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Autore Topic: chi rimarrà in paolo sarpi?  (Letto 7189 volte)

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SHiVA

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chi rimarrà in paolo sarpi?
« il: 22 Giugno, 2007, 14:42:53 pm »
mi presento..
vivo in paolo sarpi e sono italiano.
Mi piace vivere in paolo sarpi.
Vorrei vivere meglio e vorrei che lo volessero tutti gli abitanti
di questo quartiere.
purtroppo sia da una parte che dall'altra ci sono persone ignoranti, maleducate e poco civili..
ma queste lasciamole perdere, sono speranzoso che nel tempo vadano progressivamente sparendo e che il quartiere possa vivere una nuova rinascita facendo della diversità la sua ricchezza.
scrivo perchè da quando son stati presi i provvedimenti affinchè il sistema dell'ingrosso si sposti in aree più consone, mi interrogo su cosa faranno tutti gli altri abitanti cinesi..
si sposterà tutta la comunità in massa?
mi chiedo questo perchè mi piacerebbe sapere se questo quartiere e questa comunità si è formata e si mantiene in funzione di motivazioni prettamente economiche (esempio: ho qui l'attività pertanto mi è comodo vivere qui) oppure è una comunita che vuole rimanere tale e ama vivere in questo quartiere. purtroppo immagino che nell'eventualità che la comunità si sposti in una zona differente per seguire le attivita di commercio, quella zona molto probabilmente s enon inevitabilmente sarà destinata a diventare con forti rischi una sorta di ghetto. e mi chiedo ma i cinesi di paolo sarpi vogliono il ghetto? prefriscono vivere per conto loro? oppure tengono e sono interesati all'integrazione? spostando il commercio altrove, le motivazioni per rimanere nel quartiere, mi piacerebbe fossero proprio per integrarsi e vivere assieme..ma sarà poi così?
Mi piacerebbe conoscere il futuro del quartiere, e sopratutto mi piacerebbe conoscere le idee di chi vive qui; purtroppo da quando sono venuto a vivere in questo quartiere, mi è stato veramente impossibile creare dei rapporti umani con i cinesi che vi abitano. capisco i problemi che hanno le prime generazioni, ma ho anche l'impresisone che non vi sia un reale desiderio di integrarsi, forse per paura del diverso, forse per interessi strettamente legati al fare business fatto stà che le prime generazioni non si sono e non si integrano con glia altri abitanti del quartiere. Di sicuro ci saranno casi in cui questo è avvenuto, ma certo non sono tanti da poter dire il contrario di quello che affermo.
La cosa che mi dispiace è invece che le seconde generazioni non mi sembra stiano lavorando nella direzione dell'integrazione, almeno non in questo quartiere. in tutto il tempo che sono qui, ho visto veramente poche volte coppie miste e mai visto uscire giovani assieme? perchè? cosa è che impedisce questo? quali possono essere i motivi? tengo a sottolineare che non prendo in considerazione, almeno dalla "mia" parte, quelli italiani con mentalità ristretta e arretrata e forse anche razzista, anche se razzista questi poverini neanche sanno cosa vuol dire a causa della loro ignoranza; mi riferisco a tutte quelle persone come me che sarebbero ben disposte a incontrare altre realtà culturali o comunque che non avrebbero nessun problema ad uscire con persone non italiane. ma dall'altra parte della barricata cosa succede? eppure li sento i giovani parlare...fra di loro molto e moltro spesso parlano in italiano..non vi è un gap di lingua.. perchè allora la comunità cinese continua a rimanere separata? manifestazioni come il film festival di questa settimana, mi sembrano un bel momento per trovarsi e conoscersi.. ma dove sono di solito le persone che ne quartiere desiderano questo? dove sono questi giovani? mi sono anche chiesto se per caso i cinesi che desidererebbero incontrarsi con italiani hanno timore di non essere ben visti dalla comunità cinese e quindi siano restii nel farlo.. non so, mi riesce difficile capire. io non frequento luoghi di massa dove magari c'e' della gente che ha preconcetti nei confronti della comuinità cinese; eppure neanche lì ho la possibilità di incontrane..dove vanno? dove si ritrovano? non posso credere che tuti i giovani del quartiere si rinchiudano in quelle 4 bische malfamate e in quei locali dove sistematicamente si finisce per essere ubriachi con matematica conseguente rissa notturna. purtroppo quello che un italiano pu? constatare oggi dei giovani di questo quartiere è che fanno molto rumore di notte, svegliano tutti, tengono la musica sempre ad alto volume in auto e spesso si piacchiano e danno vita a violente risse in strada noncuranti di chi è loro intorno come se il quartiere fosse nelle loro mani. mi dispiace doverlo ammettere ma queste cose sono all'ordine del giorno e per quanti teppistelli italiani ci siano questo comunque avviene sempre e solo fra cinesi.
capisco poi anche i discorsi cretini che possaono fare gli italiani del quartiere.. se quello è l'unico esempio che hanno, per loro è faicle poi parlare male dei cinesi..
ma gli altri dove sono?
e quando i grossisti andranno via, andranno via anche le bische e i cinesi bulli e violenti? oppure rimarranno qui? oppure andranno via e rimaranno solo i cinesi con cui poter sviluppare qualcosa di bello nel quartiere?
oppure l'intera comunità se ne andrà tutta, buoni e cattivi?
ultima cosa e poi mi fermo..
è veramente una sensazione brutta sentirsi trasparente agli occhi di giovani della mia età. io penso di essere una persona di natura curiosa e aperta.. osservo, guardo, mi incuriosiscono le diversità, provo a creare un minimo di relazione, eppure vedo che quando guardo un mio o una mia coetanea con gli occhi a mandorla, questi neanche mi vede o se mi vede fa finta io sia un fantasma, non esista. questo mi riempie di amarezza e mi frena nel tentare anche il più tiepido tentativo di conoscenza.
aspetto pareri.
saluti!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da SHiVA »

