trovo che li po affronta assieme tre temi decisivi non solo per i Cinesi in Italia ma per tutti: quello dell'identità, quello dell'"integrazione" e quello della territorializzazione comunitaria e vorrei esprimere il mio parere di non-Cinese su questi temi e sui loro nrecci
Li po chiede cos'é "integrazione", e credo che prima dovremmo chiederci cos'é "identità culurale".
Credo che l'identità sia una realtà caratterizzata da: polimorfismo e mutevolezza .
"Polimorfismo" perché ad esempio Lin po é Cinese ed io Italiano, ma allo stesso tempo ciascuno di noi ha altri elementi identitari forti e deboli: penso alla passione (talora fanatica) con cui si é romanisti o juventini (ci sono immigrati tifosi di calcio più di tanti Italiani), all'adesione ad una fede religiosa (anch'essa pu? esere tiepida o anatica), ad un'ideologia politica (idem), ad una moda (punk, rasta, yuppie, ecc.), ad un genere musicale che veicola una filosofia di vita (rock, reggae, rap, ecc.), ad un rientamento sessuale (etero oppure omo o trans, ecc.). A Roma quando la Roma ha vinto il campionato, nel quartiere prevalentemente romanista di San Lorenzo sono apparse scritte "fuori i laziali!" ed ai "funerali" effettuati alla Juve partecipavano anche migranti senegalesi e bangladeshi. Poi, durante la festa dell'Aid el-fitr, i Bangladeshi (romanisti) musulmani pregavano a Piazza Vittorio e gli Italiani (romanisti) clerical-fascisti li deridevano razzisticamente.
Ecco un esempio di come l'identità sia complessa perfino quando si territorializza.
Se l'identità enica fosse più impotane di ogn altra allora non ci sarebbero le guerre civili pensiamo ad un Tedesco nazista e a uno comunista all'avvento di Hitler, ad un Francese cattolico e ad uno protestante nel '600, ad uno statunitense sudista e ad uno nordista nel 1860; la loro origine etnica-culurale non li accomunava AFFATTO. Pensiamo a guerre civili svoltesi tra vicini di casa e fratelli della stessa famiglia ed alle simbologie, ai sensi di appatenenza che in esse si sdno svuiluppate: quale identità comune avevano i combattenti? Eppure parlavano la stessa lingua, spesso credevano negli stessi valori religiosi ed erano pure parenti.
"Mutevolezza", vuol dire per me due cose: che le identità si possono fabbricare a tavolino e che comunque non restano uguali a se stesse.
Identità come quella "padana", come quella nazista, come quella dei supporters fanatici di una squadra di calcio (e ricordo che il calcio non esisteva fino al secolo scorso, non é una "tradizione secolare"), come quella militarista giapponese, come quella croata, come quella dei rappers (il fenomeno rap é recentissimo) sono state fabbricate, in alcuni casi partendo da concatenazioni concettuali precedenti (es.: il mazismo dal nazionalismo tedesco, da elementi dell'esoterismo e dall'antisemitismo), in altri dal nulla e quasi sempre costruendo a posteriori simblogie, miti, finte tradizoni con richiami artificiali ad una antichità (l'arianismo, la romanità, l'impero mllenario giapponese, ecc.) che non aveva invece NULLA a che vedere.
In più tutte le identità mutano nel tempo, attraverso l'evoluzione delle società e i molti influssi dall'esterno, rielaborati autonomamente (nei casi migliori) o imposti con la forza militare o economica.
Ad esempio, l'identità culturale cinese era diversa prima che dall'India arrivasse il Buddhismo, era diversa soto le dinastie di matrice mongla, era diversa nel periodo maoista, era diversa prima che si diffondesse la TV.
In questo senso, poi, ci sono processi (mai spontanei) che unificano forzatamente alcune identità; ad esempio Sardi, Siciliani, Friulani, Pugliesi , Milanesi, hanno elementi di identità culturale diversissimi in termin linguistici, gastronomici, musicali rituali, di retroterra sociale, storici, e spesso sono meno simili fra loro che rispettivamente con i Catalani, i Tunisini, gli Sloveni, gli Albanesi ed i Ticinsi, ma sono stati obbligati storicamente (alcuni non lo volevano affatto) a diventare "Italiani" e l'esercito, la scuola, poi la TV hanno contribuito a questo, eppure ci sono associazioni regionali, risorge un forte autonomismo, sopravvivono i dialetti, si affermano i valori ocalistici nella cucina, nell'artigianato, nelle feste.
Secondo me "integrazione" non é un concetto positivo (e tanto meno lo sono "apartheid", "chiusura", "omologazione", "assimilazione",
"ghettizzazione"). Ci si "integra" in qualcosa che già esiste precosttuito e con le sue regole, ma questo significa:
1) che quel qualcosa, identitariamente é stabile e omogeneo, il che (ad esempio in Italia, ma anche nella Francia che nega le diversità regionali e ovunque) é falso, per i motivi che ho detto prima;
2) che quel qualcosa non abbia già in sé elemeni di altre culture, assimilati durante secoli, il che é falso;
3) che quel qualcosa si ritiene non muti con l'arrivo di migranti, il che é falso;
4) che ciascuno abbia una sola identità ad esempio SOLO quella etnica, SOLO quella religiosa, SOLO quella di orientamento sessuale, SOLO quella di appartenenza politica, ecc.), il che é falso.
