in attesa che babo riprenda la discussione (che ricordo ha come tema centrale il rapporto fra elaborazione autonoma in Giappone ed influenze occidentali di alcune concezioni e pratiche che ne hanno caratterizato la storia moderna in senso ipernazionalista, genocida, imperialista,: i punti da me elencati sono solo una PROPOSTA di ordine del giorno della discussione, non il tema centrale del topic), mi permetto di iniziare sul punto (1): concetto d "nazione".
In epoche antiche e medievali "natione" significava qualsiasi gruppo umano accomunato da alcuni tratti relativi alla lingua, alla cultura, alla residenza e senza alcun rapporto con lo Stato di apartenenza (e tanto meno con le dinastie regnanti, che non erano affatto della stessa matrice dei sudditi); si parla così di "nazione" sannita (per dire "popolo", di "nazione perugina" ad ssisi (per dire i mercanti di Perugua in quella città), di "nazione" ugonotta a Parigi (per riferirsi alla fazione di religione protestante), di "nazione turca" a Venezia comprendendovi sudditi del Sultano ottomano ma anche dei sovrani mamelucchi egiziani, di "nazione" lodigiana a Milano (relativamente ai filatori provenienti dal Lodigiano, mell'ambito dello stesso Stato: la Signoria viscontea)
In nessun luogo del Pianeta, prima della Rivoluzione Francese, esiste il concetto moderno di "nazione" fatto coincidere coi cittadini di uno Stato tendenzialmente monoculturale e monolinguistico, il ui otere ne diventa espressione funzionale, simbolica e sacrale e quel concetto (rurro e solo occidentale) emigra sulle baionette rivoluzionarie francesi e poi con l'affermarsi della borghesia europea, con il colonialismo e con i processi di decolonizzazione che portano alla creazione appuno di nuove "nazioni" (in confini di solito fittiziamente stabiliti in età coloniale).
In sintesi: perché esistano "nazione" e "nazionalismo" devono esistere:
- una borghesia moderna collegata all'industrializzazione (non quela mercantilistica forentina, cinese, indiana, catalana, giapponese o portoghese);
- un'ideologia espressione di quella borghesia elaborata in termini letterari, simbolici e politico-istituzionali;
- un'egemonia di fatto di quella borghesia nell'economia e (almeno in pate) nella politica.
Tutto questo é avvenuto solo in Occidente e dall'Occidente é stato diffuso altrove.
Ritengo perci? improprio parlare di "nazione" e quindi di "nazionalismo" in Giappone prima dell'assunzione da parte del Giappone stesso (fra l'epoca Meji e la post-Meji) del modello concettuale di "nazione" occidentale.
Naturalmentequeto non vuol dire che non esistesse un concetto collettivo di comunità secondo ideologie dominanti (ed in evoluzione)in Giappone in epoche anteriori, su cui si potevano perfettamente strutturare (come in effetti é avvenuto) suprematismi, razzismi, strategie aggressive, appartenenze, simbologie, ma tale concetto non corrispinde a quello di "nazione". Ci? vale anche per il Giappone e rappresenta il primo e fondamentale elemento di mutamento radicale e profondo del panorama giapponese (assieme, non a caso, all'industrializzazione e quindi alla creazione di nuove lassi sociali, borghjesia e proletariato industriale, su cui torno quando affronteremo il punto 2) ad opera di fattori provenienti dall'Occidente.