Per legge, oltre ai limiti sui pubblici impieghi, lo straniero non pu? dirigere un giornare. In più alcuni ordini professionali, come quello dei giornalisti di alcune regioni italiane, non accettano l'iscrizione di persone senza cittadinanza italiana (in Lombardia lo accettano, nel Lazio no).
Per quanto ne so io a livello di legislazione generale, quella degli ordini professionali è molto obsoleta, aggiornamenti qua e la, ma richiederebbe invece una normativa generale chiarificatrice dell'autonomia dei singoli ordinamenti.
Ritornando al pubblico impiego, alla lunga non potrà esludere l'accesso agli stranieri se non è ragionevolmente giustificato.
Certo è che non si dovrebbe giudicare a priori gli stranieri come delle persone inaffidabili se non altro per il principio della presunzione d'innocenta dell'art. 27 della costituzione italiana (ho visto che siete stati molto tecnici, e così mi lascio andare anch'io :wink: ), ma è ragionevole che alcuni impieghi sensibili siano riservati alle persone con cittadinanza del luogo, magari combinando criteri di meritocrazia e anzianità come già succede (gli inaffidabili, in generale, non hanno unica cittadinanza, ci sono anche fra quelli che hanno la cittadinanza italiana).
Riguardo al diritto di volo in relazione al concetto di "pagare il conto" di Goldendragon, la Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992 capitolo C prevede la possibilità attribuita allo straniero di rientrare sia nell'elettorato passivo che in quello attivo per le elezioni amministrative se è regolarmente residente per almeno 5 anni (la stessa durata richiesta per ottenere il Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo). Il pegno quindi si paga, e ritengo che solitamente una persona che vota crede nelle istituzioni e negli ordinamenti italiani, quindi una cosa positiva direi. Solo che la Casta (va di moda ultimamente questo termine) dovrebbe adottare nuove politiche per rimanere sulle proprie poltrone, la paura è incombente. Fatto sta che tale convenzione col quale l'Italia dovrebbe unificarsi non è ancora stato ratificato, e tutte le iniziative locali susseguitesi negli ultimi anni hanno trovato nell'art. 117 della cost. e nei contenziosi al consiglio di stato un ostacolo insormontabile. La competenza di decidere su questioni riguardanti il diritto di voto è del parlamento, ma visto che non ha intenzione di ratificare la convenzione di Strasburgo ecco che si ferma tutto.
Al di là del merito sul diritto di voto per lo straniero che ha "pagato il conto" (i requisiti possono essere tipo 5 anni di residnza come la carta di soggiorno tento per intenderci), per cercare di giustificare l'inadempienza dell'Italia, mi chiedo se qualcuno di voi sa se le altre nazioni europee abbiamo ratificato o no tale convenzione. Potrebbe essere benissimo una convenzione inefficace, ma se fosse così dovrei capire chi lo ha voluto nel lontano 1992.