elaborate dai Tedeschi, su molti piani: filosofia, arte militare, rapporto esercito-imperatore- nazione, spettacoli mitizzanti (es.: Wagner), ricostruzione e reinvenzione di architetture e siti storici (hai presente i castelli del re di Baviera, Ludwig, a cui si é poi ispirato Disney?), pedagogia, il tutto come elemeni del "refashioning" (come lo chiama il libro) della Storia.
Una storia "nazionale".
Ed hai ragione: imperialismo, aggressioni, desiderio di conquista, ruolo essenziale dei militari nel sistema di potere sono presenti in Giappone da assai prima del XIX secolo ma, lo dici anche tu, ci? vale per molte altre società.

C'erano correnti "suprematiste" ("noi siamo superiori e destinati a dominare") al potere già nella Spagna cattolica della fine XVI-iniio XVII secolo, che concettualizzavano come "missione" le conquiste, teorizzavano la "purezza di sangue" (teoria e leggi sulla "limpieza de sangre") e determinavano la deportazione-genocidio degli Ebrei, dei "Marranos" (discendenti dagli Ebrei convertiti a forza al Cattolicesimo)  e dei "Moriscos" (discendenti dei Musulmani convertiti a forza al Cattolicesimo), nella Germania medievale dei Cavalieri Teutonici, nelle aree "franche" (ossia non quelle occitane del Sud) della Francia medievale.

Non é casuale che quasi tutte quelle realtà, in Europa, fossero di matrice germanica (lo erano i Franchi, i Burgundi, i Sassoni, il nucleo stesso della "Reconquista" spagnola e portoghese, ecc.), ma su questo magari torno un'altra volta.

Ma quelle teorie "suprematiste" non si esprimevano in termini di "nazionalismo" in termini moderni e ci? vale anche per il Giappone, per i seguenti motivi:
* i regni non avevano ancor acquisito il carattere assolutista dei secoli sucessivi ed esistevano articolazioni di potere feudale, autonomie locali, ecc. che prevalevano su ogni concetto "protonazionale";
* le aristocrazie (anche quella giapponese) erano fortemente influenzate da culture "altre",  (es.: in Giappone quella cinese, in Francia quella lombarda e toscana, ecc.) ed esistevano intrecci tra famiglie, dinastie, possedimenti, mercati che travalicavano del tutto i confini che un giorno sarebbero diventati "nazionali";
* il concetto di fedeltà era del tutto differente di quello della fase dei "nazionalismi moderni" e NON si basava sull'identificazione con alcuna "patria" e con una monarchia "nazionale", ma su catene di gerarchie con sistemi complessi (e fragili) di deleghe, ritualità, feudalità, ecc.;
* non si dà "nazionalismo" senza "nazione" e non si dà "nazione" senza ascesa economica e politica di una borghesia autoctona (ben diversa dal mercantilismo giapponese pre-Meiji, da quelo di Firenze e  Venzia rinascimentali, ecc.)  o copiatura dai modelli in cui tale ascesa é avvenuta;
* in assenza di uno Stato "nazionale" o almeno protonazionale assolutista (alla Louis XIV...), paradossalmente, non serve e non si pu? fare alcuna "militarizzazione delle masse" perché:
a) non esiste neppure il concetto di "massa";
b) non esiste un potere centralizzato assolutista (che nasce prima della vittoria borghese) che si esprima organicamente attraverso la scuola pubblica, la "religione di stato", la indiscutibiltà della figura del sovrano, l'omogeneizzazione linguistica e culturale;
c) non si é data ancora alcuna "rottura" rilevante della tradizione di società a base essenzialmente agricola, in cui influssi esterni ed evoluzioni interne (tecnologiche, politiche dinastiche, religiose, istituzionali, culturali, ecc.) si sono sempre date, naturalmente, ma non con il carattere di frattura che SOLO processi come la antichissima "Rivoluzione Agricola" e la recente "Rivoluzione Industriale" hanno provocato, al punto che si pu? dire che la prima ha INVENTATO lo Stato e la seconda la Nazione!!!

Le tendenze storiche e i riferimenti precisi che tu citi sono molto importanti e certo hanno svolto un ruolo nel produrre le motivazioni e le caratteristiche diventate la base della ricerca da parte dei gruppi dirigenti Meiji e post-Meiji di modelli esterni sfociata poi nell'introiezione di quelli tedeschi e nelle successive rielaborazioni a patire da essi (e dai suggerimeti precisii degli esperti tedeschi), però non annullano il fatto he certi concetti  e modelli (in particolare la triade "nazione-esercito-imperatore" sono nati in un preciso momento storico in Europa (e hanno visto la loro più organica teorizzazione e pratica in Germania, dove erano estremamente più coerenti con la Storia dei secoli precedenti che in altri Paesi Europei) e non in Asia, sebbene hai ragione che non si sarebbero potuti innestare così bene in Giappone se non ve ne fossero state le condizioni sorico-culturali anteriori.
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babo

