credo che vi siano due aspetti da tener presenti:
1) non sono d'accordo con l'ingerenza di un potere politico in un sistema religioso esatamente come non lo sono con l'ingerenza di unh potere religioso in uno olitico; che i vescovi o i dalai lama debbano essere "riconosciuti" dal governo cinese lo trovo errato esattamente come che il Vaticano influisca sulle decisioni legislative del Parlamento italiano, l Consiglio dei Saggi islamico controll le istituzioni elettive iraniane o il Rabbinato d'Israele influenzi le leggi civili (ad esempio sul matrimonio) di quel Paese .
Sta di fatto, però, che tale ingerenza esiste in entrambi i sensi e isolare il caso Governo Cinese/Dalai Lama é ipocrita.
2) prima dell'intervento del regime maoista in Tibet, quel territorio era gestito eocraticamente e la confusione oggi denunciata fra politica e religione da pate del Governo Cinese esisteva già, ma in senso conrario, visto che solo formalmente Dalai Lama e Panchen Lama si ripartivano le due sfere ed in realtà tutto il sistema di potere (poliico, ideologicom, religioso, culturale, giudiziario e perfino economico) era artiolato sui monaci ed i monasteri; il Dalai Lama in esilio ha democratizzato solo in parte tale sistema che reta sostanzialmente una teocrazia di fatto, non esercitata appieno in Tibet solo peché vi domina il Governo cinese. Per cui pensare che i monaci che "riconoscono" la reincarnazione deldalai Lama siano "indipendenti" da fattori politici (in paticolare dall'influsso contraddittoro del potere cinese e del potere in esilio) é ingenuo ed ha ragione goldendragon a paragonareil tutto al sistema di elezione papale che pure viene spiegato ufficialmente come "ispirato dalloSpirito Santo"...