Sono perfettamente d'accordo con le vostre idee, ma la stupidità e la mediocrità esisteranno sempre, io stesso ho assistito con grande amarezza ad episodi analoghi, e guardacaso nella stragrande maggioranza dei casi sono gli adolescenti i protagonisti di tali scempi, ragazzi comunque in età da scuola superiore, tant'è che il pubblico ideale dello spettacolo sarebbe proprio quello estraneao alla fascia d'età menzionata.
Ho conosciuto molta gente che si prodiga anima e corpo in operazioni disperate per combattere questi muri, ma ho constatato come spesso rimangano confinati in ambienti semisconosciuti alla maggioranza. E sempre restando in tema di maggiornaza, vi assicuro che il 99% delle persone bianche appartenenti ad un ceto sociale medio (in un contesto prettamente italiano e includendo le mie amicizie) con cui ho parlato di certi problemi , rimaneva scettico sulla veridicità delle mie parole in merito al fatto di aver vissuto certe vicende sulla mia pelle.
Ecco perché voglio diventare famoso.
Voglio diventare famoso perché la gente stia a sentire ci? che ho da dire, per avere la possibilità di parlare con Veltroni piuttosto che con Fini o Ciampi o chiunque altro detenga il potere di certe problematiche senza che mi prendano per un pazzo, voglio diventare famoso perché vedendomi la gente finalmente impari a rispettare le persone della mia etina e la maggior parte delle cicatrici che mi porto sul corpo e nell'anima sanno quanto tengo a tutto ci?.
Purtroppo i più dei famosi in Italia scelgono la vita agiata e quella mondana fine a se stessa, salvo poi comparire di tanto in tanto come testimonial di qualche campagna benefica giusto per per farsi pubblicità (attenzione, non voglio generalizzare). Ma anche la fama non è sempre sinonimo di qualità, anzi, così basta uscire da un reality o fare la velina e il giorno dopo sei diventato un attore/trice e compari su ogni ogni testata.
Io ho scelto da anni un'altra strada, ma ci riuscirò lo stesso.
Caro Marco Wong, grazie della segnalazione, mi informerò e valuterò senz'altro.
Caro Cavallo, mi hai proprio anticipato, ho letto lo stesso articolo questa mattina su "Repubblica", e volevo proprio parlarne. Il film, in chiave certamente meno ironica pare affrontare la medesima tematica del citato "Un nero in casa" va comunque visto, potrebbe essere il capostipite di iniziative analoghe. Riguardo alla ricerca degli sponsor che arretravano a causa di personaggi neri, bè, non fa altro che sostenere le mie tesi.
Ciao Sabrina, mi fa piacere che tu abbia visto il director's cut di Gangs, qui in Italia non è arrivato e nemmeno io ho avuto occasione di vedere le parti tagliate (mia compresa), riguardo a SAID, posso felicemente dirti che è in assoluto il ruolo poù eccitante e coinvolgente che mi sia mai stato offerto perché oltre a non ricalcare stereotipi (Chang, il personaggio di Rex ad esempio, parla italiano, ma mi erano stati imposti molti "picchetti" interpretativi, come una certa rigidità nell'espressione e movimenti controllati in generale, insomma fedeltà all'idea che l'italiano medio conserva nei riguardi di un boss mafioso cinese... più stereotipo di così) il il regista mi ha dato la possibilità di interpretarlo a mio piacimento tenendo in considerazione che Santino apparentemente è un pagliaccione che ama esagerare, magari sembrando un pò impasticcato; cerca di metterti a tuo agio, ma alla minima mossa sbagliata ti puoi ritrovare in un lago di sangue senza renderti conto di come sia accaduto. Ho dovuto imparare con non poca difficoltà alcune battute in giapponese ma.... bè, spero davvero lo vedranno in tanti questo film!!