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« Risposta #23 il: 08 Luglio, 2007, 09:31:28 am »
Scusa cavallo, ma solo ora mi sono accorto che il mi opost non e' stato visualizzato! 8O  
ora riscrivo... :(

Citazione da: "cavallo"
babo, é bello dialogare così con te e sto imparando molto (fra l'altro non sono in molti a conoscere le navi-tartaruga, ossia le "Kobukson", e falsamente si afferma in genere che le prime navi corazzate sarebbero state quelle usate nella Guerra Civile USA)
Ringrazio e contraccambio. Avendo fatto la tesi sulla marina militare della RPC, ho dovuto percorrere a ritroso tutto il pensiero strategico, in ambito navale, e gli sviluppi tecnolgici in Asia Orientale nel corso della storia; quindi non potevo non menzionare le prime "corazzate" della storia. Alla GC negli USA lasciamo gli altri primati, tra l'altro a differenza delle navi tartaruga che fecero strage tra i battelli giapponesi e costrinsero infine il Giappone a ritirarsi le corazzate sudiste come la Merrimack o l'Arkansas non raggiugenso neanche minimamente lo scopo prefissato di rompere il blocco sudista. Troppo poche, troppo distanti e entrate in funzione in tempi diversi, destarono solo lo stupore dei contemporanei. Tra l'altro sono da sempre un sostenitore della "Lost Cause"...
 
Citazione
Per quanto riguarda il rapporto fra Giappone pre-Meiji e Giappone Meiji, non vorrei aver dato una impressione errata nel riassumere il libro.
Esso non dice (e io non penso) che non ci siano aspetti ci relazione né che improvvisamente nasca dal nulla un "nuovo Giappone" e del resto anche l'esempio che io facevo slla Spagna é dello stesso tipo, ossia non é che non ci siano elementi "iberici" nella Spagna della "Reconquista". Parla solo di una frattura e ne evidenzia la significatiità. ...
No, tu hai riassunto il libro fin troppo bene, ma era doveroso per me in linea col post sui crimini di guerra far emergere le ragioni e quindi le responsabilita' dei giappponesi negli anni '30 e '40. La discussione non e' se in Giappone durante il periodo Meiji e oltre siano o no avvenute distorsioni, manipolazioni e introduzione di idee e concetti estrerni, la risposta e' si', ma come queste influirono sugli sviluppi successivi tanto da far entrare in ballo i tedeschi  nell'ambito delle responsabilita'. Non si puo' quindi prescendire dall'elencare i lasciti del Giappone tradizionale, con tutte le specificita' e unicita' (in Asia) e le correnti di pensiero autoctone, senza rischiare di darne un'impressione sbagliata o almeno incompleta. Questo perche' il libro e il post hanno obiettivi diversi ma in qualche modo correlati e poi era mia esigenza e curiosita' capire meglio. Insieme alle "rotture" occorre evidenziare le linee di continuita' pre e post Meiji altrimenti come si puo' capire: perche' i giapponesi scelsero i tedeschi, perche' in quel momento, perche' fu possibile l'incontro e la contaminazione tra idee,concetti, strutture "apparentemente" cosi' distanti e perche' fu abbastanza facile perche' quest'ultime attecchissero in Giappone. L'espansione giapponese fu aiutata dal militarismo creato sotto consiglio tedesco, nel senso che dotando lo stato giaponese di strutture adeguate a tal fine, ma non ne fu la causa che a lcontrario va ricercata nella stessa classe politica giapponese e nei suoi retaggi col passato.
La stessa costituzione del 1889, elaborata sul modello prussiano, in realta' si dimostro molto piu' flessibile del previsto (eventualita' non desiderata dai primi Genro) e per questa sua caratteristica e' stata paragonata al nostro Statuto Albertino. Non possiamo dimenticarci che negli anni '20 con essa fu possibile realizzare la "Democrazia Taisho", e che gruppi di potere che avevano come base le forze armate,ma in realta' l'esercito e non la marina (i cui generali spesso divennero prim iministri perche' giudicati "colombe") rovesciarono  a mo' di "colpo di stato". I giapponesi ebbero quindi ampia possibilita' di scelta e in piu' momenti e se alla fine ando' afinire cosi' e' piu' perche' sopravvissero logiche e obiettivi antecedenti al 1868 piuttosto che altri elementi importati, che aiutarono si' ma non determinarono; che quindi si prendano tutta la responsabilita'!
L'ultima volta mi ero anche scordato di menzionare le discriminazioni 'razziali" compiute a danno degli ainu, i primi veri abitanti del Giappone (altro che divinita'!), relegati nella fredda e inospitale Hokkaido e poi costretti in "riserve indiane" dalla "razza superiore"giapponese, forse prove generali?
Concludo con la volgia di leggere i libro da te menzionato con il desiderio di capire fino in fondo la portata dell'influsso tedesco nella "Restaurazione Meiji"; non sapevo dell'inno (segretamente?) composto e magari sarebbe bello sapere se furono utilizzati particolari accogimenti musicali tali da coinvolgere emotivamente gl iascoltatori, dai tedeschi mi aspetto di tutto!
e poi se  hai tempo approfonisci questo:
 
