La democrazia più grande del Mondo! - page 5 - Attualità - Associna Forum

Autore Topic: La democrazia più grande del Mondo!  (Letto 13454 volte)

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marcowong

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« Risposta #60 il: 29 Agosto, 2008, 01:18:52 am »
Citazione da: "Alex80"
Quale articolo è sbagliato, e in che senso lo è?
Comunque come ho già detto in precendenza, mi è chiaro che ci sono delle peculiarità che contraddistinguono il modello cinese da quello occidentale, ma rimane il fatto che in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un sistema che si fonda sulla diseguaglianza e ne genera, e che porta ad uno sfruttamento incontrollato delle risorse del pianeta.
.

quello che tu hai postato: http://www.affarinternazionali.it/articolo.aspòID=467
Nel paragrafo "Sete di petrolio2 si imputa l'interesse all'Africa della Cina solo alla necessità di approvvigionamento, e si dipingono i bassi prezzi  delle merci cinesi come una rovina dell'economia africana.
E si definisce spregiudicatezza il fatto che gli aiuti cinesi siano incondizionali.
Cose che, come avevo scritto, sono tutte assolutamente opinabili ed ho riportato alcuni dei controesempi.

Alex cerca di spiegare bene qual’è il tuo punto cosa intendi dire. Prima dicevi:

Citazione da: "Alex80"
Il miracolo economico della Cina, così come di molti altri Paesi emergenti, è avvenuto soprattutto tramite l'imperialismo economico occidentale, e nasconde quindi una dolorosa storia di sfruttamento. .

Quindi pareva che il tuo punto fosse se il modello cinese venisse dall’imperialismo occidentale. Poi scrivi:

Citazione da: "Alex80"
... la situazione dell'Africa, che è il punto che maggiormente mi premeva, ....

 E poi, ancora:

Citazione da: "Alex80"
In questo contesto, la mia domanda non è "la stampa occidentale fa disinformazione sulla Cina?" (e comunque, se lo fosse, so perfettamente che la risposta sarebbe sì), bensì "la Cina vende armi ai Paesi africani?" .


Insomma, qualè il punto che vuoi spiegare? Che il modello cinese è simile a quello imperialistico occidentale, la situazione dell’Africa o se la Cina vende armi ai paesi africani? Francamente, mi sembra che il tuo punto cambi ad ogni commento. Nulla di male, ma allora parti un post specifico e spiegalo lì chiaramente.
« Ultima modifica: 29 Agosto, 2008, 01:50:40 am da marcowong »

Dubbio

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« Risposta #61 il: 29 Agosto, 2008, 01:44:44 am »
Citazione da: "marcowong"
Insomma, qualè il punto che vuoi spiegare? Che il modello cinese è simile a quello imperialistico occidentale, la situazione dell’Africa o se la Cina vende armi ai paesi africani? Francamente, mi sembra che il tuo punto cambi ad ogni commento. Nulla di male, ma allora parti un post specifico e spiegalo lì chiaramente.

Non mi sembra che cambi ad ogni commento, ma semmai che ad ogni commento metta in luce diversi aspetti della stessa tesi che a suo avviso ne confermano il fondamento.

Dire che il modello cinese è costruito sulla logica di quello occidentale, che la Cina si comporta verso i paesi africani con un atteggiamento di fondo non diverso da quello degli occidentali, e che come gli occidentali la Cina vende armi al terzo mondo, è un discorso assolutamente coerente.

Io non sono così convinto che sia un discorso del tutto giusto, quantomeno mi sembra prematuro affermarlo, perché se è vero che le caratteristiche dell'evoluzione tecnologica possono essere tali da rompere molti ponti e molte continuità nella storia e nella cultura di un paese, quanto più il progresso tecnologico è veloce, è anche vero che l'esperienza cinese sembra avere peculiarità che non si rinvengono nei paesi che l'hanno preceduta nell'industrializzazione e nella terziarizzazione.