ireneadler

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Re: chi rimarrà in paolo sarpi?
« Risposta #1 il: 22 Giugno, 2007, 14:57:27 pm »
Non so come sia la situazione a Milano, visto che abito a Roma che di presenze connazionali non manca di certo. Però mi diverto molto nel mio quartiere, la mattina esco incontro conoscenti(italiani) e saluto, faccio quattro chiacchiere da nonnetta :-D

Curiosità, so che non c'entra niente col tuo topic, ma è da quando che ti sei registrato che sono interessata, il tuo nick, Shiva, come mai di questa scelta?  :D
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ireneadler »
知之为知之,不知为不知,是知也。

Dubbio

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« Risposta #2 il: 22 Giugno, 2007, 19:43:12 pm »
Come ho già scritto in altri post, anch'io sono italiano e anch'io abito nel quartiere Sarpi di Milano, da vent'anni.

I cinesi ci sono sempre stati, e nel quartiere non ci sono mai stati significativi problemi di integrazione, finché non è arrivata, a partire dal 1999, l'ondata dei grossisti.

La delocalizzazione dell'ingrosso non implica affatto la scomparsa delle attività cinesi nel quartiere.

Ci sono ristoranti cinesi, negozi di alimentari cinesi, negozi di arredamento e oggettistica cinesi, negozi di elettronica cinesi, che vendono al dettaglio, non all'ingrosso, che c'erano prima e non vedo perché non dovrebbero continuare ad esserci.

L'inadeguatezza del commercio all'ingrosso con la struttura del quartiere, che ha creato tanti problemi, non deve essere scambiata come inadeguatezza della comunità cinese all'integrazione.

Si deve inoltre tenere conto che un'altra delle peculiarità di questo quartiere è che la maggior parte dei cinesi che vi lavorano, non vi abitano, il che spiega abbastanza alcuni interrogativi posti da Shiva.

Quanto alle seconde generazioni, mi sembrano veramente la parte migliore.

Ho conosciuto più d'uno di loro nei momenti più difficili di quest'anno, in cui si discuteva pubblicamente, in assemblee o trasmissioni televisive dei problemi del commercio all'ingrosso, della delocalizzazione, ecc....

Avevamo naturalmente opinioni diverse, per l'appoggio che essi davano agli interessi dei loro connazionali grossisti.

Ma considero questo più che comprensibile, data la situazione.

Tuttavia ho trovato sempre persone con cui discutere era gradevole, sensibili ai problemi dei molti grossisti di prima generazione con una solidarietà che veniva da un giusto attaccamento alle proprie radici.