Citazione
Non é casuale che quasi tutte quelle realtà, in Europa, fossero di matrice germanica (lo erano i Franchi, i Burgundi, i Sassoni, il nucleo stesso della "Reconquista" spagnola e portoghese, ecc.), ma su questo magari torno un'altra volta.

ormai sono curioso  :D

alla prossima, l'internet point sta chiudendo...
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babo

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« Risposta #24 il: 09 Luglio, 2007, 08:00:58 am »
Citazione da: "babo"
. Tra l'altro sono da sempre un sostenitore della "Lost Cause"...


(attento anche l'autocitazione e' coperta babocopyright, quindi sono l'unico che puo' farlo :-D )

...pensa anche a quante falsita' sono state dette sulla Guerra Civile americana e ancora a distanza di un secolo e mezzo le persone ancora sono convinte che fu combattuta per abolire lo schiavismo. Anche quella fu una grande bugia orchestrata dai "nordisti", una bugia con gambe lunghissime a quanto pare!  ed era solo qualche hanno prima della falsa restaurazione giapponese.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da babo »

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« Risposta #25 il: 09 Luglio, 2007, 09:14:30 am »
per babo:
d'accordissimo con te sulla questione delle falsificazioni circa la Guerra Civile Americana, che vengono ancora propagate anchenei testi scolastici (almeno quelli italiani) e in molti riferimenti mediatici. Non sono certo le sole ed é di queste falsificazioni storiche in varie epoche (es.: quelle circa la bataglia di Roncisvalle, operate a partire dalla Chanson de Roland, che hanno nervato leteeratura e immaginario colletivo europeo per secoli) che mi occupo con molto interesse da anni affrontandole anche in alcuni dei libri che io stesso ho pubblicato) perché le trovo rilevantissime non ul piano accademico, che non mi interessa, ma sulla vita di persone e gruppi umani, che invece mi interessa eccome! Senza quelle falsificazioni riuscite non si sarebberom potute affermare egemonie opressive basate su ideologie "suprematiste", generatrici di guere, agressioni, stragi, genocidi, deportazioni, discriminazioni, stereoripi (fondamentalmente anche se non solamente di matrice occidentale) operanti tuttora.

Tornando  alle questioni sul Giappone, hai ragion sul fatto he le celte compiute dalle élites dominanti giapponesi in epoca Meiji e pot-Meiji sono risultato di una dialetica tra "rottura" (che mi piace evidenziare)  e "continuità"; quel che mi premeva era sottolineare che quella "continuità" senza quella "rottura" non aveva gli elementi bastanti per produrre gli assetti istituzionali, le ideologie, le strutture della conformazione del consenso, le politiche, gli atti concreti che il Giappone ha vissuto fra gli anni '30 e il 1945.
Anche il libo parla degli Ainu, ovviamente,  delle politiche verso gli Ainu e verso altre etnie, anche fuori dall'arcipelago giapponese (es.: i Coreani).
Anche in questo caso la questione, n Giappone, mi pare complssa e si u? certo  parlare di razzismo ma non basta.
Il libro racconta il processo di "biologizzazione" di settori delle popolazioni giapponesi (avvenuto in epoca pre-Meji), sulla base del fatto che praticavano attività non agricole (in particolare pesca) che vennero fatte leggere come segno di "innata prossimità alla natura bestiale" (gli hisabetsu-burakumin), fino a consderarli inj blocco "deformi" e di "marchiatura" degli Ainu con caratteri fisici loro attribuiti in blocco in negativo (es.: l'"irsutismo")
La logica giapponese Meiji e post-Meiji, invece (guarda caso identica  a quella prussiana, non a quella nazista che ne é una "deformazione": anche i Prussiani fecero altrettanto con le minoranze linguistiche-etniche in seno alla Germania, fra cui ti cito i Suebi o Sorbi) fu quella di seguire l'idea della COSCRIZIONE UNIVERSALE nell'esercito, nata in Occidente, non in Giappone, dove "coscritti" erano solo pochi sldati delle frontiere interne in epoca feudale, mentre la classe gueriera era ereditaria. Proprio il passaggio da quella concezione dello shikozu (classe gurrira ereditaria, di stampo feudale) al kogun ("esercito dell'imperatore") fu uno degli elementi caratteristici delle "rifirme" Meiji e post-Meiji, una NOVITA' che venne arcaicizzata chiamando i coscritti shinpei ("soldati divini").
Ebbene, quel NUOVO sistema era inclusivo, alla base (visto che gli ufficiali inizialmente venivano invece tutti dalla vecchia classe guerriera), apparentemente "antirazzista", tanto da includere perfino, Taiwanesi e Coreani, che ebbero... l'onore di "condividere il diritto dimorire per l'imperatoe" coi Giapponesi!
Ciononotante, gli Ainu...servirono (pagg. 264-265) pr avere una "impurità interna" da contrappore alla "puezza" dei Giapponesi, sulla base dei concetti estrapolati dall'Illuminismo distorto nel nazionalismo franco-germanico ottocenesco; mentre i Tedeschi compirono questa operazione inventandosi l'"arianità" trasformando in capri espiatori Ebrei Zingari, omosessuali e ritardati mentali, i Giapponesi "primitivizzarono" gli Ainu, ma intanto estesero la presunta anima giapponese" alle minoranze interne, ai Coreani, alle Sakhalin, a Taiwan, inglobando tutto (1/3 del totale) nei "cento milioni, un'anima sola" del prolama del 23 luglio 1940 del ministro Konoe Funimato, consacrati all'imperatore!!! Ci? avvenne grazie soprattutto al filosofo Tanabe Hajime (1885-1962),che aveva studiato con Husserl a Fribugo, abbeverandosi di Kant, Hegel e Marx-

