Penso che "società multietnica" e "integrazione" sono due modi diversi per non affrontare la vera questione. Entrambi, infatti, partono dall'errato presupposto che esistano identità pure ed immutabili e che, ad esempio, si possa distinguere una identità culturale ( ed etnica) di singoli gruppi migranti da quella presunta "italiana" (o "francese", o "tedesca") o, nel caso canadese, dalle identità di altre comunità di migranti.
Così facendo non si tiene VOLUTAMENTE conto dei seguenti fenomeni essenziali:
1) ogni cultura "nazionale" (italiana, cinese, francese, indiana, ecc.) é il risultato di amalgama ed unificazione (spesso violentissima e basata sulla distruzione di culture specifiche) più recente (Francia e soprattutto Italia) o meno recente (Giappone e Cina) di culture regionali diverse, anche con migrazioni interne che hanno spesso affrontato gli stessi problemi (ad esempio i Meridionali nel Nord Italia) di quelle internazionali ed intercontinentali e generato apporti significativi e mutamenti;
2) l'idea stessa di "cultura nazionale" é recentissima, storicamente, dato che il concetto di "nazione" (ben diverso da quello di "regno" o "impero") é figlio della borghesia che trionfa nella Rivoluzione Francese del 1789; parlare di "nazioni" prima di tale periodo é improprio, quindi le "tradizioni nazionali" riferite a secoli passati sono un non-senso e le "comunità" basate su tale tradizioni sono artificiali: nulla di male ma si deve esserne coscienti;
3) tutte le culture e le etnie, in diversa misura, sono figlie di miscugli e rielaborazioni di elementi regionali autoctoni, movimenti di popolazione (migrazioni, deportazioni, esili), scambi materiali ed immateriali, mode, influssi (commerciali, per invasione, per dominazione diretta o indiretta, ecc.) , che hanno mescolato elementi originari di varie aree lontanissime dalla propria (ad esempio in Italia il té e l'uso dei mortaretti cinesi, le percussioni e le maschere africane, la patata ed il cacao americani, gli strumenti a corda e il rosario islamici mediorientali e poi le mode spagnole, francesi, inglesi, orientaleggianti ed infine USA) e si evolvono nel tempo (anche in ci? che viene detto "tradizionale"; ad esempio la pizza col pomodoro, "tradizione italiana" non esisteva nel XVI secolo ed il "tradizionale" caffé italiano deriva dall'Etiopia per tramite arabo e turco)
per cui é sbagliato fissarle in entità cristallizzate da far convivere nella "multietnicità" (modello canadese) o da obbligare ad assimilarsi a quella dominante (modello francese);
4) ci sono poi infiniti casi di "multi-identità esplicita" (una "multi-identità implicita" riguarda in effetti ciascuno/a di noi, visto che ognuno ha contemporaneamente diverse appartenenze : ad una nazionalità di nascita, ad una cultura familiare, ad un sistema educativo istituzionalizzato, ad una tifoseria spotiva, ad un gruppo definito da una moda, ad un orientamento sessuale, talora ad una ideologia politica o religiosa, ecc.): coppie "miste" e loro figli, seconde e terze generazioni di migranti, "convertiti" in termini religiosi (ad esempio: Italiani convertiti all'Islam ma educati prima come cattolici), gruppi sub-culturali e conro-culturali (spesso internazionali) in seno ad una cultura dominante (ad esempio i rappers, i rasta, gli skinheads, in passato i beatniks, gli hippies, i freaks, etc.).
Inoltre "etnia", concetto usatissimo dagli antropologi per comodità, é termne ambiguo e anch'esso capace di coprire complessità enormi in ermini di aree, di caratteristiche e di evoluzione storica, figlo di mescolanze profonde e che non corrisponde affatto a culture omogenee (pensiamo ai casi italiano e francese: di quali "etnie" stiamo parlando?
??)
Credo che "multietnicità" e meglio ancora "muliculturalismo" si possa usare per comodità, ma avendo coscienza che la cosa migliore e più importante non é come ci si rapporta agli "altri" che sono in qualche modo "diversi da noi" ma come si riconosce l'esistenza dell'"altro" (culturale, etnico, di orientamento sessuale, ecc.) IN NOI STESSI, ridefinendo PRIMA DI TUTTO cosa significa "io" e "noi" in termini aperti, flessibili, evolutivi e non per questo negatori delle "tradizioni" e su questa base ridefinendo poi il rapporto con le altre identità.