se vuoi combattere l'ingrosso, per favore non accusare intere comunità di:
- essere mafiosi;
- vendere prodotti tutti tossici;
- vendere prodotti fattio da schiavi;
- essere delinquenti.
Che c'entra con l'ingrosso?
Sarebbe lo stesso che dire che i residenti e commercianti italiani di Esquilino sono stati (il che non é vero se non per parte di loro):
- tutti camorristi e borsari neri;
- tutti ladri che hanno venduto i negozi a 3 volte il valore (ai Cinesi);
- tutti sfruttatori di migranti negli appartamenti sovraffollati.
Ogni generalizzazione (ed é proprio lo stile di Caratelli, mi spiace) porta solo alle chiusure, ai ghetti, ai pregiudizi, mai alla soluzione dei problemi.
Inoltre é ovvio che li degrado del passato non giustifica quello presente, ma bisogna ricordare agli smemorati e agli strumentalizzatori che Esquilino STAVA PEGGIO prima dell'arrivo dei migranti (vogliamo parlare della tragicomica vicenda di MAS???), tanto per sottolineare che IL PROBLEMA NON SONO I MIGRANTI (Cinesi e non), ma l'assenza di un progetto complessivo per l'area Esquilino-Stazione Termini che valorizzi la multietnicità (non solo con episodiche iniziative a Piazza Vitorio) come risorsa invece di criminalizzarla.
Inoltre, sarebbe il caso di analizzare più seriamente quel che tu chiami "ingrosso" e che talora (anche da te) viene chiamato più corettamente "showroom".
Infatti "ingrosso" sarebbe se la maggior parte dei negozi cinesi avessero IN LOCO i depositi della merce, mentre così non é (su questo ho compiuto asieme ad altri antropologi uno studio nel 2004-2005, presentato poi in un convegno sponsorizzato proprio dal Municipo I, alla facoltà di Stud Orientali), perch i depositi sono in gran parte sulla Casilina, sulla Prenestina o oltre il raccordo (fanno eccezione i negozi di borse, che riforniscono gli ambulanti).
Quei negozi sono principalmente "show-rooms" dove i clienti al dettaglio e perfino grossisti (cinesi, ma anche di altre nazionalità, italiani compresi) vengono (anche da fuori Roma, perfino da fuori Italia, grazie al collegamento ferroviario e con l'aereoporto) a scegliere in una sorta di campionari, ordinano e poi le consegne sono fatte dai depositi.
La scelta dell'Esquilino é dipesa dalla vicinanza appunto alla Stazione Termini.
E' un aproccio commerciale diverso dalla vecchia distinzione ingrosso/dettaglio, assai più flessibile e assolutamente meno "degradante" delle sale bingo, dei tanti finti negozi gestiti dalle mafie e camorre italiane (vedi relazione della Procura della Repubblica di Roma) a Via del Corso, ad Ostia, a Magliana, a S.Giovanni (per non parlare dei bar, dei nights, ecc.).
Certo, si dovrebbe e potrebbe favorire una diversificazione che peraltro i Cinesi (ma anche i Bangladeshi, gli Indiani, i Pakistani) stanno avviando (per ora bar, phone-centers, attività di servizio, parrucchieri, ec.), ma non ipotizzando mitici "ritorni" ad un "commercio italiano" morto ad Esquilino da decenni (ed i cui ultimi rappresentanti hanno pure rifiutato i soldi che il Comune aveva messo a disposizione per le rivalorizzazioni dei negozi nel 2004-2005...), bensì studiando assieme ai migranti come fare di Esquilino un grande polo del commercio "etnico" (incluso, perché no, quello regionale italiano ancora rappresentato a esempio da alcuni istoranti, incluso l'equosolidale, ecc.), anche verso il resto di Roma (visti i collegamenti metro e ferroviari, come già avviene per il mecato rionale) e verso i viaggiatori che transitano e/o sostano a Termini.
Con un accordo intersoggettuale con Grandi Stazioni, l'Università, il Comune, il Municipio, la Provincia, la regione, le catene del commecio equosolidale, ecc. per PROMUOVERE con gli strumenti adatti (pubblicità, settimane gastronomiche, expo, navette, contributi e non solo divieti per la riqualificazione di insegne e arredo dei negozi, formazione sulle tendenze del marketing di nicchia, ecc.), fino a fare di Esquilino una GRANDE ATTRAZIONE (vera, non stile Disneyland interculturale) di Roma, socialmente, culturalmente e commercialmente, dentro la quale gli show-rooms (ridotti dalla diversificazione graduale) darebbero meno fastidio che le sale-giochi care ad alcune...famiglie calabresi.
Infatti, premesso che come sai bene ci sono all'Esquilino anche negozi cinesi che vendono al dettaglio e in vari settori merceologici (alimentari, ora anche un'enoteca, bar, ogettistica, gadgets, alberghi, ecc.), é il processo di diversificazione già lentamente avviatosi (lentamente peché i Cinesi hanno speso moltissimo per acquisire (in piena legalità) gli spazi e prima di reinventarsi le attività devono rientrare delle spese, su un arco pluriennale che include anche l'apertura di nuovi show-rooms per ampliare il reddito familiare: altro che capitali mafiosi!) che andrebbe favorito , non certo insultando l'operosità ed il risparmio cinese o ironizzando sulle banche italiane che aprono ad Esquilino filiali che concedono crediti ai Cinesi.
Se a te dà fastidio che io non mi auguri la tua elezione, pensa quanto possono dare fastidio le tue etichette generalistiche ai Cinesi di "mafiosi", "schiavisti", "delinquenti", ecc.!
E quanto alla tua elezione, vedi, io ti ripeto che non mi fido di chi dice che non aveva imbarazzo a candidarsi con il PdL di Alemamno e soci ed in più usa argomenti identici a quelli che Alemanno ha usato pochi giorni fa nella visita elettorale ad Esquilino.
Posso ovviamente sbagliarmi e tu essere un coerente oppositore della feccia alla Caratelli (il che non appare da quel che scrivi, scusami), ma allora sarebbe il caso che riorientassi un po' le tue forme di "neutralità" sulla tua candidabilità e le tue affermazioni sulle presunte "chinatown": chissà che tu non possa essere perfettamente in grado di dare in futuro più spazio al concetto di VALORIZZAZIONE MULTIETNICA invece che a quelli di DEGRADO e CHINATOWN? In fondo ti occupi di arte (oltre che di banca) e il concetto di "valore immateriale" ti é certo meno estraneo che la complessità degli intrecci delle delibere (con deroghe non chieste dai Cinesi..) o le forme (anche finanziarie) di solidarietà familiare allargata che scambi per mafie.
Se poi le tue posizioni dovessero drenare verso Rutelli un po' di voti che altrimenti finirebbero a Caratelli o ad Alemanno, all'Esquilino, opportunisticamente mi potrebbe anche andare bene: per sbarrare il passo agli amici ed alleati di Storace, della Mussolini, di Casa Pound, tutto potrebbe sembrare accettabile. Ma io sono convinto, invece, che inseguire le idee stereotipe su mafie, chinatown, degradi ed etnicità sia suicida perché alla fine la gente preferisce l'originale alla copia e perché compito dei democratici dovrebbe essere anche fare un'azione esplicativa, divulgativa, di demistidicazione, di argine antixenofobo.
In questo senso mi sono permesso di criticare le tue posizioni ed i tuoi affermati non imbarazzi.