Dubbio, hai ragione sull'importanza della migrazione verso i poli di alta industrializzazione per l'economia cinese, ma credo si debba tener conto anche dei seguenti fattori:
- la QUANTITA' di lavoratori che viene annualmente assorbita in quei poli nella fase di loro creazione ed in quella immediatamente successiva é destinata NECESSARIAMENTE a diminuire (anche qui diminusice la crescita) con l'evolversi tecnologico delle loro industrie, il che non comporta affatto una diminuzione della produzione e tanto meno del suo valore monetario;
- ben prima dell'esplodere della crisi il Congresso del PCC aveva stabilito di dover intervenire fortemente per riequilibrare gli squilibri crescenti fra poli di sviluppo e aree arretrate, per ovvi motivi politici, sociali ed economici (e di sicurezza), sia rilanciando la qualità della vita e della produzione nelle campagne, sia creando nuove aree di sviluppo interne, sia investendo nelle infrastrutture (ferrovie e in secondo luogo strade) e nelle energie rinnovabili;
- su quella base e prima dell'esplodere della crisi, il governo cinese stava iniziando già a riorientare (ed ora ha accentuato tali scelte col Piano anticrisi) gli investimenti verso le aree lontane da quei poli, anche attraverso la creazione di quelle che chiama "nuove città agricole", la gratuità scolastica, nuovi servizi nelle campagne, ecc. per rilanciare l'agricoltura e incrementarne il valore aggiunto e questo frenerà quell'afflusso, nelle sue intenzioni, e accrescerà i consumi interni a favore delle stesse industrie dei poli citati;
- enormi lavori sono necessari nello Sichuan terremotato, per ricostruire e modernizzarne strutture ed infrastrutture, incluse quelle produttive, mentre é stato rilanciato l'investimento nel Xinjang ed in Tibet al di là di quello già previsto precedentemente: tali iniziative dovrebbero favorire la diversificazione geografica e tematica dei poli di sviluppo, il riequilibrio sociale e la crescita dei consumi interni (che è la vera sfida cinese in termini quantitativi e qualitativi e di eco-compatibilità);
- la cifra del 5% si riferisce ovviamente alla media nazionale, non alle aree di sviluppo che in termini di formazione del PIL nazionale fanno la parte del leone (ad esempio Shanghai rappresenta circa 5 volte l'intero Sichuan) e non ha correkazione diretta con gli investimenti previsti; per spiegarmi meglio, 1 miliardo di Euro investiti nella già ipersviluppata Shanghai fanno crescere percentualmente assai poco rispetto ad oggi (non assai poco percentualmente sul PIL, sia chiaro) il suo contributo già enorme al PIL nazionale e l'assorbimento di nuova manodopera, ma quell'"assai poco" é per l'appunto una cifra assoluta e percentuale rilevante perché é la percentuale p¯ccola di una percentuale già grossa, mentre il contrario (anche in termini sociali e di migrazione o meno) vale nelle aree in cui lo sviluppo non si é ancora innescato;
- capitali e know-how nuovi stanno affluendo in Cina grazie al rientro in patria, ove possono agire più facilmente, o al dirottamento verso la Cina degli investimenti che avevano ipotizzato di fare in Occidente di piccoli imprenditori cinesi finora operanti in Paesi occidentali oggi in crisi (sta avvenendo anche a Prato) e questo farà probabilmente crescere qualitativamente la produzione cinese.
D'altra parte, sulle news che scorrono accanto al Forum ci sono le info sulla scelta della RPC di partecipare in modo determinante al SALVATAGGIO dell'economia di taiwan (per ovvi motivi anche politici, ma non solo), cosa che una Cina in gravi difficoltà non potrebbe fare mai.