capisco che la questione della riunificazione o meno di Taiwan alla Cina sia molto sentita dagli Associni non-italiani e molto controversa (già dire "riunificazione" ha un suo senso storico-politico preciso), anche usul piano emotivo.
Da Italiano, che emotivamente é meno "coinvolto", vorrei provare a collocarla in un contesto più ampio, sperando di non offendere nessuno, ma di contribuire al dialogo con un punto di vista "esterno". Scusate la lungheza, ma essere brevi su questo tema vuol dire rischaire di essere falsi:
1) la tendenza a far coincidere i confini di uno Stato-nazione con quelli "storici" é stata caratteristica delle fasi di costruzione e consolidamento di quegli Stati, in tutto il Mondo, che é figlia dell'affermazione della proto-borghesia in Occidente (é da lì e solo da lì che nasce il concetto di Stato-nazione che é diverso da ogni altro tipo di Stato): pensate al processo di "unità d'Italia" realizzato dai Savoia fra il 1848 ed il 1918. Ci sono però molti e vari problemi:
* che vuol dire "storicamente"?, ossia a quale periodo storico si fa riferimento: 200 anni fa, 500 anni fa, 1.000 anni fa, ec.? E' chiaro che i risultato sono differenti (a chi "appartengono" storicamente la Palestina, la Scozia, il Texas, le Fiandre, la Cecenia, la Bosnia, ecc.?). Per me conta sul piano storico la CONTINUITA' RELATIVA di sovranità, ossia visto che stiamop usa ndo concetti tipici degli Stati-nazione, chi ha gestito un certo territorio in epoche di formazione e consolidamento degli Stati-nazione (diciamo gli ultimi 300 anni);
* uno "Stato-nazione" ha/deve avere legittimità etnico-linguistica (ossia i suoi confini devono coincidere con le aree in cui é maggioritario il ruppo etno-linguistico che é tale in quello Stato)? Gli Stati applicano in questo caso sempre la doppia morale:così l'Italia sabauda rivendicava dall'Austria "Trento e Trieste" per la loro "italianità", ma poi si annesse il Sudtirol che etnolinguisticamente non era MAI STATO "italiano", bensì austro-germanico! Sono "francesi" la Cosica, la Bretagna, l'Alsazia?Sono "inglesi" (britanniche) l'Irlanda del Nord, la Scozia, Gibilterra? Sono "russe" l'Ossetia e la Cecenia?
* le aspirazioni alle riunificazioni o ai separatismi non hanno mai una soluzione priva di influssi esterni e non avvengono mai solot ra i protagonisti diretti, anzi spesso sia separatismi che riunificazioni sono figli dell'azione di potenze straniere, interessate a risorse, aree di influenza, ecc.i: pensate al ruolo della Francia e della Gran Bretagna nel Risorgimento italiano, a quello inglese nell'indipendenza della Grecia dai Turchi, a quello della NATO e di Stati islamici nelle guerre della ex-Jugoslavia, alla guerra USA "per il Kuwait".
2) a fattori storico-culturali ed ideologici (legittimi ma coi problemi che ho detto), si intrecciano questioni strategiche ed economiche; ad esempio l'Italia nel 1918 pose i suoi confini al Brennero, includendo il Sudtirol (che storicamente, culturalmente, linguisticamente NON E' "italiano") per raggiungere lo spartiacque e la linea di difesa montana e Saddam "scoprì" che il Kuwait era una "provincia" iraqena (storicamente aveva ragione lui!!!) solo per aggiungere il petrolio kuwaitiano al suo.
3) in moltissimi casi i confini degli attuali Stati-nazione nel mondo ricalcano semplicemente quelli stabiliti ra loro dai colonialisti europei (in TUTTA l'Africa e le Americhe, in molte parti dell'Asia, perfino in aree di "colonialismo interno" in Europa, come nei casi irlandese, siciliano, basco) e non hanno alcuna legittimità storica, culurale, etnico-lingistica.
4) infine, viviamo nell'epoca della globalizzazione, nella quale gli Stati-nazione come modello sono in crisi: svuotamento di poteri statal-nazionali da parte di entità economiche non elettive (multinazionali, banca Mondiale, WTO, cc.), di entità sovranazionali (Unione Europea, NATO, OCSE, ecc.) ma nonostante questo (e non contraddittoriamente, visto il ruolo di poteri economici e politici esterni) riproduzione "a piccola scala" del meccanismo "Stato-nazione" nel proliferare delle lotte (vincenti o non ancora) per "piccole patrie" a base veramente o falsamente "etnica" (Kossovo, Paesi baschi, Kurdistan, Timor Est, Eritrea, ecc.).
Credo che, a differenza di énclaves come Macao ed HK, la questione della "riunificazione" di Taiwan alla Cina vada posta in questo contesto, aggiungendovi il problema dei "due sistemi" (istituzionali, politici, economici, culturali, formativi), che però si sta già sperimentando a scala ridotta con HK.
Personalmente ritengo che il problema si risolverà (pacificamente)solo quando l'egemonia cinese nell'area Estremo Oriente-Pacifico sarà tanto consolidata (e se i rapporti Cina-Giappone si evolveranno nel senso di quelli di altri sue "nemici storici" come Francia e Germania da non fare di Taiwan la scusa per un gioco di egemonie regonali) da determinare (contro il volere degli USA) una entità sovranazionale simile (ma non eguale, per ragioni storico-culturali) all'UE in quella regione (e senza la connotazione coloniale del tentativo giapponese della Seconda Guerra Mondiale) che includa Cina, Giappone, le 2 Coree riunificate, Vietnam, Laos Cambogia, Thailandia, Filippine, Myanmar, Nepal, Bhutan(come vedete non cito l'Indonesia che come più popoloso Stato islamico del Mondo dubito vorrebeb entrarvi, ma non si sa mai...). Altrimenti, se USA e Giappone e ambienti nazional-ottocenteschi taiwanesi da loro appoggiaticontinueranno ad usare il "caso Taiwan" in funzione anticinese si potrebbe purtroppo andare verso risultati drammatici su cala locale, regionale, planetaria.