Che poi lo sviluppo del commercio all'ingrosso in una zona inadeguata alle sue esigenze logistiche produca continui problemi di convivenza coi residenti e tensioni che ostacolano l'integrazione, è la conferma che questo è un problema che va risolto senza confonderne la causa (il commercio all'ingrosso) con l'effetto (la difficoltà di integrazione).

Quanto al casino notturno per strada, non generalizzerei.
Ci sono cinesi che lo fanno, come ci sono italiani, nordafricani e molti altri che fanno altrettanto in varie zone della città.

Ma sono comportamenti ampiamente minoritari, anche se fastidiosi, che non possono essere riferiti a un0intera comunità.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Dubbio »

SHiVA

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« Risposta #3 il: 22 Giugno, 2007, 19:56:40 pm »
no, per carità non volevo dire che tutta la comunità arreca fastidio al quartiere, anzi!!
volevo dire che la parte che crea problemi è quella che poi incarna nell'immaginario collettivo dell'abitante medio (italiano) del quartiere il prototipo di cinese...e purtroppo in questo caso sono sempre giovani, immagino e forse sbaglio, di seconda generazione molto arroganti e maleducati..
e questo purtroppo danneggia l'intera comunità.
la mia perplessità più forte è nella marcata sensazione che ho sempre quando provo a creare una anche minima forma di relazione con i cinesi della zona, anche solo fosse durante un'acquisto..tipo una frase cortese, una battuta.. vengo sempre guardato con diffidenza e poco interesse ed educato distacco.. insomma, se vivo qui e utilizzo i loro servizi, vorrà anche dire che non li disprezzo affatto..allora perchè trattarmi sempre come un potnziale nemico?
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da SHiVA »

ghosto

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« Risposta #4 il: 23 Giugno, 2007, 02:15:25 am »
trovo che quello che dici Shiva sia in parte vero e in parte no...
ci sarebbero molti punti su cui poter discutere piu' in profondita'. purtroppo per mancanza di tempo ti invito a venir a dialogare con i ragazzi di associna il 23 e 24 durante il film festival al punto informativo.

cosi' avrai anche l occasione di conoscere giovani, alcuni anche di zona Sarpi,  altamente socievoli.

 :wink:
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ghosto »

marcowong

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« Risposta #5 il: 23 Giugno, 2007, 14:07:39 pm »
quando vivevo in zona Paolo Sarpi avevo conosciuto un ragazzo, italiano, molto interessato a conoscere la cultura cinese ed i cinesi.
Al punto che, a furia di frequentare la comunità cinese, aveva pure imparato a parlare bene uno dei dialetti cinesi più diffusi!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da marcowong »

Idra

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« Risposta #6 il: 23 Giugno, 2007, 17:08:09 pm »
Ciao Shiva, benvenuto su Associna!!!

Il tuo messaggio mi colpisce molto, credo che sei una persona aperte e che forse ha trovato delle porte chiuse nella comunità cinese. Il problema è anche che molti di noi hanno trovato delle porte chiuse in quella italiana e ci? pu? aver suscitato diffidenze e voglia di isolarsi. E' evidente poi che le prime generazioni siano interessate sopratutto a migliorare le proprie condizioni economiche, sono queste esigenze che li hanno spinti a fare un viaggio così lungo verso una realtà a loro sconosciuta, trascurando interessi sociali culturali comunque importanti.

La ghettizzazione comunque spesso è causata da fattori che provendo da entrambe le parti, italiane e cinesi.

Ti ho risposto in modo riduttivo perchè sono sotto esami e devo distrarmi meno possibile, ci tenevo però a dirti che qualcosina si sta muovendo nell'aria, c'è tanto da fare ancora, ma con un po' di volontà e di comprensione da entrambe le parti ci potranno essere dei risultati concreti.
Hai chiesto poi a chi interessa iniziative come Il Filmfestival a Piazza Gramsci; bè, ai ragazzi di Associna interessa sicuramente, visto che abbiamo partecipato attivamente alla sua realizzazione:
http://www.esterni.org/progetti/chinafi ... /staff.php

