valec_88, lodo i tuoi sforzi e capisxco le difficoltà.
Sono a tua disposizione via Internet per darti una mano come posso; intanto ti consiglio di rivederti quel che é scritto su:
http://www.associna.com/modules.phpònam ... pic&t=4244 Credo si potrebbero verificare 2 diversi percorsi (anche in parallelo, ad esempio a pranzo o a cena nello stesso ristorante o in distinti ristoranti):
1) quello dei "pasti veloci" che tu dici;
2) quello della valorizzazione di specifici piatti cinesi (anzi di specifiche cucine regionali) VERI.
In entrambi i casi essenziale é la promozione, il marketing, senza la quale il rischio di fallimento é altissimo; una buona promozione garantisce invece un'alta possibilità di successo proprio perché chi innova ha meno problemi di concorrenza di chi si appiattisce su scelte che molti altri hanno già fatto.
nel caso (1) la promozione va fatta, senza mutare affatto le basi alimentari dei cibi:
* con una seria indagine di mercato dell'area dove il locale sito e quindi dei clienti potenziali di offerte di ristorazione rapida (impiegati, studenti universitari, dipendenti del commercio, ecc.), a cui va rivolta un'offerta specifica (prodotti da consumare in loco e soprattutto da asporto);
* con strumenti promozionali specifici (riconoscimento dei buoni-pasto aziendali, volantini studiati nella grafica e nei contenuti per la fascia sociale e di età effettiva, offerte di sconti a specifiche categorie, ecc. );
* eventualmente con soluzioni di arredo del locale (e di abbigliamento degli addetti: logo, colori sociali, ecc.) adeguate alla clientela;
nel caso (2), invece, il problema creare un flusso di interesse esoico sul piano culturale, fino a enderlo una "moda"; si tratta allora di puntare molto sugli elementi IMMATERIALI (cultura, tradizioni, anche non direttamente gastronomiche) di alcuni cibi-testimonial, scelti fra quelli di alta qualità della propria tradizione culinaria regionale non adattati e:
* creare campagne promozionali (volantini, depliants, ecc.) su tali aspetti;
* organizzare settimane gastronomiche attirando anche i media locali (con conferenze-sampa abbinate a degustazioni gratuite, micro-eventi musicali, degustazioni guidate, ecc.);
* partecipando ad iniziative interculturali nel territorio con stanfd, degustazioni, depliants, sponsorizzazioni, ecc.;
* producendo e diffondendo schede-ricettario (e anche ricettari completi se se ne hanno le ossibilità) ma in cui si valorizzino gli aspetti CULTURALI-STORICI di certi prodotti e delle eventuali corelazioni (es. l riso) con la diffusione dalla Cina all'Occidente;
* proponendo visite al locale da parte di insegnanti e studenti di Istituti Commerciali, Istituti Agrari, Istituti Alberghieri;
* contattando gli alberghi dell'area per promuovere la presenza di materiale pubblicitario e depliants (in Italiano, Inglese, Francese, almeno) presso le reception di tali alberghi, specie se non dotati di ristorantye interno;
* verificare la presenza nell'area di stazioni ferroviarie, di autocorriere, ecc. e fare iniziative pubblicitarie in tali sedi;
* partecipare a trasmissioni Tv locali, rassegne enogastronomiche, feste di quartiere per promuovere l proprie offerte di qualità.
Se i tuoi parenti, come credo, ci tengono a lasciare ai loro discendenti attività che abbiano un futuro, penso riusciranno a capire che continuare in Italia a farsi concorrenza al ribasso dei prezzi fra ristoratori cinesi che offrono più o meno tutti le stesse cose, raramente cinesi davvero, é una logica economicamente (ed identitariamente) suicida e sarano disposti a provare strade nuove.
Coraggio ne hanno avuto già a venire in Italia e avviare un'attività da zero, con enormi sacrifici, quindi non credo che il vero problema sia la paura dei rischi ma il conformismo, nel senso di fare quel che fanno gli alri".
Questo poteva andare bene quando i ristoranti (o i negozi di abbigliamento) cinesi in talia erano ochi; oggi serve la diversiicazione e il conformarsi a quel che gli altri fanno significa solo saturare il mercato e suicidarsi economicamente.
inoltre, é possibile che sugli alimenti e le bevande (inclusi té e tisane di qualità) cinesi ci debbano stra-guadagnare solo operatori italiani (come Castroni) o gestori di sale da te italiani e non i Cinesi, che forse quei prodotti li conoscono pure meglio, mentre i Cinesi devono svendere la loro culura gastronomica sia sul piano dei prezzi (a causa della saturazione del mercato e della non promozione dei valori storico-culturali) che del valore culturale-identitario?
Sveglia, alzate la testa, valorizzatevi: ne avete tutte le possibilità e le capacità!