Staremo a vedere, quello che trovo semmai poco positivo in prospettiva è l'eccesso di nazionalismo e l'idea di essere in marcia per diventare i primi nel mondo che sembra essere diffusa tra molti cinesi.
Mi ricorda la retorica americana della grande nazione che ha la vocazione di salvare il mondo, e non è un bel ricordo.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Dubbio »

Idra

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« Risposta #62 il: 29 Agosto, 2008, 02:48:26 am »
Niente di male se si trattano questi argomenti e se si hanno opinioni diversi, soprattutto trattandosi di questioni che hanno una complessità non indifferente. Ma il gentile consiglio del moderatore Cao cao di prendersi un the' verde e di non uscire dal argomento del topic, fatto causato probabilmente dell'appassionamento dei partecipanti agli argomenti fuoritema poi sviluppatosi in questo topic, non viene preso da nessuno? Gli argomenti emersi in questo topic meritano uno sviluppo a se, e risulterebbero sicuramente molto interessante e di più agiata comprensione, oltre che per i diretti partecipanti, anche per i lettori, ricordiamoci anche di loro (basta guardare il numero di lettura del topic). Da circa due pagine, se non più, non si parla più dei fatti di cronaca accaduti in India (questa non viene nominato neanche per sbaglio) e della iniziale discussione sulle parole "la più grande democrazia".
Chiedo venia per questo intervento anch'esso off-topic, anche perchè con meno rigidità si pu? proseguire la discussione anche in questo modo, chi segue bene, chi non segue si attacca; del resto capita anche per altri topic di questo sito, ma, trattandosi di argomenti complessi e interessanti, forse si affronterebbero meglio se non li si mescolassero con altri in un unico topic.
Suggerisco il titolo di un eventuale nuovo topic: "Differenze e similitudini dell'ascesa egemonica cinese rispetto all'esperienza storica occidentale" o qualcosa del genere (e magari più breve, visto che il forum non accetta titoli così lunghi).
Contribuiamo tutti a rendere migliore questo speciale forum.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra »

Alex80

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« Risposta #63 il: 29 Agosto, 2008, 02:51:34 am »
Citazione
Citazione da: "marcowong"
Citazione da: "Alex80"
Quale articolo è sbagliato, e in che senso lo è?
Comunque come ho già detto in precendenza, mi è chiaro che ci sono delle peculiarità che contraddistinguono il modello cinese da quello occidentale, ma rimane il fatto che in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un sistema che si fonda sulla diseguaglianza e ne genera, e che porta ad uno sfruttamento incontrollato delle risorse del pianeta.
.

quello che tu hai postato: http://www.affarinternazionali.it/articolo.aspòID=467
Nel paragrafo "Sete di petrolio2 si imputa l'interesse all'Africa della Cina solo alla necessità di approvvigionamento, e si dipingono i bassi prezzi  delle merci cinesi come una rovina dell'economia africana.
E si definisce spregiudicatezza il fatto che gli aiuti cinesi siano incondizionali.
Cose che, come avevo scritto, sono tutte assolutamente opinabili ed ho riportato alcuni dei controesempi.

Alex cerca di spiegare bene qual’è il tuo punto cosa intendi dire. Prima dicevi:

Citazione da: "Alex80"
Il miracolo economico della Cina, così come di molti altri Paesi emergenti, è avvenuto soprattutto tramite l'imperialismo economico occidentale, e nasconde quindi una dolorosa storia di sfruttamento. .

Quindi pareva che il tuo punto fosse se il modello cinese venisse dall’imperialismo occidentale. Poi scrivi:

Citazione da: "Alex80"
... la situazione dell'Africa, che è il punto che maggiormente mi premeva, ....

 E poi, ancora:

quote="Alex80"] In questo contesto, la mia domanda non è "la stampa occidentale fa disinformazione sulla Cina?" (e comunque, se lo fosse, so perfettamente che la risposta sarebbe sì), bensì "la Cina vende armi ai Paesi africani?" .

Insomma, qualè il punto che vuoi spiegare? Che il modello cinese è simile a quello imperialistico occidentale, la situazione dell’Africa o se la Cina vende armi ai paesi africani? Francamente, mi sembra che il tuo punto cambi ad ogni commento. Nulla di male, ma allora parti un post specifico e spiegalo lì chiaramente.


