direttorTonelli, in altri topic (vedi "cucina adattata" e vediin esso i link a topic del passato) potrai notare che:
- alcuni Associni da tempo (saru, silvia, io, ecc.) tentano di stimolare un discorso di presa di coscienza da parte dei ristoratori cinesi sull'importanza della valorizzaziione sia delle cucine regionali, sia degli elementi immateriali (stoico-culturali) della gastronomia cinese;
- che alcuni Associni (shao yan ed altri) che hanno esperienza diretta o familiare di gestione di ristoranti cinesi in Italia sottolineano il rifiuto sistematico da parte dei clienti italiani del superamento del criterio del "cinese solo perché economico" e dell'accettazione di vere ricette cinesi.
Io credo, sulla base delle esperienze di ristoranti cinesi in altri Paesi (soprattutto Francia) e di ristoratori non Cinesi in Italia (soprattutto latinoamericani e mediorientali), che molto s possa fare ancora per quella valorizazione che non é solo "apertura" ma presa di coscienza della risoprsa identitario-culturale anche in campo gastronomico, ma concordo pure con le analisi assai critiche sul livello di cultura gastromiomica degli Italiani, che non a caso ho visto esere GLI UNICI che perfino all'estero cercano stupidamente le copie (malfatte) dei cibi a cui sono abituati in patria.
E a questo tipo di mangiatori di monnezze (quelli stessi che fanno la gioia dei fast-foofs, auguro anch'io di ingozzarsi di gelato fritto credendolo cinese (o di mangiare nei nuovi "ristoranti giapponesi"...gestiti da Cinesi, in Italia, convinti della "superiorità" del Giappone sulla Cina...), tanto il problema é mentale-culturale, non di integrazione, che si basa invece sul rispetto di se stessi, dell'"altro" e dell'"altro che c'é in noi" (ossia sul riconoscimento, per restare al terreno gastronomico, che parti rilevantissime della cosiddetta "dieta mediterranea" e delle cosiddette "cucine regionali italiane" sono in effetti di origine nordafricana, cinese, turca, araba, latinoamericana, ecc.)..