Molti dei nomi e delle associazioni elencate in questo link sono di/collegati ad Associna, abbiamo cercato di coivolgere il più possibile la comunità cinese, e grazie all'aiuto di 3 ristoranti cinesi siamo riusciti a portare anche un buffet cinese per l'evento. Magari se vieni a trovarci in Piazza Gramsci vedrai quale seconda generazione cinese che sarà felice di socializzare con persone come te.



ps. se Arese sarà solo un progetto per liberarsi dei grossisti cinesi, la ghettizzazione sarà inevitabile, quasi obbligata. Se invece le istituzioni avranno l'intelligenza di stendere giu un progetto serio di collaborazione fra milanesi autoctoni e milanesi d'acquisizione, un progetto serio di sviluppo anche per la città di Milano, bè, probabilmente sto sognando, ma sarebbe un grande passo per un'integrazione multietnica. Qualcuno ha interesse o la volontà per realizzarlo? Purtroppo sono abbastanza pessimista a riguardo.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra »

ShaoYan

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« Risposta #7 il: 25 Giugno, 2007, 02:37:07 am »
Carissimo Shiva, non sono di Sarpi ma ho letto con commozione il tuo quesito. Soprattutto mi è sembrato quasi uno sfogo da parte tua.
E' difficile risponderti, è vero che nel quartiere sembrano esserci due mondi paralleli, è vero che gli occhi a mandorla spesso non si incrocciano con i vostri occhi colorati. Ma ti prego di non accusarci di non volerci integrare, lo sai che la distanza culturale che c'è tra noi è enorme, lo sai che molti di noi ha problemi linguistici, lo sai che con i problemi linguistici arrivano anche i problemi di reciproca fiducia.
Anche tra le seconde generazioni ci sono molte differenze, ognuno di noi ha avuto un percorso diverso. Ci sono quelli che hanno sempre vissuto con gli italiani (il che non è il caso della zona Sarpi), altri invece sono cresciuti con gli amici cinesi e per questo hanno meno contatti con gli italiani.
Ma il fatto che trovi poche copie miste non vuol certo dire che non siamo abbastanza integrati. Certo è bello vedere, magari, un ragazzo italiano e una ragazza cinese passeggiare mano nella mano, ma lo sai anche tu stare insieme a qualcuno non è solo volontà di integrarsi, ma ci sono i sentimenti di mezzo. Ci sono anche le volontà contrarie dei nostri genitori, ma quando due persone stanno bene insieme cmq si riesce alla fine a coronare un sogno. Esempio: mia cugina dopo una lotta di 10 anni finalmente si è sposata con un siciliano.

La volontà di dialogo è forte! E noi ci siamo! Solo che siamo in pochi, non siamo abbastanza forti, siamo ancora giovani e spesso siamo iper-impegnati: molti di noi deve ancora pensare alla famiglia perchè spesso i genitori contano sul nostro aiuto e spesso oltre all'attività di famiglia cerchiamo anche di trovare il tempo per realizzare un nostro progetto di vita studiando o contribuiendo con attività utili alla comunità.

Inoltre non siamo un popolo che occupa volentieri gli spazi pubblici (io non avrei neanche il tempo di stare a zonzo).

Cmq non è vero che le seconde generazioni non si vedono, se abbiamo aperto un forum è proprio per farci vedere che esistiamo, se stiamo partecipando a così tanti impegni come il Film Festival e i vari convegni, vuol dire che cerchiamo una corrispondenza con la società circostante.

E la nostra voce sarà sempre più forte! Abbi fede!
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Fxyz4ever

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« Risposta #8 il: 26 Giugno, 2007, 20:11:01 pm »
Ci vuole tempo, non si pu? pretendere l'integrazione di un popolo arrivato da una sola generazione. Basti pensare agli Stati Uniti, dove i neri che sono lì da 300 anni e i cinesi da 200 ancora non sono ancora integrati al 100%.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Fxyz4ever »