Personalmente credo che invece di cercare un'integrazione (che non é mai totale se non diventa l'orrore dell'assimilazione, della cancellazione di se stessi dentro la gabbia di regole e valorialtrui) bisognerebbe cercare la RECIPROCA CONTAMINAZIONE, che é poi l'unico processo che ha fin qui arricchito TUTTE le società, con apporti e scambi materiali ed immateriali (es.: imparo a mangiare le albicocche, tu impari ad usare i tamburi, lei impara a tessere, lui impara le favole persiane, l'altro impara ad allevare i bachi a seta, ancora imparo a fare kla carta, a credere nella reincarnazione, a scrivere, a navigare di bolina, a consumare la patata, a cantare in falsetto, a sgranare il rosario, a suonare il sassofono, , a lotare contro l'assolutismo monarchico, a stampare, a riconoscermi nel concetto di nazione, a giocare a scacchi, a tatuarmi, a radermi il cranio, a ballare il tango, a fondere i metalli, a fare la pizza ed usare i pomodori, ecc.).
"Reciproca contaminazione" vuol dire il contrario sia della invisibilità di certi migranti di cui parla giustamente li po, sia dei quartieri etnici trasformati in comunità chiuse e/o in attrazioni turistiche, ossia in ZOO UMANI.
Se ciascuno valorizza la sua (mutevole) identità in vari modi (es.: creando un gruppo musicale, addobbando e vetrine, facendo feste, affiggendo manifesti, offrendo prodotti densi di valore culurale, divulgando la Storia, facendo un video, seguendo lanciando una moda di abigliamento, pregando, ecc.) ma al tempo stesso CERCA QUALI ELEMENTI HA IN COMUNE CON ALTRI (es.: le percussioni , i fuochi d'artificio, la passione per il té, i tifo calcistico, l'essere gay, la religiobne cristiana, la fotografia, il rock, ecc.) allora nascono quelle "contaminazioni positive", ci sono giovani che si tatuano finalmente sapendo il senso di quei tatuagi, gente che mangia il couscous sapeno da dove deriva, percussionisti senegalesi, romani cubani e napoletani he suonano assieme, rasta milanesi ed etiopi e giamaicani che agiscono insieme, e nei quartieri non sevono porte, orpelli, e neppure muri (e ce ne sono di visibili e i invisibili ma non meno separanti), ma un arcobaleno di immagini, di suoni, di dialoghi, di conflitti anche (non credo al buonismo) a cui nascono ee mutano identità plurime, come é avenuto nei grandi centri propulsoro della civiltà umana del passato.
Poi é ovvio che ci siano motivazioni CONCRETE che portano a esempio i migranti della stessa origine spesso a cercare di vivere assieme per ricreare una rete di solidarietà (in primo luogo se si hanno dificltà linguistiche, ma non solo), ma sappiamo tutti (Italiani, Cinesi, ecc.) che spesso la cosa non funziona: basta leggere il topic aperto ca Cinosuperior sui Cinesi che si mordono la coda da soli....
Dunque credo che si dovrebbero sempre usare due strategie assieme: prendere tutto quel che i rapporti dentro la propria "comunità di origine" ci pu? offrire (es.: per trovare casa, lavoro, parlare la propria linua, fare massa critica per una festa o un rito, avere visiblità per le Istituzioni, ecc.), ma senza farne lo spazio esclusivo di vita (altrimenti non si "segna" il territiorio, non si "contamina" e non si é "contaminati" in positivo, non si ampliano gli orizzonti propri ed altrui, si diventa preda dei caporioni potenti di quella comunità e si offrono argomenti ai razzisti) e contemporaneamente segnare con la propria presenza i luoghi di studio,i lavoro, di divertimento, di vita, ma non con orgoglio etnocentrico chiuso, bensì aiutando se stessi e gli altri a scoprire ASSIEME "l'altro che c'é in noi", ossia gli elementi comuni (per ragioni storiche o scelte personali odierne) fra le divese "idenità", per costruire a partire da queli elementi una valorizazione complessiva della nostra condizione di ESSERI UMANI e dei diriti orrelati, combattendo civilmente chi invece affrma concezioni razziste, suprematiste, ghettizanti, discriminanti e chi falsifica a tale scopo la Storia.
Scusate la lunghezza, ma le questioni mi sembrano decisive. Grazie Li po e Babo che le avete poste con grande chiarezza! Credo che Associna sta già facendo molto su questo terreno e molto di più ancora pu? fare, anche grazie alle riflessioni come le vostre!!!