Solo dopo le vittorie nella guerra sino-giapponse (1894-1895) e russo-giappponese (1904-1905) da un lato si sviluppò secondo il libro nelle mase giapponesi (dopo 30 anni di propaganda) un senso simile alla volksgemeinschaft tedesca ("collettività nazionale"), dall'altro inizi? una sistematica campagna di dispezzo, a base "razziale" (!) dei Cinesi, di cui restano testimonianza innumerevoli canzoni (e questo portò a fiaccare le opposizioni popolari alla politica militarista); ma continu? anch la plitica "assimilazionista" per tramite dell'esercito e delle simbologie a lui asservite: é in questo periodo ad esempio  che "fiorisce" (é il caso di dirlo) la strategia di piantare ciligi in tutto il Giappon e nelle nazioni asiatiche  via via colonizzate, mentre si stravolgeva il senso dei fiori di ciliegio e lo si collegava al sacrificio militae per l'imperatore (i ciliegi piantati a Seoul, nel palazxzo Kyongbok sono stati significativamente abbattuti. nel 50 anniversario della liberazione della Corea dal Giappone...).
Ricordo nuovamene che vi furono adirittura piloti tokkotai coeani e taiwanesi, cosa impensabile in un'applicazion "purista" di una logica razzista (sebbene anche le SS non disdegnassero di organizzare reparti di non-Tedeschi...)

Quanto alla musica dell'inno, non so; il libro dice prò (pag. 143) che le anzoni per bimbi e quelr militari di epoca Meiji e post-Meiji avevano una base ritmica comune, tratta per asimilazione DALLA MUSICA OCIDENTALE e al punto che perfino le favlette antihe per bimbi vennero musicate su marce, indovina un po' con quale modello...

Sul ruolo in Europa delle culure germaiche medievali, tornerò in un post  successivo.
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babo

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« Risposta #26 il: 10 Luglio, 2007, 08:17:04 am »
Ora purtroppo non ho tempo di rispondere ma mentre cercavo notizie maggiori notizie sugli ainu ho trovato questi 2 interessanti link:

http://www.anthropology.wisc.edu/Ohnuki ... icles.html
Una seri di articoli dell'antropologa giapponese, che io all'inizio avevo scambiato per 2 persone...
si e' occupata anche di Ainu

http://findarticles.com/p/articles/mi_m ... i_15414964
Un'articolo su gli ainu e il concetto si identita' "nazionale" nel Giappone premoderno...2 piccioni con una fava. Ho letto solo la prima pagina ma sembra poter fare al caso nostro.

Notizie supplementari sugli Ainu sono che a parte massacri, razzie e tentativi di assimilazione, molti di loro furono ridotti in uno stato di servilismo (slave-like) a vantaggio dei giapponesi. Cosa ancora piu' inquientate la loro particolare vulnerabilita' ad alcune malattie e in particolare al vaiolo fu riconosciuta e sfruttata sempre dai giapponesi per liberarsi di loro. Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo la loro popolazione si dimezzo', permettendo la colonizzazione di Hokkaido. Mi ricordano tanto le "coperte al vaiolo" di americana memoria.

Appena ho tempo rispondo per intero al post.
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cavallo

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« Risposta #27 il: 10 Luglio, 2007, 09:35:55 am »
per babo:
grazie delle interessantissime segnalazioni. Alcuni di quegli articoli riprendono il contenuto del libro, ma altri, in paticolare quelli sugli Ainu, trattano argomenti non approfonditi nel libro stesso e sono per me molto nteressanti.

