cino4ever, naturalmente avere genitori che sono venuti in Italia dalla Cina, come é il tuo caso, é diverso che avere nonni che sono venuti a Roma dall'Umbria, dal Piemonte e dalla Sicilia, come é il mio caso, perché le differenze fra la lingua, la storia, la cultura cinesi ed italiane sono molto maggiori di quelle inerenti Piemonte, Sicilia, Lazio, Umbria..
Eppure ti assicuro che crescendo ho capito (attraverso esperienze, dialoghi, studi, soprattutto devo dire grazie a persone di culture "lontane") che anche i figli ed i nipoti di chi portava in sé e con sé la culura contadina degli eretici dolciniani biellesi, ovvero dell'orgoglio di matrice etrusca di una Orvieto anch'essa eretica nel Medioevo o ancora di una sicilianità intrisa (anche senza saperlo) di cultura arabo-berbera hanno qualcosa da riscoprire e da valorizzare, non risalendo romanticamente verso le proprie "radici", ma facendo dell'intreccio di quelle radici un punto di ancoraggio metodologico per ESSERE POI' APRTI a TUTT le "alterità" (culturali, religiose, sessuali, di orientament sessuale), per battersi per i diritti di TUTTI/E, per opporsi attivamente ai razzismi, agli stereotipi, ai suprematismi, ai nazionalismi, ai campanilismi, in fin dei conti soprattutto alle mistificazioni storiografiche e culturali ed alle strumentalizzazioni ideologiche e religiose.
Se ci pensassimo di più, scopriremmo che in Italia siamo quasi tutti "seconde" o "terze" generazioni, figli di flussi migratori interni quando non internazionali e con distanze culturali d'origine (e talora odi e conflitti lurisecolari, he molti stranieri non conoscono)rilevanti e importanti.
Se ci pensassimo di più scopriremmo pure che questa é una grande richezza, un'occasione straordinaria, che non dobbiamo perdere. Del resto sono gli esuli, i migranti, i "meticci", i rifigiati, che hanno fatto la Storia, da Paolo di Tarso a Napoleone, da Dante ad Einstein, e soprattuto alle folle anonime che hanno viaggiato lungo le vie carovaniere e sulle navi, sui carri e sui treni, talora in fuga dalla miseria, talaltra dalla violenza, talora per inseguire sogni e miti, altre volte perché trasferiti e comandati, quando non deportati o banditi o cacciati.
Che compito abbiamo, allora, secondo me, noi che sappiamo di non essere figli di INESISTENTI "realtà culturalmente pure", che scopo? Vivere, naturalmente, il meglio possibile e difendere i diritti nostri ed altrui, come tutti. Ma in più valorizzare ogni giorno e ovunque questo splendido ruolo di sradicati, meticci, migranti, ponti umani fra culture.
Perché, più che in ogni altro caso, come dice una canzone di Francesco De Gregori, "LA STORIA SIAMO NOI"!
E' anche un modo per rispettare gli sforzi dei nostri genitori e antenati che ci consentono oggi di porci questa domanda invece di quella, assai più terribile: "come mangerò domani?".