In ogni mio post mi sono focalizzata su un certo punto specifico, nell'ambito però di un discorso generale che si prefiggeva di essere unitario; se tu deconstestualizzi così le mie frasi sembra che siano nate dal nulla e non fossero legate da nessi logici. :-D...ecco in sintesi, come si collegano le varie cose che ho detto:
- Poichè ritengo che, allo sviluppo della Cina, così come di molti altri Paesi emergenti, abbia dato un significativo impulso anche la delocalizzazione delle imprese occidentali in quei Paesi, con il conseguente sfruttamento di manodopera, mi sembra che riconoscere il successo a cui questi Paesi sono arrivati, implichi implicitamente il riconoscimento del successo di quel modello economico. Ecco perchè, mi lascia un po' perplessa esaltare quei successi economici: in buona parte, ne è stato complice quello stesso modello di cui si denunciano le ingiustizie. Cioè, se si guarda esclusivamente ai risultati, è chiaro che c'è solo da rallegrarsi se una consistente fetta di umanità è in questo modo riuscita ad uscire dall'arretratezza, ma non bisogna perdere di vista il fatto che il percorso tramite il quale si è arrivati a una tale situazione, è stato lo sfruttamento perpetrato da altri, e non la presenza locale di un alternativo ed evoluto modello di sviluppo, che è stato in grado di superare i contrasti tipici del capitalismo. Se così fosse, in questi Paesi emergenti non ci sarebbero forti divari nella stratificazione sociale. E chi è uscito dall'arratretatezza, si appresta ad utilizzare gli stessi meccanismi di cui è stato succube, verso altri, perchè sono insiti nella sopravvivenza di questo sistema economico.
- La Cina, adesso, è nella condizione di potersi emancipare completamente dalla subalternità all'Occidente, ed è un Paese con un enorme potenziale di sviluppo; per poter sostenere i suoi poderosi ritmi di crescita, che a prescindere dal ruolo ancora molto marcato che svolge lo stato nella gestione economica, si basano su un consumismo di modello occidentale, ha anch'essa, come i Paesi occidentali, bisogno di garantirsi l'accesso a determinate materie prime; di conseguenza, sta attuando una politica che le permetta di estendere la sua influenza laddove queste risorse siano reperibili.
- A questo punto, si inserisce il discorso che ho fatto sull'Africa, verso la quale la Cina sta dimostrando un grande interesse. Come sia tu che Cavallo mi avete fatto osservare, c'è diversità nel modo in cui l'Occidente e la Cina cercano di affermare la propria presenza in quel continente: il primo tenta di imporre la propria visione politica del mondo, per favorire  i propri interessi, la seconda, invece, non è interessata a dare "lezioni di civiltà", e senza imporre ideologie riesce a raggiungere i propri scopi comunque. A parte questo, però, in entrambi i casi ci ritroviamo di fronte ad una situazione in cui, per il perseguimento dei propri fini, si arriva ad azioni spregiudicate come la vendita di armi a Paesi in cui sono in corso dei conflitti, e quindi, almeno sul piano degli effetti e dei mezzi, dal mio punto di vista la presenza cinese e quella occidentale in Africa sono in qualche modo assimilabili. Detto in parole spicce, si fa tutto questo in nome del dio denaro, e non della filantropia.

Spero di essere riuscita a spiegarmi meglio adesso, anche se, complice l'ora, potrei aver fallito di nuovo...

Edit: Idra, ho postato questo messaggio prima di vedere il tuo intervento, scusami. Hai perfettamente ragione, comunque. Mi scuso con tutti, perchè più di altri ho alimentato questo immane off topic.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alex80 »

marcowong

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« Risposta #64 il: 29 Agosto, 2008, 11:08:53 am »
ho riportato l'ultimo post di Alex80 su un altro topic appositamente aperto del forum: modelli di sviluppo a confronto: Occidente ed Oriente

Pregherei tutti gli interessati a proseguire in tale sede.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da marcowong »

cavallo

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« Risposta #65 il: 29 Agosto, 2008, 11:53:45 am »
bene, così si torna al topic: il rapporto fra l'essere l'India un Paese democratico (per me "democratico" fra dieci virgolette; non ripeto perché non lo é affatto, neppure elettoralmente, per non dire della partition, dei fascioinduisti, dei partiti dinastici, ecc.) e le stragi di questi giorni.