Ad esempio, la politica Tokugawa verso gli Ainu é molto interessante e certamente é...pre-Meiji! Va nella direzione di quel che tu dici il fatto che dentro quella politica vi siano stati già germi di strategie di "rimodellamento delle tradizioni", come dice l'autrice:
"Traditional Ainu practices were reconstituted to legitimate the mutually dependent, yet profoundly unequal, relationship between the Japanese and Ainu. They were adapted to serve as tools for Japanese domination of the Ainu in an instance of what Eric Hobsbawm and Terence Ranger call an "invented tradition"." (http://findarticles.com/p/articles/mi_m ... 4964/pg_7; pag. 7)
sebbene qui si tratti soprattutto di "riorientamento" di tradizioni e cerimonie (cosa ad esempio praticata largamente dalla Chiesa Cattolica trionfante in ambito romano, menre il rapporto fra rituali Ainu riplasmati dai Giapponesi Tokugawa e lo scambio di prodotti mi fa pensare a quello imposto dagli Spagnoli nella Mesoamerica ) verso i nuovi gruppi egemoni (giapponesi invece che Ainu) e non della costruzione ex-novo di una "religione i Stato" e dell'"arcaicizzazione" della triade nazione-esercito-imperatore come in epoca Meiji.
Molto interessante é la contraddittorietà della politica Matsumae verso gli Ainu descritta dall'autrice ed altrettanto lo é l'etnicizzazone dei "fuori-casta" (tutti i "non-agricoltori")ed il tentativo di inventarne un'origine etnica Ainu, Coreana o comunque "non-Giapponese" ("The outcastes were not a single group, but rather a broad category of statuses that included travelling entertainers, certain religious mystics and hereditary servants of Shinto shrines, as well as leather-workers, butchers, executioners and others engaged in occupations that exposed them to ritual contamination. These groups were the object of social segregation before the Tokugawa period, but they did not acquire their official outcaste status until the 1660s" - idem pag. 12).
Anche in questo caso, però, il periodo Meiji rappresenta UNA FRATTURA; basta leggere il passo seguente (pag.13):"After the Meiji state came to power it immediately launched a vigorous programme of agricultural and industrial development in Hokkaido. The assimilation of the Ainu was an integral aspect of that policy.  During its first decade in power, the new regime not only banned visible markers of Ainu ethnicity, such as earrings and tattoos, but also forbade the Ainu to practise their religion or to hunt in their ancestral hunting-grounds. In November 1878 the state stripped the Ainu of their ethnicity in legal terms by renaming them "former aborigines" (kyu dojin). (...)The Meiji state's policy towards the Ainu culminated in the 1899 enactment of the "Law for the Protection of Former Hokkaido Aborigines" (Hokkaido Kyu Dojin Hogoho), which "protected" the Ainu by forcing them to become petty farmers on marginal land. The law remains on the books in amended form to this day".
Da un lato si "arcaicizzano" definitivamente gli Ainu, dall'altro si cancellano le strategie  Matsumae tese a cristallizzare le usanze e l'"etnicità" degli Ainu e le si sostituiscono con la loro distruzione!
[[[parentesi: mi piacerebbe che quegli Italiani e quei Cinesi che considerano in blocco i Giapponesi "pacifici" e "gentili" sapessero che le discriminazioni anti-Ainu non sono ancora del tutto finite e quelle verso Coreani, Taiwanesi e Cinesi sono terminate solo perché...il Giappone non controlla più quei territori...!]]]].
Ti faccio poi notare questa affermazione dell'autrice (pag. 14) che per me ruiasume bene la nostra fruttuosa discussione:
"The Meiji Restoration rendered the Tokugawa world order defunct, and the new regime had to redefine Japan's political boundaries in terms of Western notions of international law."

Nell'articolo
"1998 A Conceptual Model for the Historical Relationship between the Self, and the Internal and External Others: The Agrarian Japanese, the Ainu, and the Special Status People. In, Making Majorities. D. Gladney, ed. Stanford: Stanford Univ. Press. Pp. 31-51 (text), 287-294(notes), 309-313 (references)."
[(a pag. 7) si spiega poi che con il periodo Meiji si "reintegrano" formalmente nella "giapponesità" i "fuoricasta": altra rottura rispetto al passato Tokugawa; in quello stesso articolo dedicato agli Ainu, si ribadisce (pag. 11 del testo del sito ) l'adozione da parte dei Giapponesi ("a discendere", dalle élites verso il baso)  di abiti, cibi, baffi, ecc. occidentali (molti elementi, a esempio i baffi, erano...prussiani), nonché di concetti di distinzione interna della propria popolazione fra "kaika no hiro" ("illuminati"), "hankai no ito" ("semi-illuminati") e "mikai no ito" ("non-illuminati") in rapporto al loro livello di...occidentalizzazione e inserirono anche gli "altri interni" (es.: Ainu, poi i popoli conquistati) in questo schema che, guarda caso,  quello dell'applicazione alle popolazioni umane dell'evoluzionismo lineare, caro ai teorici del razismo europeo, in primo luogo britannici e tedeschi!

Voglio notare, infine, che in vari articoli di quelli citati l'autrice vede l'occidentalizzazione del Giappone Meiji come esempio di un processo di globalizzazione ben anteriore a quello attuale mondiale(che lei definisce, correttamente, "americanizzazione"), connotandoli enrambi ome forme di omologazione a impulsi ESTERNI (il che non esclude affatto lotte, conflitti, resistenze anche VINCENTI: si é visto il Giappone come é finito nel 1945....).

