Sabato 26 Maggio 2007
di VERONICA CURSI
In Cina, Zhiyuan ci è tornata solo una volta, undici anni fa. E in quella vacanza di 40 giorni, ½mi sentivo una turista come gli altri?, la cosa che le è mancata di più è stata ½non poter parlare l’italiano, la mia lingua, per tutto quel periodo di tempo?. Quand’è tornata a Roma, a Tor Pignattara si è sentita finalmente ½a casa?. Perché lei cinese lo è solo ½biologicamente?. Il suo cuore, la sua famiglia, persino il suo accento ½sono indiscutibilmente romani. Anzi, romanacci?. Zhiuyan come Mohamed, Ismail, Xianjing fanno parte di quella schiera di nuovi romani, le ½generazioni seconde?, che pur essendo figli di immigrati si sentono italiani a tutti gli effetti. E che ieri, con l’assessore alla scuola Maria Coscia si sono riuniti, in occasione dei 10 anni di Intermundia, per parlare del loro futuro e del futuro di chi a Roma ci è nato e deve sentirsi uguale agli altri. Soprattutto a scuola. ½Dove il comune in questi anni ha promosso corsi di italiano, centri interculturali. E dove da settembre organizzerà un menu straniero al mese?. ½Ormai alle materne il 12% dei bambini sono stranieri - afferma la Coscia - alle elementari, medie e licei sono il 10%. Per questo riconoscere il diritto al voto e quello di cittadinanza alle seconde generazioni è un passo fondamentale per un’integrazione vera?. Perché Zhiyuan, 28 anni, che a Roma arriv? quando ne aveva sei, ma anche Ismail, 24 anni, albanese, che in Italia i suoi li ha portati solo un anno fa ½non si sentono immigrati, ma cittadini come voi?. Peccato che in Italia a farli sentire stranieri ci pensano ogni volta le leggi sull’immigrazione: ½Studio e lavoro da anni per poter avere il permesso di soggiorno - racconta Zhiyuan - pochi mesi fa ho fatto anche richiesta per la cittadinanza ma mi hanno fatto capire che non ci sono molte speranze. Assurdo no? Sto in Italia da 22 anni e ancora non posso votare, avere i vostri stessi diritti?. Vorrebbe diventare avvocato. Ma per lei, le porte dell’albo professionale sono sempre chiuse. ½Se non hai la cittadinanza italiana, non ti è permesso iscriverti agli albi professionali. E molti, come me, sono costretti a rinunciare ai propri sogni?. Sogni per cui si batte l’associazione ôG2-generazioni secondeö che a Roma conta oltre 30 ragazzi dai 17 ai 40 anni e di cui è portavoce Mohamed Abdalla Tailmoun, 34 anni, nato in Libia e in Italia da 20 anni: ½Vorremmo che in questo Paese fossero riviste le leggi sulla cittadinanza - afferma - E che soprattutto a scuola si arrivasse ad un integrazione vera. Aumentando il tempo pieno, ad esempio, affinché le famiglie straniere che lavorano possano lasciare i propri bambini a scuola ma anche incrementando i campi estivi. Vorremmo votare, poter fare l’Erasmus, diventare avvocati, giornalisti, notai. Molti di quelli che sono nati a Roma o che ci sono arrivati da piccoli, quando compiono 18 anni si sentono improvvisamente cittadini di serie B. Ma cosa ci differenzia veramente da un italiano??.