se la ragazza é in coma ("naturale" o "farmacologico", ossia volutamente provocato per tenere il suo organismi a riposo) nessuno pu? incontrarla (e lei non é in grado di interagire con nssuno), quindi le visite sono impossibili.
Se e quando le visite saranno possibili, secondo me si dovrebbe interagire con la famiglia (se la persona in questione vede uno slancio emotivo da estranei-connazionali più che dalla famiglia pu? anche peggiorareil suo stato psicologio) per valutare le forme di rapporto con lei ed anche per aiutare i genitori stando loro vicini (pensate al dramma loro) e supportandoli nelle incombenze del caso (burocratiche, linguistiche, ecc.) e delle loro necessità concrete (già, io sno un irriducibile "materialista"...).
Si tratta poi di capire davvero perché ha cercato di morire e questo é possibile solo con l'aiuto di psicologi (la ASL dovrebbe intervenire in questo senso e un aiuto che si pu? dare é proprio quello di far sì che la famiglia accetti e pretenda tale accompagnamento, che probabilmente dovrà durare mesi, come la stessa riabilitazione fisica).
Le notizie stampa parlano di "degrado", di una vita in una stanza di 1 m x 2 senza finestre ma non so se sono attendibili, anche perché i tentativi di suicidio di adolescenti spesso hanno motivazioni profonde intrecciate con inneschi motivazionali immediati assai complessi e non é facile saperne le vere cause.
Certo, se qualcuno aiutasse la famiglia a vivere in condizioni migliori non farebbe male alla ragazza, ma il problema pu? non essere soprattutto questo.
In ogni caso, assieme ai familiari, quando fosse possibile incontrare la ragazza credo sarebbe utile aiutarla ad avere PIU' motivazioni per vivere, con interazioni leggere, senza farla diventare una martire-eroina (altrimenti lei o altri possono elaborare l'idea pericolosissima che tentare il suicidio sia la strada corretta per far conoscere e risolvere i propri problemi).
Essere accanto alle persone che soffrono é giustissimo, farle diventare "casi mediatici" o "martiri" é pericolosissimo.
Molti anni fa (1975) io ho avuto a che fare, nell'ambito della mia militanza politico-sociale, con Donatella Colasanti (é morta di cancro nel 2006), la ragazza romana sopravvissuta per essersi finta morta (a differenza di Rosaria Lopez) allo stupro, alle sevizie ed all'uccisione perpetrate dai 3 fascisti di famiglia ricca Izzo, Ghira e Guido al Circeo.
Era una ragazza coraggiosissima e per 30 anni si é battuta perché gli aguzzini pagassero nonostante le complicità degli "ambienti bene" romani e dei neofascisti spagnoli e latinoamericani. (Guido fugge a Buenos Aires e lo arrestano solo nell'83, Ghira si arruola nel Tercio spagnolo nel 1976 e forse é morto in Spagna, Izzo fugge nel 1993 in Francia dove viene riarrestato, nel 2001 pttiene la semilibertà e torna ad ammazzare 2 donne a Campobasso nel 2005!)
Ebbene, nelle settimane dopo il ricovero a causa dell'orrenda violenza da lei subita, amici, coetanee, media la soffocarono di attenzioni e di curiosità mischiata alla solidarietà e il suo equilibrio ne avrebbe risentito moltissimo, se non avesse trovato in sé e nelle sue convinzioni la forza di vivere e di capire che vivere vuol dire sempre lottare.
Ovviamente il caso pratese é diverso, ma volevo sottolineare che a volte ondate di eccessiva "vicinanza" e "affetto" fanno più male che bene; tutto va dato e detto nelle dosi adeguate e soprattuto va fatto A LUNGO , mentre le ondate suddette sono spesso eccessive nelle prime settimane e poi si azzerano drammaticamente, lasciando la persona ancor più fragile e sola.
Se si vuole aiutare la ragazza di Prato, forse si deve pensare a rapportarsi con lei (e con i suoi genitori), "leggermente" non nei prossimi 15-30 giorni ma nei prossimi 15-30 mesi!