Naturalmente hai ragione a sottolineare i livelli di autonomia dei gruppi dominanti Meiji dai "maestri" prussiani e la stessa autrice (2006 Against "Hybridity": Culture as Historical Process. In, Dismantling the East-West Dichotomy: Views from Japanese Anthropology, Joy Hendry and Dixon Wong, eds. London: Routledge. Pp. 11-16) fa altrettanto (afferma "non furono marionette dei maestri tedeschi") riferendo ad esempio che i consiglieri tedeschi si erano opposti al testo dell'art. 1 della Costituzione Meiji per la sua "arcaicizzazione" mitica della divinità imperiale, che essi non rifiutavano come concetto della "religione di tato" che avevano consigliato essi stessi di creare ma non ritenevano  da inserire in una Carta Costituzionale.

Ogni buon allievo si autonomizza in parte dal maestro e talora lo supera, ma resta chiaro chi é l'allievo e chi é il maestro, il coniatore di concetti, metodologie, approcci, strumenti ideologici, no?

Ma l'autrice parla anche di "vertigine globalizzante" come causa essenziale dei mutamenti avvenuti in quel Giappone ed é questo per me il punto essenziale.
Anche perché non tutte le culture egemoni (e pure imperialiste) mondiali hanno sempre diffuso tale vertigine, bensì vi sono stati modelli di globalizzazione (e questo a me interessa molto) DIFFERENTI ED OPPOSTI, che a me piace riassumere in 3 tipi:
-1) quello "monopolare" rigido, omologante, basato su tale vertigine, sulla imposizione di un "pensiero unico" (anche attraverso la sistematica falsificazione della Storia), sul suprematismo di vario tipo (dal "cives romanus sum" al "gott mit uns"): é il modello macedone, romano, bizantino, franco-germanico, iberocattolico, eurocoloniale, tedesco moderno, giapponese Meiji e post-Meiji, USA, in parte sovietico;
- 2) quello "isolazionista" che affida soprattutto (naturalmente non solo)all'economia e alla cultura la conquista di egemonie internazionali ma non tende all'espansione illimitata geograficamente del potere politico: é il modello cinese e indiano;
- 3) quello "a rete" che coniuga egemonia culturale, tecnologico-commeciale e militare in un sistema multipolare flido, sia pure dentro una griglia unica: é il modello dei "popoli del mare" mediterranei, dei Cartaginesi, dell'Islam medievale.
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"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

babo

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« Risposta #28 il: 12 Luglio, 2007, 08:56:20 am »
Citazione da: "cavallo"
per babo:
grazie delle interessantissime segnalazioni. Alcuni di quegli articoli riprendono il contenuto del libro, ma altri, in paticolare quelli sugli Ainu, trattano argomenti non approfonditi nel libro stesso e sono per me molto nteressanti.

Ad esempio, la politica Tokugawa verso gli Ainu é molto interessante e certamente é

Li ho trovati per caso, bel colpo, ma alla fine sentiamo sempre la stessa campana...dovremmo trovare qche altro studio per comparazione. Forse l'altro articolo inserisce nuovi elementi.

Quello degli aiunu si e' un piccolo esempio di quello che i giapponesi erano capaci ne lcampo delle manipolazioni storiche e idenditarie. A mio avviso nel caso degli ainu sarebbe trovare materiale rigurdante la fase di dominazione diretta dei Tokugawa su Hokkaido, e' il perido piu' interessante per 2 motivi (anche abbastanza controversi):
1) i giapponesi sfruttano la vulnerabilita' alla epidemie degli ainu per liberarsene e colonizzare Hokkaido; ne studiano persino gli effetti sullo spopolamento dei villaggi e la conseguente morte dei nuclei familiari che una volta fuggiti sono incapaci di procurarsi il cibo necessario. Il tutto con molto rigore "scientifico". Questo la dice lunga su quella crudelta' amorale che caratterizza la societa' giapponese.
2)Il Bakufu sfrutta la vaccinazione contro il vaiolo (fine XVIII sec) come politica di assimilazione degli Ainu nle contesto giapponese.
 http://www.aasianst.org/absts/1997abst/japan/j54.htm
(sarebbe utile trovare l'intero lavoro)

Alcune interessanti aspetti sull'identita' "nazionale"giapponese i nepoca Edo, sono riassunti qui:
https://kb.osu.edu/dspace/bitstream/181 ... Walker.pdf
La questione e' tuttora aperta in ambito accademico, dovuto al fatto della "eccezionalita'" giapponese. Naturalmente non possiamo paragonarlo al moderno concetto di nazione nato in Europa (con la RivFra  e Fichte), proprio perche' non giapponese. A mio avviso ragionare sull'identita' nazionale solo utilizzando gli schemi acquisiti qui e' fuorviante , anche questo frutto dell'eurocentrismo, che esclude a priori che analoghe esperienze (non uguali) possono aver avuto luogo altrove.

