credo ci siano vari problemi ancora insoluti:
1) si fa confusione soprattutto da parte delle Istituzioni (e di alcune cooperative sociali, non tutte) fra MEDIATORE CULTURALE e MEDIATORE LINGUISTICO e si riduce la funzione del primo a quella del secondo (che e' diversa e meno articolata) prendendosi in giro da soli e generando equivoci: ad esempio, nella sanita' non basta TRADURRE le parole, perche' i concetti stessi di malattia, diagnosi, cura sono diversi nella cultura italiana, senegalese, cinese, marocchina, peruviana;
2) talora si commettono gravi errori come quelli che ho descritto in un orecedente post, per carenza di risorse, ossia si usano come "mediatori culturali" persone di cultura del tutto diversa da quella del gruppo target (es.: una filippina con le egiziane, le rom, le rumene, ecc.);
3) si usano italiani o stranieri che hanno fatto corsi di mediazione culturale tenuti da ITALIANI che non hanno preparazione metodologica adeguata o si usano persone senza preparazione del tutto (una cosa e' far parte per nascita di una cultura ed un'altra saper mediare fra quella cultura e un'altra come cose diverse sono conoscere l'elettronica o l'inglese e saperli insegnare).
La vera mediazione culturale secondo me puo' essere fatta SOLO da persone di seconda generazione o migranti che siano stati lungamente in Italia e SOLO dopo aver acquisito nozioni basilari di socioplogia, antropologia (ad esempio inerenti i concetti di identita', cultura, salute, ecc.), psicologia, ecc.
Tutto il resto e' fumo negli occhi, spreco, speculazione, demagogia quando non danno.