provincialismo - Attualità - Associna Forum

Autore Topic: provincialismo  (Letto 2610 volte)

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cilex

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provincialismo
« il: 26 Maggio, 2007, 20:37:55 pm »
tutti pensano male, tutti odiano questa parola, ma capire veramente il significato di questa parola è difficile...... dicono che nelle città si vive meglio ci sono piu diritti, e la gente è più + aperta ai "diversi"; ma sarà veramente così????

rifletto e penso.....

(sapendo che voi siete tutta gente che ha vissuto e vive in grandi città sicuramente le vostre opinioni saranno di parte, ma con ci? cercherò di controbbare le vostre menti limitate)
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cilex »
Non lasciatevi scoraggiare da coloro che delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi ed autentici del loro Cuore!!!

Giovanni Paolo II 16.X.1978 - 2.IV.2005

cavallo

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« Risposta #1 il: 26 Maggio, 2007, 21:52:42 pm »
per cilex:
hai ragione che non é vero (oggi e in ogni occasione attuale) che nella città si vive meglio, ma guarda cilex che il termine "provincialismo" non ha come origine la contrapposizione fra "città" e "campagna" o peggio fra "metropoli" e "piccoli centri" di oggi o moderna. Ha radici assai più antiche.
"Provinciali" al tempo di Roma antica erano coloro che vivevano nelle "Province" dello Stato (prima repubblicano e poi imperiale) romano e il termine traduce dunque la contrapposizione tra la periferia dello Stato romano e il suo centro, l'Urbe, ossia Roma, che non era solo una metropoli immensa (1 milione di abitanti al tempo di Augusto), ricca oggettivamente (grazie alle sue rapine) di occasioni culturali, di affari, di lavoro come nessun'altra città di quello Stato, ma era anche il luogo in cui la rapacità dello Stato romano faceva affluire in vari modi (saccheggi, tributi, commerci, deportazioni) merci, elementi culturali, persone, idee, mode da ogni terra conquistata o con cui esso avesse rapporti.
In questa ottica, il paragone fra quell'Urbe e le "province" era davvero ESTREMAMENTE A FAVORE di Roma e da questo viene il senso dipregiativo del termine "provinciali".
Noi oggi usiamo termini senza saperne più l'origine; é il caso di "pagano", che originariamente significava solo "abitante di un villaggio contadino", e he i Cristiani usarono per dire "non-Cristiano" quando, dopo Costantino, essi erano già al potere e i non-Cristiani erano più numerosi nelle campagne che nelle città italiche,  di "religione"  che originariamente non significava fede o sistema sacralizzato ma "disciplina militare" (!), di "pontefice massimo" che non era un sacerdote vero e proprio, ma un funzionario tecnico, architetto di ponti, che svolgeva anche riti nell'inaugurarli.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

thun88

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« Risposta #2 il: 27 Maggio, 2007, 10:39:04 am »
Ottima spiegazione cavallo, ne sai a pacchi  :D

Riprendendo il discorso, ritengo che essere orgogliosi di appartenere a una comunità locale (quale pu? essere una frazione, un paesino o un piccolo borgo) sia una delle cose migliori per contrastare l'alienazione, la frustazione che quest'epoca ci trasmette ogni giorno. Non è sicuramente la soluzione a tutti i mali, ma ritornare a dei contatti più umani, a relazioni tra individui più sinceri sicuramente aiuta lo spirito e la mente di chiunque.

Infatti, da quando mi sono trasferito in una frazione in piena campagna, sono un po' più sereno, nel senso che riesco a relazionarmi meglio e ad affrontare le difficoltà con più serenità e tenacia  ;-) (in definitiva, io sono a favore di un mix tra le due mentalità, perchè il compromesso è sempre la strada migliore tra i due duellanti!)
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da thun88 »
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cavallo

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« Risposta #3 il: 27 Maggio, 2007, 12:21:09 pm »
per thun 88:
sono d'accordo con te, anche perché il problema non é vivere in un piccolo centro o in una grande città, ma che atteggiamento di apertura e/o chiusura si ha.
Roma, ad esempio, oggi é una metropoli, ricca di stimoli culturali, cosmopolita, eppure vi domina una mentalità "provinciale" in tutti i sensi:
- copiatura (spesso male) delle idee dei "centri" del Mondio (New York, Parigi, ecc.);
- comunità chiuse non solo "per etnie", ma per gruppo sociale e perfino per suqdra di calcio ed isolamento individualistico;
- scarsissima valorizzazione del proprio cosmopolitismo, vissuto con fastidio e come problema.
Suverato, invece, ad esempio, é un piccolo comune calabrese ma non ha dimostrato "provincialismo" ed ha fatto dell'arrivo di un gruppo di Curdi il fattore del suo rilancio culturale, turistico, economico (artigianato, ristorazione, ecc.).
Il fatto é che si finisce per essere "provinciali", secondo me (e questo si collega proprio all'origine del termine) quando:
1) si esalta una propria fittizia identità collettiva acriticamente e basandosi su mistificazioni (si tratti di "padania" o "romanità" poco cambia);
2) si rifiuta la sinergia con le altre culture e il riconoscere che essa fa parte già della "nostra" identità;
3) si inseguono mode di centri di potere economico-culturale estranei (in particolare, nel caso atuale, gli USA) e non si valorizzano le tradizioni VERE (non quelle inventate) locali ed il loro intenso intreccio storico con altre culture;
4) si crede che "tradizione" significhi immobilità e immutabilità e si rifiutino gli apporti altrui perché ritenuti "inquinanti" (il che é profondamente razzista).
Ci? pu? avvenire in una metropoli come in un paesino e porta a risultati catastrofici sul piano individuale e collettivo: culturali, identitari e pure economici.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
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babo