A chi ha sostenuto che quelle stragi erano effettuate da "minoranze estremiste che sarebbero state perseguite dallo Stato" (scordandosi forse il sistema federale indiano, una sorta di ingigantimento di quello caro non a caso a Bossi...), sottolineo il passo seguente della corrispondenza di "Repubblica" di oggi dalle aree delle stragi:

http://www.repubblica.it/2008/08/sezion ... tiani.html
"A sentire i racconti di Padre Matthew e degli altri viene da domandarsi perché ci siano sono solo due agenti disarmati a proteggere i missionari quando entriamo nel giardino e negli uffici dell'Arcidiocesi che fanno angolo con una banca vigilata da una dozzina di poliziotti veri e privati.
(...) Difficile dire come mai la situazione sia finita "del tutto fuori controllo" - come ha detto il ministro degli Interni di Delhi. Il suo discorso ha fatto infuriare i governanti locali secondo i quali la polizia sta facendo il suo dovere e i casi di omicidio sono diminuiti se non addirittura finiti. Il capo ministro appartiene a un partito regionale moderato che gode però dell'appoggio determinante del Bjp, il partito di ultraortodossi sconfitto nel 2004 che tenta di riconquistare il potere a livello nazionale. Per questo suo obiettivo appoggia tutti i gruppi integralisti come il VHP del quale faceva parte lo Swami ucciso."

se leggiamo le testimonianze sulla "notte dei cristalli" in Germania nel '33 troviamo parole identiche...

si pu? poi leggere questo testo che spiega l'apparente contraddizione fra il fatto che queste violenze sono figlie del BJP (partito di governo in vari Stati indiani, va ricordato ad ogni istante) e il fatto che a livello federale il NJP in questa fase non sia al governo (anche se i sondaggi dicono che ci tornerà...):

http://www.asianews.it/index.phpòl=it&art=1731
"Dott. Dayal, come spiega questo aumento delle violenze in questi mesi, dopo la vittoria del Congressò

Il ricorso alla violenza è una pratica tipica della destra nazionalista indù del Bjp, del suo alleato Shiv Sena e dell'organizzazione fascista Rashtriya Swayamsevak Sang (Rss). La loro strategia è semplice: nei luoghi dove il Bjp ha il potere, minimizza la violenza fisica; nei luoghi dove ha perduto il potere usa la violenza per mantenere le minoranze nel terrore e svilire il partito al governo. Questo serve  ad approfondire una forte divisione fra le religioni e a far crescere il confessionalismo nei partiti. Ogni volta che il Bjp perde il potere, vi è un'ondata di violenza: è avvenuto anche dopo il 1979, quando il Bjp è uscito fuori dal governo. In alcuni stati e province, poi, dove il Bjp ha conservato il potere, vi sono addirittura leggi e sistemi di controllo della polizia che permettono di coprire gli assassini."

Vorrei che l'ultima frase: "In alcuni stati e province, poi, dove il Bjp ha conservato il potere, vi sono addirittura leggi e sistemi di controllo della polizia che permettono di coprire gli assassini" fosse chiarificatrice per tutti. Non si tratta di stragi estremiste ma di stragi di un partito-Stato (con ideologuia nazi-induista) e/o di un partito che era e vuole tornare ad essere Stato!

ancora, ecco le pratiche da lavaggio del cervello del CHP, la milizia fascioinduista del BHP:
http://www.asianews.it/index.phpòl=it&art=3360

Voglio infine notare che le violenze attuali sono orrende, ma quando nel 1992 il VHP distrusse la moschea di Ayofhya e massacrò 2.000 (DUEMILA) Musulmani non vi fu un riscontro mediatico altrettanto forte, perché non si trattava di Cristiani.

Aveva ragione il pastore tedesco Oscar Niemholler (detenuto nei lager nazisti) quando denunciava che mentre i nazisti attaccavano comunisti, omosessuali, ebrei, rom gli altri tacevano perché credevano non li riguardasse. Poi quando attacarono anche loro non c'era nessuno a difenderli...

La Storia si ripete, grazie alle sottovalutazioni in buona o cattiva fede di quelle che ci si ostina a dipingere come minoranze estremiste e non come partiti-stato.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

Myrddin-Merlino

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« Risposta #66 il: 06 Settembre, 2008, 23:47:58 pm »
Al  17? congresso nazionale del Partito comunista cinese (PCC), alla è stato presentato un interessante rapporto introduttivo, suddiviso in 12 capitoli, che rappresentano altrettanti capisaldi della linea e delle priorità del PCC.
 