LiPo

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« Risposta #9 il: 27 Giugno, 2007, 00:18:09 am »
Rispondendo a Shiva, anch'io mi sono trasferito da poco in Chinatown; la presunta chiusura dei cinesi in realtà non mi sorprende più di tanto, anzi, trovo siano molto più chiuse le comunità arabe con le quali ultimamente sembra l'intero mondo occidentale non andare d'accordo a prescindere. Credo che l'essere integrati non necessariamente debba passare dall'immagine del ragazzo italiano con ragazza cinese e vice versa. Per me è una grandissima forma di apertura andare dal supermercato Katai in via Rosmini, dal negozio China Store all'angolo con bramante, da tutti quei negozi cinesi che mi offrono servizi spettacolari (riparazioni di cellulari: giuro la Nec mi aveva chiesto 170 Euro o cambiare il mio telefonino, in Chinatown me la sono cavata con 25 Euro e solo dopo due giorni di attesa !!! Questa sì che è roba da Lucignolo !!!); per non parlare della pescheria cinese, dell'enoteca cinese, del negozio che vende Tofu etc... ditemi che non è forma di apertura questa ! E poi il Capodanno Cinese, magnifico, un omento di colore e di sensazione esotica splendido. Anzi. Chinatown andrebbe rilanciata, turisticamente. Se vanno via i grossisti spero non si perda quella straordinaria atmosfera colorata che contraddistibngue il quartiere rendendolo unico nel panorama spesso intercambiabile milanese. Proporrei come a San Francisco o a New York dei portali cinesi con draghi o elementi caratterizzanti. Sarebbe un bel elemento di diversità in una città dove oramai tutto è diventato un gigantesco lucido show-room. Splendida l'iniziativa di China Film Festival. Da parte mia mi piacerebbe proporre una serata di poesia cinese (vedere il mio nick). Sarebbe splendido. Bisogna lavorare per legittimare Chinatown come parte "ufficiale" della città. Questo paradossalmente è un modo per integrarla.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da LiPo »
"Io non vedo il tramonto sulle montagne blu; ma chiedo: nel buio, chi si cura delle nubi d´autunno?" (Li Po)

ShaoYan

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« Risposta #10 il: 27 Giugno, 2007, 00:27:10 am »
Quando mio zio era il notabile dell'"Associazione commerciale e industriale dei cinesi in Italia" si era proposto al comune di Milano di mettere delle porte di drago colorate di rosso all'entrata e uscita di via Sarpi come tutte le altre Chinatown del mondo, si erano trovati anche i fondi per l'installazione. Ma il comune aveva categoricamente bocciato il progetto. Ci sono molti motivi per cui lo hanno rifiutato e io lo posso anche capire, purtroppo!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ShaoYan »

babo

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« Risposta #11 il: 27 Giugno, 2007, 07:22:19 am »
Citazione da: "ShaoYan"
Quando mio zio era il notabile dell'"Associazione commerciale e industriale dei cinesi in Italia" si era proposto al comune di Milano di mettere delle porte di drago colorate di rosso all'entrata e uscita di via Sarpi come tutte le altre Chinatown del mondo, si erano trovati anche i fondi per l'installazione. Ma il comune aveva categoricamente bocciato il progetto. Ci sono molti motivi per cui lo hanno rifiutato e io lo posso anche capire, purtroppo!


Questo perche' delimitare un quartiere "etnico" e' sinonimo di ghettizzazione, le chinatown in giro per il mondo saranno pure belle e colorate ma restano il simbolo della NON INTEGRAZIONE della comunita' cinese nel tessuto sociale, si accentua il senso di distanza.
Basta Chinatown,Little Italy,Little Bombay, Ghetti ebraici ecc.
Poi e' possibile che esistano altre ragioni dietro, ma questa e' quella che conta veramente. Ecco cosa simboleggiano le porte con i draghi.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da babo »