Torando alle falsificazioni operate dai giapponesi sul loro passato non si puo' prescindere dall'influenza delle scuole di Mito e Kokugaku(studi "nazionali"). Furono i giapponesi per primi a ricreare il loro passato mitico, a divinizzare la figura dell'imperatore, legittimare la sua autorita' a governare per farne il centro e perno della politica dell'intero stato. Il legame imperatore-dea Amaterasu e' frutto giapponese. Furono portate avanti teorie sulla assoluta superiorita' della razza giapponese rispetto alle altre( e tutto quell oche ne comporta), poiche' i giapponesi nella loro falsa antichita' parlavano niente meno che la lingua degli dei! si cerco di espellere dalla tradizione autoctona gli elementi cinesi e buddisti perche' stranieri e quindi colpevoli di corrompere l'autentico spirito "nazionale" giapponese. Mentre la scuola di Mito cerco' di mediare tra neoconfucianesimo e shintoismo e tra diritto a governare dell'imperatore e poteri dello shogun (Mito era controllato da un ramo della fam. Tokugawa), la Kokogaku ando' oltre: lo shintoismo come religione fu inventato da loro, prima non esisteva!!!, e per la salvezza del paese sarebbe dovuta diventare l'unica religione, soppiantando il buddismo e tutto cio' si ricollegava alla centralita' della figura imperiale. Questa e' o no manipolazione della storia e dell'identita' di un popolo on no? e come vedi per molti concetti non servivano i tedeschi, i giapponesi erano gia' riusciti a elaborarli da soli.
Poi perche' l'esigenza di salvare lo stato? il sistema statale facente capo al Bakufu aveva dato i primi segni di cedimento gia' nel XVIII sec a nulla erano valse le varie riforme susseguitesi, era un sistema malato. I giapponesi stessi quindi elaborarono queste teorie per superare il vecchio sistema feudale e crearne uno nuovo centralizzato con a capo l'imperatore, unico in grado di governare al di sopra delle rivalita' claniche-familiari-nobiliari, unico e vero simbolo dell'unita' di tutti i giapponesi. Dopo Sekigahara il Giappone era diviso in 3 zone:
1)Domini diretti Tokugawa
2)Domini Fudai (alleati ai primi)
3)Domini Tozama (i vinti di Sekigahara), esclusi dalla decisioni del governo centrale.
I primi 2 rappresentavano la parte piu' ricca del paese, ma col passare del tempo i tozama attraverso il dissodamento di altri terreni e audaci riforme economiche interne spostarono lentamente il rapporto di forza, prima in lo sfavore. Quando la minaccia straniera bussera' alle porte del Giappone, per sua manifesta incapacita' il Bakufu chiamo per la 1a volta nel consilgio di governo i tozama, quello era il segnale del cambiamento.
Il sistema feudale, politico-economico-culturale, del periodo Edo era gia' morto e i giapponesi se ne erano resi conto da tempo, avendo gia' eleborato la struttura e i principi su cui si sarebbe dovuto formare il nuovo governo del paese. L'arrivo degli occidentali accellerera' il tutto.
Gli han di Satsuma e Choshu, tozama, si ribelleranno per primi ai Tokugawa e alla fine marceranno, insieme agli altri ribelli sulla capitale Edo(poi Tokyo) senza quasi colpo ferire. Il Bakufu si era arreso senza lottare, a parte pochi lealisti rifugiatesi sulle montagne, i giapponesi avevano deciso di cambiare da soli.
Appena possibile ti forniro' materiali sulle scuole di Mito e Kogaku, i cui concetti influenzeranno molto i riformatori Meiji, senza i quali la "restaurazione" e il dopo non sarebbe stato possibile, mentre lo sarebbe stato anche senza i consigli e le idee dei tedeschi, certamente diverso ma lo sarebbe stato. Tacere o omoettere i lasciti del perido Edo e' a mio avviso un errore se l'argomento in questione e' la manipolazione dell'identita' nazionale di un popolo.
I tedechi furono chiamati, come negli altri campi altri esperti occidentali, a aiutare la costruzione del nuovo stato perche' le idee esperienze di cui erano portatori non si discostavano di molto da quello gia' in possesso dei giapponesi, rispecchiavano le ambizioni dei Genro ed erano valide in un contesto di nazione "moderna". Allinearsi agli standard del sistema domiante e', come gia' detto, caratteristica asiatica e il Giappone ne e' l'esempio lampante: Cina, Europa, USA sono stati i 3 modelli da cui ha attinto nel corso dei secoli, sempre pero' puntando alla preservazione dello 'spirito' giapponese. Secondo il famoso slogan un conto erano le tecniche un conto l'essenza, quelle che i giapponesi ottennero dai tedeschi erano tecniche "politiche", importanti si', ma sempre tecniche. I giapponesi no nerano affatto burattini, ma anzi sfruttarano le conoscenze dei tedechi per i loro scopi. Tra l'altro il Giappone si trovava in una situazione difficile, doveva rafforzarsi al piu' resto per tenere testa alle potenze occidentali, evitando il destino della Cina, e ottenere la revisione dei Trattati Ineguali per la quale era necessario che si dotasse di una struttura statale il piu' simile a quella dei "nemici", e quale se non quella prussiana, utile a tutti gli scopi? Occorreva agie in fretta e per i giapponesi  si sa, e' insopportabile sentirsi umiliaiti, loro la "razza divina" e cercarono di ottenerlo gia' con la missione Iwakura, ma il requisito di "diventare una nazione occidentale" era indispensabile e inaggirabile al tempo. La Cina ottenne il tutto nel 1943 al Il Cairo, soprattutto per il suo contributo contro lo stesso Giappone, ma i cinesi sono un'altra cosa.
Quando l'anima si sara' dotata del corpo ibrido giapponese-occidentale, piu' funzionale ai suoi scopi agira' secondo logiche giapponesi e non occidentali, realizzera' sogni e ambizioni anche vecchie di secoli ma giapponesi.
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Ogni buon allievo si autonomizza in parte dal maestro e talora lo supera, ma resta chiaro chi é l'allievo e chi é il maestro, il coniatore di concetti, metodologie, approcci, strumenti ideologici, no?
Non ritengo che l'influsso tedesco abbia avuto come conseguenza quello che ricreare o sconvolgere il pensiero politico e ideologico giapponese, poiche' qui non si ragiona in termini di contrapposizione. L'influsso tedesco e' stato utilissimo per concretizzare quello giapponese in un contesto di stato moderno di stampo europeo, ne ha sviluppato i concetti originari non stravolgendoli ma integrandoli e a volte rafforzandoli. Tutto cio' e' avvenuto sotto la supervisione e approvazione dei giapponesi, perche' era in linea con quanto era gia' presente ne loro bagaglio culturale; quello che non lo era (ovviamente c'era) e' stato inserito perche' funzionale ai loro disegni (creazione di altri simboli, culto dei defunti ecc) e facilmente integrabile nell'esistente senza "stravolgerlo" ( cioe' la falsificazione gia' iniziata decenni prima dalgi stessi giapponesi).
Nel nostro caso non si puo' evidenziare la "ROTTURA" senza la "CONTINUITA'", altrimenti penso non si capiscono le logiche giapponesi post-Meiji, poiche' spesso continuita' sono solo apparenti e le rotture non cosi' complete.
 