1. Nel primo capitolo, si tira un bilancio dell’attività degli ultimi 5 anni. Si evidenziano i punti di avanzamento realizzati in termini di sviluppo economico (con una crescita media annua del PIL superiore al 10%); la sostanziale stabilità dei prezzi; l’aumento complessivo dei redditi reali della popolazione e la diminuzione dei livelli di povertà; la maggiore attenzione dedicata ai problemi dell’ambiente, della democrazia, dell’innovazione teorica, della lotta contro la corruzione e per il rafforzamento della ônatura di avanguardiaö del partito nelle nuove contraddizioni della società cinese, in coerenza con le propria finalità socialiste; la crescita considerevole del ruolo internazionale della Cina.
 
Ma, nondimeno, si sottolinea che nonostante tali risultati, si è ancoraölontani dalle aspettative della popolazioneö e che restano aperti molti problemi e difficoltà, come quelli relativi ad una ôcrescita realizzata con eccessivi costi sociali e ambientaliö; ôsquilibri nello sviluppo tra città e campagna, tra regioni, tra sviluppo economico e avanzamento socialeö; problemi di ôoccupazione, sicurezza sociale, distribuzione del reddito, educazione e salute pubblica, alloggi, sicurezza del lavoro, povertà, corruzione, burocratismoàö.
 
2. Nel secondo capitolo, assai impegnativo nella definizione del profilo politico-ideologico del PCC e del suo bilancio storico, emerge la volontà di ricercare una sintesi storica e teorica di tutto il percorso della Cina popolare, evitando rotture o scomuniche di vario genere (diversamente da quella che fu, in proposito, l’esperienza del partito sovietico). Ovvero, di ôsintetizzare l’insieme della saggezza e dei contributi di diverse generazioni di comunisti cinesiö.
 
Si ricorda che la trentennale politica di riforma e di apertura ispirata dalla seconda generazione (Deng Xiaoping), ôuna autentica nuova rivoluzioneö a cui il PCC continua ad ispirarsi, ôè stata condotta sulle fondamenta costruite dalla prima generazione di dirigenti del partito sotto la guida di Mao Zedongö, i cui meriti storici non vengono ripudiati, ma sussunti dentro una sintesi storica e teorica che pure comprende una valutazione critica della ôrivoluzione culturaleö e della teoria del ôprimato della lotta di classeö rispetto alla centralità dello sviluppo delle forze produttive, nella ôfase primaria di costruzione del socialismoö e in un paese ancora in via di sviluppo come la Cina.
 
Nel solco della ispirazione di Deng, si afferma il valore della teoria delle ôTre rappresentanzeö, che ha caratterizzato la politica della terza generazione e della leadership di Yang Zemin, che ha dato nuovo impulso allo sviluppo del ôsocialismo di mercatoö in un contesto internazionale assai complesso, riconoscendo il ruolo progressivo e il valore di differenti strati sociali (operai, contadini, tecnici, intellettuali, strati intermedi produttivi e imprenditoriali) in questa fase ôprimordialeö della costruzione del socialismo. Una fase, sottolinea la relazione, destinata comunque a ôdurare per una lunga fase storicaö, in cui ôla contraddizione principale continuerà ad essere quella tra necessità materiali e culturali crescenti della popolazione e inadeguatezza della produzione materiale volta a soddisfarleö.
 
Questa linea ha consentito, tra l’altro, di ôridurre da 250 a 20 milioni l’area di povertà nelle zone ruraliö. Si sottolinea però che - nel contesto delle nuove contraddizioni create dallo sviluppo accelerato in Cina - è necessario porre oggi l’accento su politiche di riequilibrio e di equità sociale, di sviluppo sostenibile ed eco-compatibile: concetti che vengono riassunti nelle nozioni di ôconcezione scientifica dello sviluppoö ed ôarmonia socialeö (quest’ultima, di chiara derivazione confuciana) che caratterizzano la linea della nuova direzione cinese.
 
