Sarebbe bello organizzare una breve rassegna di films cinesi ed italiani sulla Cina, per dare l'idea dei due tipi di sguardi sulla sua realtà e sulla sua storia; era stato proposto (magari inserendola nelle programmazioni estive di cinema all'aperto che si svolgono ogni anno Piazza Vittorio a Roma, nel core dell'area commerciale ad alta intensità di presenza cinese della capitale), nel 2005, dal preside della facoltà di Studi Orientali di Roma (Masini), dall'Associazione VersOriente di Roma e dal gruppo informale di antropologi allora operante all'Esquilino "Esquillino Plurale", ma non se ne é mai fatto nulla perché agli organizzatori (ed am Comune di Roma) interessa assai poco il contenuto di quelle iniziative cinematografiche e meno che mai il loro rapporto con la realtà di Esquilino.
Una simile rassegna aiuterebbe anche a capire la formazione di alcuni stereotipi, che peraltro si riflettono anche in molti elementi collegati a quei films (e su cui si potrebbero fare tesine per la maturità s008 o addirittura tesi di laurea).
Ad esempio, la traduzione in italiano del titolo di quello che in inglese é stato chiamato "The golden curse", ossia "La Città Proibita" non é un errore casuale.
Essa si riferisce nell'immaginario collettivo italiano alla Città Proibita di Pechino (per questo ha le iniziali maiuscole), che é una delle pochissime cose cinesi che gli Italiani conoscono dalla TV e risulterebbe ridicola in un Paese in cui la conoscenza della storia cinese fosse più diffusa dell'Italia (si saprebbe che in epoca Tang non esisteva la Città Proibita e che Beijing non era la capitale); in Italia risulta comunque fuorviante e dà un'idea atemporale della storia cinese, come se Tang, Ming, Khubilai Khan, ecc. fossero stati tutti la stessa cosa e la Cina fosse immobile da millenni. Il che NON E' un concetto casuale o neutrale, ma IDEOLOGICO, che tende a cancellare da un lato l'evoluzione storica e dall'altro a rigettare la Cina in una fortissima alterità (e quindi indirettamente acuire le distanze fra Cinesi ed Italiani), rispetto ad un'Italia, un'Europa che invece autorappresentano orgogliosamene (esaltando sempre "progresso" e "modernità") i loro forti mutamenti dal Medio Evo ad oggi .
Inoltre quella traduzione cancella il riferimento al crisantemo giallo (ed alla relativa festa), che pure é centrale nel film e ne caratteriza immagini di rara bellezza e simbolicità (il cortile, prima e dopo la strage...), il che favorisce la "lettura" del film da parte degli Italiani solo come un drammone di intrighi e violenza ed assimila la corte cinese della fase della decadenza Tang a quelle delle Signorie italiane (tipo Borgia, dato il veleno), facendo perdere il senso della carica simbolica di certe situazioni.
Che questo avenga SOLO in Italia (in Francia e Gran Bretagna il titolo del film non ha subito lo stesso affronto) é significativo.
Del resto, perfino un grandissimo regista come Bertolucci (di cui resta incomparabile "Novecento") nel suo "L'ultimo imperatore" si permette i sfidare la logica, quando fa ritrovare all'ex-imperatore "rieducato" e divenuto giardiniere, dietro al trono nella Città Proibita di Beijing (Bertolucci è l'ultimo regista a cui la Cina ha permesso di girare davvero in quei luoghi, oggi ricostruiti in nuovi studios) la scatolina col grillo VIVO he lui vi aveva lasciato...quando era bambino. Una licenza poetica onirica, certo, ma che senza i riferimenti alla rilevanza che i simboli assumono nelle culture orientali (che ben pochi semplicemente conoscono superficialmente, in Italia), produce negli spettatori italiani che notano l'assurdità temporale grasse risate!
D'altronde, lo stesso Bertolucci aveva usato in "Novecento" vetture ferroviarie d'epoca ma ridipinte coi colori ed i simboli FS introdotti solo negli anni '80 come tradotte del 1915, a riprova di una attenzione alla veridicità storica ben inferiore a quella di Luchino Visconti (che voleva addirittura che i gioielli, come nel "Gattopardo", fossero veri), mentre su questo forum, significativamente, si discute giustamente se le scollature del nuovo film di Zhang Yimou corrispondano o meno alla realtà? storica.
Elemento per niente secondario perché se corrispondono mostrano, come alcuni post dicono, caratteristiche particolari del costume (in specie femminile) dell'epoca Tang, altrimenti sono un elemento di occhieggiamento mercificato ai gusti del pubblico, il che per un film ad abientazione storica fa differenza!