per vampiremiyu:
ci sono tanti tipi di sapere e di saper fare e ben pochi si imparano all'università; io quello che so lo devo più a esperienze, viaggi, letture, lavoro che all'università e se sono convinto che studiare sia importante non intendo solo e soprattutto lo studio obbligato da un professore, ma la ricerca autonoma, che si pu? fare attraverso un gioco (es. il Xiangh-Qi o li cacchi), un'arte marziale, il suonare uno strumento, il viaggiare, il proprio lavoro, le letture, ecc.
Il commercio se fatto bene é un'ARTE ed ha un valore culturale enorme e se il Mondo si é evoluto e se elementi culturali (stili, mode, leggende, religioni, elementi artistici, tecnologie, linguaggi, poesie, racconti, ecc.) sono stati diffusi da un luogo all'altro della Terra in pasato lo si é dovuto SOPRATTUTTO ai commercianti, fissi o itineranti (oggi si direbbe al dettaglio e "importatori/esportatori": senza gli uni non esistono gli altri), nell'Impero Romano, sulla Via della Seta, nell'Europa medievale e rinascimentale, nel mediterraneo, ecc. .
Non é vero che oggi non sia più possibile, come vogliono farci credre le grandi multinazionali. Al contrario, il valore immateriale (perci? culturale e storico) dei prodotti (cibi, profumi, film, bevande, oggettistica, abiti, CD, ecc.) é sempre più importante nella definizione delle scelte dei clienti e nella conformazione dei prezzi ed in questo rientra il fattore "etnico" (esotismo, interculturalità, regionalismo, ecc.) costituito dalla provenienza dei singoli prodotti e degli stessi venditori e dagli elementi di cultura "altra" da quella dei clienti he essi possono veicolare.
Purtroppo questo é proprio un terreno su cui ancora i commercianti cinesi in Italia non stanno sfruttando le enormi potenzialità che avrebbero (e per questo io cerco in tanti modi di stimolarli a farlo, sulla base di esperienze fatte con altri operatori commerciali, nell'interesse di una crescita culturale ed economica comune e che sconfigga i pregiudizi), ma su cui solo i commercianti (in forma singola e associata) possono "fare la differenza" ed innescare processi economici, sociali, ma anche culturali, artistici e storici di grande portata.
Non lo possono fare i professori, gli antropologi, i sociologi, i laureati, neppure gli esperti di marketing, ma solo chi ha la responsabilità della compravendita di merci, se capisce che il suo ruolo non é quello di un operatore in franchising di una multinazionale (cioé di un servo) ma quello di una figura-chiave del panorama economico e culturale, oggi come nel Medio Evo, e che il commerciante vero ha saperi e saper fare che non lo rendono inferiore ad un professore o a un letterato!