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« Risposta #4 il: 27 Maggio, 2007, 16:00:37 pm »
:smt021
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da babo »

cilex

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« Risposta #5 il: 29 Maggio, 2007, 00:31:38 am »
.......... accidenti a VOI ALTRI......  mi tocca fare la controparte di me stesso... ma vi rendete conto???
Comunque, nei paesetti piccoli tutti sanno di tutti.... e le voci del paese girano molto velocemente.... appena mi trasferii qui nella "nuova"(ha circa cinquant'anni, tra un pò mi crolla adosso)  casa, appena arrivato la mia vicina, mi fa, io vooglio tranquilllità non voglio avere problemi..... voi cinesi... se ne sentono in giro.. fate di tutto e di più.......alla prima prima cosa, chiamo i carabinieri..... perci? state tranquilli..... all'inizio l'avevo preso come una minaccia....ma poi col sorriso sulle labbra..... gli dissi... signora non si preoccupi più tranquilli di noi cinesi nel mondo non esistono..... ma lo sa che il vecchio saggio era cinese... la signora che all'inizio pensava non capissi una mazza di italiano si stupì... e rientrò in casa urlando io sono sola e voglio tranquillità.....
giorni dopo ne successerò di tutte i colori... ma questo lo lasciamo alla cronaca mondana.... voglio solo osare due usanze mondane che non sapevo:
1) è maleducazione mettere il bucato di domenica, il quartiere è un quartiere di periferia, tra campi e sono quasi tutti vecchietti.... perci? gente di chiesa alla domenica, e la domenica è giorno di festa per il Signore, che dopo la fatica della creazione riposa di domenica, e perci? è giorno di festa, e mettere il bucato è segno di irrispetto.
dopo un pò di periodo ho preso confidenza e incomincio il mio vicinato, e così la signora mi disse che tutti i vecchietti della via, sparlavano di noi, come persone che volonterosamente volevamo offendere il Signore mettendo il bucato di domenica, io l'avevo messo solo perchè c'era il sole, comunque essere nella bocca di tutti ....... non è molto salutare.. ecco perchè quando passavo e li salutavo mi guardavano male e non mi salutavano,......... una volta dei bambini per strada hanno urlato: Cinesi...... e gli risposi ma certo......... e i bambini si stupirono che capissi l'italiano.. ormai nellla bocca del paesino di circa 500 famiglie eravamo dei barbari... invasori....... ignoranti che non partecipavano alla vita mondana tipo la chiesa, le gare di bici... le maratone ed altro..........
2) mettere i sacchi dei rifiuti fuori casa, siccome c'è la raccolta differenziata, separando i rifiuti, ogni sera bisogna mettere il rifiuto che portano via la mattina dopo... ma io grande intelligente mettevo fuori casa quando i sacchi erano pieni... e lasciavo che quando passavano a ritirare casa a casa, prendessero il rifiuto di quel giorno, e l'altro lo prendono magari il giorno dopo o due giorni dopo............... perci? davanti casa mia c'era sempre un sacchetto dei rifiuti.... che in altre case non c'era. a me pareva logico non tenere rifiuti in casa ma fuori casa, almeno quando sono pieni... in paese è girata la voce, che siamo gente sporca che butta tutto fuori casa,... e lascia i rifiuti davanti casa come vivessimo in una discarica.......
non vi racconto la siepe.... anche lì ne è girata di voce,........ comunque dopo mesi, il rapporto col vicinato piano piano si sta instaurando... mi prestano tutti gli attrezzi che mi servono..... le auto, le tessere d'accesso...... se mi serve l'idraulico di fiducia che viene anche la domenica, il fabbro in pensione o il falegname che costa meno..... ecc.... paesino.......... dopo il primo brutto impatto.......... adesso devo solo allargare il mio vicinato... ma ormai penso che la sfiducia iniziale non ci sia più..................
La signora l'altro giorno vedendomi zappare la terra per mettere apposto il cortile di casa, mi fa; stai imparando finalmente.............. (ma figurati se ho tempo di pensare alla siepe e al giardino????? quella maledetta siepe piena di spine...... sono pieno di strisci sulle braccia e sulle gambe,.... :cry:  :cry:  :cry: ) Comunque, anche i vicini adesso almeno mi salutano, se io li saluto; piano piano i muri della diffidenza stanno cadendo........ :-D  :-D

ma in città vi succedono tutte queste avventure'??????
(o meglio sapete chi abita sopra e sotto di voi???) :twisted:
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Giovanni Paolo II 16.X.1978 - 2.IV.2005