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Ma l'autrice parla anche di "vertigine globalizzante" come causa essenziale dei mutamenti avvenuti in quel Giappone ed é questo per me il punto essenziale.
Anche perché non tutte le culture egemoni (e pure imperialiste) mondiali hanno sempre diffuso tale vertigine, bensì vi sono stati modelli di globalizzazione (e questo a me interessa molto) DIFFERENTI ED OPPOSTI, che a me piace riassumere in 3 tipi:
-1) quello "monopolare" rigido, omologante, basato su tale vertigine, sulla imposizione di un "pensiero unico" (anche attraverso la sistematica falsificazione della Storia), sul suprematismo di vario tipo (dal "cives romanus sum" al "gott mit uns"): é il modello macedone, romano, bizantino, franco-germanico, iberocattolico, eurocoloniale, tedesco moderno, giapponese Meiji e post-Meiji, USA, in parte sovietico;

Ti riferisci all'imposizione di un modello all'interno di uno stato o la sua esportazione al di fuori? o entrambe?
L'autrice fa risalire quello giapponese all'influsso determinante di quello occidentale? senza il quale il Giappone no nsi sarebbe espenso o l'avrebbe fatto alla cinese o alla minoica?
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babo

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« Risposta #29 il: 12 Luglio, 2007, 15:49:47 pm »
Citazione
[[[parentesi: mi piacerebbe che quegli Italiani e quei Cinesi che considerano in blocco i Giapponesi "pacifici" e "gentili" sapessero che le discriminazioni anti-Ainu non sono ancora del tutto finite e quelle verso Coreani, Taiwanesi e Cinesi sono terminate solo perché...il Giappone non controlla più quei territori...!]]]].

In realta' non capisco queste posizioni di ingenuo "buonismo", ingenuo perche' giudicare un giapponese dal suo comportamento in societa' e' quanto di piu' sbagliato ci possa essere. Il mito della "falsa" gentilezza giapponese, come tutti gli stereotipi in genrale, e' duro a morire, tra l'altro gli stessi giapponesi te lo diranno se interrogati in merito.
Il Giappone e' sempre stato un paese razzista, oltre ai casi da te citati ce'e anche quell odei burakumin, una specie di "fuoricasta", tuttori discriminati in ambito lavorativo e se vogliono sposarsi; esistono infatti veri e propri "libri neri" per riconoscerli. Se soltanto sapessero i veri pensieri dei giapponesi riguardo gli stranieri....
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