SHiVA

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« Risposta #12 il: 27 Giugno, 2007, 18:37:00 pm »
intanto mi auguro che il china festival sia andato al meglio..purtroppo io non ero nei paraggi in quel fine settimana..ed è stata una vera sfortuna visto che di manifestazioni del genere e momenti di possibili incontri sono così rari..
leggendo i vari post, e non solo quelli di questa discussione, capisco le difficoltà del dialogare.. è vero siamo due civiltà così antiche e lontane e non solo geograficamente che certo una generazione è forse poco..
però a differenza di altri esempi di convivenza, credo che il problema sia almeno da parte degli italiani (ed ovviamentenon considero gli scocchi i leghisti e quant'altro ) un problema non tanto di convivenza fra culture diverse, ma di convivenza "civile" all'interno di un spazio comune e pubblico quale un quartiere.
comprendo i diversi usi e costumi, ma trovo che il fastidio che la popolazione italiana del quartiere lamenta è il non comune senso civico che ha portato di riflesso ad una profonda indolenza, che sfocia poi nell'intolleranza per il cittadino cinese..
faccio un esempio banale..
ogni santo giorno nel quartiere arrivano questi benedetti camioncini abusivi che vendono frutta e verdura.. di sicuro chi vive qui sa di cosa parlo e spero che sia d'accordo col fatto che non è piacevole ogni santo giorno doversi sorbire un megafano ad alto volume urlare fesserie in napoletano per attirare l'attenzione..
ora fino qui, anche se vorrei ricordare che la vendita senza regolare permesso e scontrino è un atto illegale, potrebbe anche non esserci nulla di male...certo il baccano non lo sottovaluterei..comunque.. perchè i maggiori se non totali acquirenti sono i cinesi del quartiere? perchè non capiscono che della frutta venduta a prezzi stracciati è sinonimo o di cattiva qulità e/o del fatto che è unattività illegale?? perchè diventare complici di tali personaggi? cosa peggiore è che alimentando questo mercato, tali camioncini tornano ogni giorno, e cosa assai grave, usano le vie del quartiere come discarica delle cassette e del reso della loro spazzatura.. e questo non è ne bello ne piacevole..
questo era un esempio per far capire come di riflesso poi le persone si incattiviscono a buon ragione ma per cause riflesse..
e ci tengo a sottolineare che questo non è una lamentela nei confronti di cinesi perchè cinesi, è una lamentela nei confronti di venditori abusivi italiani e di maleducazione..
voi non potete immaginare quanto mi scocci che questi maleducati siano italiani, pretendiamo ordine e poi siamo i primi a fare disordine..
come si pu? chiedere qualcosa dando il cattivo esempio?
e questo per sottolineare che la maleducazione non ha razza, a differnza di alcuni che lo pensano!
purtroppo ci sono una serie infinita di scemenze del genere che creano enormi attriti.
unaltro motivo secondo me che rende la questione spinosa è proprio evidenziata dal discorso fatto da Lipo.
senza volerlo, immagino, ha messo l'accento sul fatto che i punti di contatto fra cinesi e italiani è nel momento del commercio..
agli italiani, che voglion sempre essere furbi... ogni italiano crede sempre di essere più furbo dell'altro...ecco perchè ci troviamo come ci troviamo economicamente rispetto ad altri paesi europei, non pare verò di poter trovare affari così convenienti..
ma a scapito molto spesso delle regole..
i grossisiti della zona fanno grandi affari perchè vivono in parte di situazioni illegali..
io compro spesso in negozi grossisti che non potrebbero vendere al dettaglio e che non emettono regolare scontrino, lo fanno in molti e lo sanno tutti..
ovviamente se c'e' un venditore, c'e' anche un compratore.. e sappiamo bene che chi compra merce spesso contraffatta non è di certo un cinese ma quasi sempre un italiano..che si riempie il suo furgone per poi vendere chissà dove a prezzi ben più alti..tutti pronti a dare addosso ai cinesi, ma ben contenti di farci affari..
penso che la gente sarebbe anche disposta a tollerare le diverse abitudini culturali, ma di sicuro non è disposta a soccombere sulle cattive abitutdini altrui.. per esempio posso anche capire che sputare fa parte di una concezione culturale della salute e del purificarsi le vie respiratorie ma di sicuro non posso tollerare di vedere case per appuntamento alla luce del giorno con prostitute che non fanno neanche il minimo per non dare nell'occhio.. come fai a tollerare tale illegalità?? credo siano questi i motivi che spingono le persone a non avvicinarsi per conoscersi, perchè purtroppo quei pochi/molti, io non so, che si comportano male diventano rappresentanti anche per quelli che si comportano bene.
l'esempio più semplice è pensare agli italiani emigrati in america.. di sicuro non tutti erano mafiosi, ma vengono ricordati e considerati tutti dei mafiosi..è la triste realtà di un percorso mentale errato ma che purtroppo si sviluppa in questi termini.
è difficile, è davvero difficile. io dal canto mio spero che i grossisti possano spostarsi dal quartiere in modo tale che gli abitanti non avendo più di che lamentarsi, possano iniziare un percorso di convivenza e conoscenza che porterà spero ad una maggiore e migliore integrazione. ora con i grossisti penso non sia possibile.. nell'animo degli abitanti del quartiere penso che la sensazione sia molto simile al sentirsi invasi a casa propria da persone che sono totalmente disinteressate del tenere in ordine un quartiere e renderlo piacevole per viverlo, ma che invece si preoccupano unicamente dei loro interessi e del lavorare dalla mattina alla sera per comprarsi auto da 50mila euro a scapito del quartiere e di chi lo vive.
Domanda tecnica.. ma è possibile fare gli involtini di verdure, senza figgerli ma rendendo la superfice croccante solo passandoli nella padella con un filo d'olio??
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da SHiVA »

