Ok non voglio fare lo sbruffone... ma
io il libro l'ho letto in circa 4 ore.
Opinione veloce: per 9Ç mi aspettavo un libro più tosto, invece è un libercolo che riporta le traduzioni dei discorsi e delle lettere aperte dall'aprile del 2008 fino a ritornare ai discorsi degli anni '90.
Cosa mi è piaciutoLo stile lineare, la semplicità di linguaggio e i pochi ghirigori della dialettica
Cosa non mi ha soddisfattoLa carenza di dettagli storici, si citano solo date e eventi storici importanti. La scansione cronologica all'indietro non dà un degno quadro generale sulla questione.
RiepilogoE' una lettura interessante, ma non esaustiva. Diffido dal comprarlo, ci sono sicuramente libri più esaustivi in quella fascia di prezzo.
Sono varie lettere e discorsi rivolti a varie popolazioni, a quella tibetana e a quella cinese, a quella internazionale e a quella europea.
Se nel primo capitolo il Dalai Lama ha esortato una vera e concreta autonomia della regione all'interno dello stato cinese (autonomia regionale dunque), man mano che passano le pagine si evince la volontà di una indipendenza da
Svizzera, come Stato neutrale cuscinetto tra India-Pakistan-Cina (Pakistan è stato più volte sotto il mirino nazionale per l'inchieste del nucleare).
Ma sottolineo che le rinvedicazioni di una pacifica indipendenza culturale e formale sono cronologicamente più lontane. Dunque la soluzione della autonomia "Stato nello Stato" è quella più auspicata dal capo spirituale.
I discorsi sono del tutto circolari, rispettano la dottrina/filosofia buddista, si cerca spesso a ricondurci alla parola del dialogo, i toni sono pacati e di estrema fratellanza, non cerca di puntare il dito, ma cerca di includere le parti.
Ma cosa viene evidenziato pure? Esiste un governo ombra eletto dai tibetani stessi in democrazia, dove il Dalai Lama non è incluso. Egli stesso sà di non essere tanto un peso politica ma tuttalpiù di conforto morale e spirituale.
Io aggiungo che data l'età, difficilmente potrà vedere un risvolto a lui positiva del Tibet al termine della sua vita. Questo perchè? E' un profugo, un esiliato, è scappato dai perseguimenti. Difficilmente uno così pu? essere leader del proprio movimento pacifico. Questo in sintesi quello che rinfacciano i giovani tibetani, di essere un capo poco presente fisicamente nella loro lotta.
Perchè dico questo? Ci sono grandi esempi storici di lotte pacifiche,
Mahatma Gandhi e
Martin Luther King. E questi due hanno portato svolte epocali. Aggiungiamo anche il buon
Nelson Mandela.
Con tutta onesta, la vedo molto dura che il Dalai Lama possa essere ricordato per tutto ci?. Lo ricorderemo solo per il premio Nobel e per essere l'esponente religioso più cool/rock-star del secolo scorso, insieme a papa Wojtyla.
Vorrei anche sottolineare che tutti i sopprusi, le persecuzioni e tutte le violazioni dei diritti umani in Tibet, non sono solo una caso a macchia di leopardo: l'intero sistema paese della Cina è egemone rispetto a questi fatti, tali trattamenti vengono rivolti ai tibetani come ad altri cinesi in altre province della Cina. Quindi, non prendiamola come una lotta di classe, bensì auspichiamo a un cambiamente lento e silenzioso di certe metodiche all'interno di un paese che ha goduto di un evoluzione economica, non al passo di quella civile.
In ultima istanza... consiglio di leggere l'ultima biografia di Martin Luther King, edita da Mondadori. Anche in questo caso ho letto il libro, e ritengo che sia una raccolta strepitosa delle azioni del pastore luterano, in quanto ha saputo riproporre questo modello nella allora
democratica america
Con questo non voglio dire che i grandi leader debbano essere per forza assisinati, ma devo anche dire che il coraggio di certi modelli portano grande carisma e conforto alle lotte pacifiche.
PS. Caro Yun (alias nickname Dalai)vorrei tanto capire se tu sia veramente quello che dici di essere.
Leggendo ho capito che i veri rifugiati sono gente che è dovuta scappare, che è dovuta fuggire da casa. Hanno una storia da raccontare, tante cose da dire, un racconto su cui farci riflettere
Tu invece ti schieri contro, porti il dialogo a un punto di rottura, porti a raffronto duro e poco benevole verso il prossimo (per quanto possa essere aggressivo). La filosofia del dialogo pacifico va anche applicata nel mondo virtuale di questo forum, è veramente deplorevole che lo debba sottolineare io.E se il mio (pre)giudizio non mi inganna, tu puoi essere inquadrato come un italiano ex-sessantottino, o comunque come uno che ha creduto nella lotta Rossa o Nera di quegli anni, gli anni di Piombo, gli anni della lotta di classe con una bandiera sempre alzata (che non era il tricolore).
La gente allora aveva qualcosa su cui lottare e farsi valere.
Oppure sei della storia più recente, risalente a vent'anni fa con la caduta del muro di Berlino, dove molti Paesi del URSS si sono smembrati (e credo tu auspico questo, che un ex Paese comunista possa perdere territori, ma se la politica odierna della RPC chiede a gran voce la riunificazione con Taiwan, la vedo molto dura nel campo della diplomazia :roll:
), forse sei uno di quelli che ha detto no alla guerra del Golfo.
Oppure sei un mio coetaneo, quello che per un breve periodo ha issato la bandiera della pace sui balconi, andava a fare i cortei contro il ministro dell'istruzione Moratti o la guerra in Iraq dopo l'undici settembre.
E se la mia analisi sempliciotta non mi inganna, il Tibet ora è nei cuori di tutti come la lotta generazionale di questi tempi, e la bandiera gialla cui sventolare sui balconi, quello che accumuna tutti. Una volta era la guerra in Vietnam che cantava Bob Dylan e Gianni Morandi, ora siamo tutti Pro Tibet con Madonna e Richard Gere. Dobbiamo sentirci in pace e buoni, dobbiamo sconffiggere il male sconosciuto, il Governo Cinese.
Suvvia... la soluzione non è semplice, nessuno conosce a fondo le filosifia politiche che stanno dietro alla Cina e al Tibet, nessuno in Italia studia capisce certe logiche dei partiti odierni, e il Tibet non si studia nelle scuola italiane (colpa di una riforma Gentile troppo vetusta).
Credimi, bisogna avere paura da questa onda mediatica, tra 4-5 anni molti si saranno già scordati di te. Ci siamo già scordati delle bombe a Sarajevo, delle guerra in Kosovo, dei bambini morti dai terroristi ceceni nella scuola di Beslan, della guerra in Iraq, di quella in Afganistan e di quella civile in Libano.
Io me li ricordo perchè ho un cuore da giornalista, spero che anche tu possa ricordarti di tutto ci? con abbastanza lucidità.
Ma gli italiani dimenticano, sono peggio dell'Alzhaimer, e sono manipolati dall'emotività mediatica che ci riempe nelle tempia.
Dimmi te chi sei, io una vaga idea di quello che puoi essere c'è l'ho. Dammi un segnale, perchè secondo me è ora di presentarsi e mettere sul tavolo diversi argomenti su cui discutere, in modo onesto e rispettoso. E non solo a decomenttare e dare dell'inetto al prossimo, questo è veramente poco buddista, e anche poco carino :cry:
Insomma, chi sei?