credo che bisogna distinguere:
a) verso chi già é convintamente razzista, chi fabbrica stereotipi razzisti, chi li diffonde coscientemente, non ci sono argomentazioni logiche, iniziative culurali, campagne di sensibilizzazione che servano; con loro non ha senso dialogare e cercare di convincere: vanno combattuti con ogni mezzo, isolati, colpiti legalmente, impediti di agire e quando agiscono violentemente bisogna difendersene;
b) verso chi é impregnato da stereotipi razzisti perché la sua età, la sua ignoranza, ecc. lo hanno portato inconsapevolmente ad aderirvi, si pu? mescolare la risposta necessariamente dura del tipo (a) con azioni di "rieducazione" relative sia alla falsità scientifica, storica, culturale delle idee razziste, sia alla esistenza di radici multietniche e multiculturali nella sua stessa vita (incluse le esperienze di migrazione da regione a regione o internazionale dei suoi parenti o avi), soprattutto in forme organizzate, ossia nell'ambito di percorsi formativi scolastici, nei media, nelle fiction, ecc.;
c) verso chi invece non é ancora razzista ma é "a rischio" perché dipendente dalla propaganda mediatica e di certe forze politiche, ribadiscop che bisogna agire per far emergere che NON SOLO il razzismo si basa su falsificazioni, ma che ciascuno di noi ha un'identità composta da apporti di altre culture e che quel che si dice "Italiano", "cattolico", "europeo" in realtà in larghissima misura é Cinese, Indiano, Africano, Messicano, Persiano, Peruviano, Palestinese,, Siriano, Turco, induista, musulmano, buddhista, ecc. (quel che si mangia, le feste, i riti religiosi, le musiche e gli strumenti, i simboli, le gavole, le legende, le tradiioni, l'arte, ec.) e che quindi ogni tipo di rifiuto dell'"altro" é rifiuto idiota di parti importantissime di noi stessi.
questo é quel che io credo possono fare tutti, dopo di che ci sono azioni sociali, politiche, economiche che richiedono impegni specifici istituzionali o di forze organmizzate (partiti, sindacati, ecc.).
Ma é essenziale che si dividano le tre categorie che ho citato e alla prima non si lasci alcuno spazio di presunta legittimazione e di "dialogo".
I razzisti convinti sono vigliacchi e quindi isolarli é fondamentale perché li fa sentire deboli; solo in branco si sentono forti e infatti afiscono solo in branco