ShaoYan

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« Risposta #13 il: 28 Giugno, 2007, 00:22:19 am »
Citazione da: "SHiVA"
Domanda tecnica.. ma è possibile fare gli involtini di verdure, senza figgerli ma rendendo la superfice croccante solo passandoli nella padella con un filo d'olio??


Ecco la tua domanda tecnica mi da spunto per rispodere al tuo lungo post. Come puoi pretendere che l'involtino diventi croccante se non lo friggi? E' come chiedere al ristorante un pollo alle mandorle senza mandorle, o delle tagliatelle all'uovo senza uovo. (Casi molto frequenti, in cui solitamente rispondo "NO" per principio)

Il resto lo capisci da te, non esiste un mondo perfetto, pretenderlo è da sciocchi e desiderarlo è tempo perso. Si cerca di migliorarlo ma sempre rispettando l'imperfezione degli altri, perchè non viviamo soli ma il mondo è fatto di gruppi di persone. Lottare sì, ma saresti solo o saremo in pochi.

Il dialogo e la collaborazione sono strumenti indispensabili in questo tragitto. La comunicazione e la tolleranza non sono da meno.

Perci? Shiva, spero che tu ci aiuterai a migliorare la vita di tutti, con i tuoi piccoli gesti quotidiani, con il tuo sorriso e la tua voglia di conoscerci.
 :-)
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ShaoYan »

LiPo

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« Risposta #14 il: 28 Giugno, 2007, 23:09:24 pm »
In risposta a Babo trovo che il concetto di ghetto etnico visto così sia personalmente abbastanza semplicistico. Voglio dire, a Milano il quadrilatero della Moda è allora molto più "ghetto" di ogni possibile Chinatown esistente al mondo: il senso di esclusione dal resto delle persone normali è totale. In fondo è molto più ghettizzante non entrare in una discoteca per motivi che nessuno sa (ghettizzazione da conto bancario). Inoltre, prendiamo il caso opposto, una comunità non riunita in un unico quartiere ma sparpagliata nel tessuto urbano. Forse che questo la rende più integrata ? Assolutamente no. Gli arabi a Milano sono ovunque (con preponderanza nel quartiere Morgantini e in via Padova)  non hanno una "Arabiacity", ma non per questo si pu? dire siano più integrati. Tutt'altro. Per giunta tramano anche contro alla città. Oppure prendiamo il caso della comunità filippina, la prima per dimensioni a Milano. Anche questa è sparsa per la città (con una leggera concentrazione in zona 1). Ebbene ? Il fatto di essere sparpagliata non la rende "integrata" bensì "invisibile". E' come se non ci fosse. Un po' come i fuoricasta in India. Idem per gli egiziani. Invisibili. Questa è una forma di ghettizzazione molto più violenta di quella del ghetto; oltrettutto aiuta le persone a non domandarsi nulla. In più mantenendo la coscienza in ordine.
Io sono per le porte colorate con i draghi. Che è come dire sono per le sinagoghe e per tutto ci? che è portatore di senso. Magari qualcuno penserà al ghetto, ma qualcun altro passerà un tantino oltre e si domanderà: ma cosa significa il drago per la cultura cinese ? [/quote]
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da LiPo »
"Io non vedo il tramonto sulle montagne blu; ma chiedo: nel buio, chi si cura delle nubi d´autunno?" (Li Po)