ôAssumendo un profilo ideologico marxista - cito dalla relazione - il PCC ha ricercato costantemente le risposte alle maggiori questioni teoriche e pratiche incontrate : cos’è il socialismo e come costruirlo, quale tipo di partito costruire e come, quale tipo di sviluppo per la Cina e come conseguirlo. Il Partito ha cercato di adattare costantemente il marxismo alle condizioni concrete della Cina, per arricchire così la propria base teorica, politica e programmatica. Il socialismo e il marxismo hanno mostrato grande vitalità in terra cineseàSolo il socialismo pu? salvare la Cina e solo una politica di riforme e di apertura pu? garantire lo sviluppo della Cina, del socialismo e del marxismoàNel corso storico della politica di riforma e di apertura, il PCC ha cercato di coniugare i suoi quattro principi cardinali (la prospettiva socialista, la dittatura democratica del popolo, la funzione dirigente del Partito comunista, il marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Zedong) alle condizioni concrete e peculiari della Cinaö.
 
ôLa concezione del socialismo con peculiarità cinesi costituisce un insieme di teorie scientifiche che includono la teoria di Deng Xiaoping, la concezione delle Tre rappresentanze, l’idea di uno sviluppo scientifico (sostenibile) ed altre importanti acquisizioni strategiche. Questo sistema esprime l’assunzione del Partito û e lo sviluppo û del marxismo-leninismo e del pensiero di Mao Zedong e incarna l’elaborazione e il duro lavoro di diverse generazioni di comunisti cinesiàNon c’è fine alla pratica e all’innovazione, che noi dobbiamo costantemente sviluppare per emancipare le nostre menti, bandendo rigidità e stagnazioneàIl nostro è un sistema di pensiero dinamico, completamente aperto e in costante evoluzioneö.

http://www.resistenze.org/sito/te/po/ci ... 002148.htm
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Myrddin-Merlino »
Rolando Dubini, Milano

wen

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« Risposta #67 il: 07 Settembre, 2008, 02:38:39 am »
Ai cinesi di Taiwan non sembra piacere  queste politiche :-D
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da wen »
ô蒙古人除了马粪什么也没有留下ö

guido

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« Risposta #68 il: 19 Settembre, 2008, 16:04:21 pm »
Citazione da: "cavallo"
io ho solo fatto notare che da un lato una serie di forze totalitarie (nazisti, razzisti, integralisti islamici, nazi-induisti, ecc.) si sono affermate in libere elezioni democratiche, dall'altro che per impedirglielo (come si é fatto in Algeria) si é stati costretti ad usare metodi che negano la democrazia (colpo di stato e guerra civile(.

non ho detto che la democrazia produce induisti fanatici, nazisti o simili ma che essa produce una tremenda contraddizione interna perché se la maggioranza (neppure assoluta ma relativa, visti i sistemi elettorali) dei votanti (neppure degli elettori, e questo é "democratico come io sono un gatto persiano...) di un Paese democratico vota per un partito razzista, totalitario, sciovinista, squadrista, integralista, con un progranmma esplicitamente antidemocratico, i casi sono solo 2:
- o si lasciano vincere in base ai principi della democrazia gli asassini di quei principi (Germania di Weimar, Iran, ecc.) e si ammazza la democrazia;
- o si impedisce quella vittoria violando i principi della democrazia (Algeria) e si ammazza la democrazia lo stesso.





ECCO perche ho sempre ritenuto che chi non rispetti i principi democratici venga espulso o esiliato dall' Italia...ma chissa perche tu su questo mi hai sempre criticato,hai scoperto l acqua calda...dimmi se altrove dicesti di non volerli espellere cosa ne faresti allora di costoro che uccidono i principi democratici...???????????
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da guido »
guido

cavallo

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« Risposta #69 il: 19 Settembre, 2008, 18:28:18 pm »
quel che farei ai razzisti, ai nazisti, ai difensori dei suprematisti, ecc.?
1) nessuno spazio e nessun dialogo;
2) applicazione seria delle leggi contro la ricostituzione del partito fascista e contro l'odio razziale, in primo luogo verso le forzepolitiche oganizzate ed i media che propagano certe menzogne e censurano gli orrori del colonialismo (anche italico);
3) nessuno spazio mediatico a chi é ancora un picvcolo himmler;
4) una campagna culturale, mediatica, educativa sulla Storia dei rapporti Occidente-resto del Mondo dal 1492 ad oggi;
5) adeguate forme di rieducazione dei razzisti.

Intanto cominciamo da questo Forum: nessuno spazio a chi sta con gli assassini di "Abba" e con Borghezio!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)