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Autore Topic: Tendere una mano  (Letto 9138 volte)

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Jiejie83

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« Risposta #15 il: 08 Dicembre, 2005, 16:26:17 pm »
sono d'accordo con aron che il problema e' anche dalla parte degli italiani..credo che la maggior parte degli italiani non sono molto interessati alla Cina..pochi mesi fa a Napoli l'universita Orientale ha organizzato un Cineforum sui film cinesi,i ragazzi dell'Orientale hanno attaccato da per tutto la manifestazione di questo ma sono venuti pochi italiani a vedere i film...infatti la sala del cinema era quasi vuota.....
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Jiejie83 »

glaus

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« Risposta #16 il: 08 Dicembre, 2005, 17:04:04 pm »
Però ci sono manifestazioni, come il Far East Film Festival in Friuli (correggetemi se sbaglio che attira non poche persone. Pu? darsi che dipenda da molti fattori, magari è considerata la manifestazione più alla moda o ci si interessa solo alle ultime novità.
Io credo che nessuna delle due parti faccia molto per farsi conoscere e accettare l'altra nella sua diversità e riconoscerla come tale.
Ma la manifestazione a cui Jiejie fa riferimento è stata comunque organizzata da un'istituzione italiana (l'Istituo Orientale), quindi sono stati loro a muoversi nel tentativo di far conoscere, anche per un minimo, un aspetto della Cina e della sua cultura. Che poi pochi ci siano andati, è un fatto triste, ma almeno dei tentativi ci sono stati...
La comunità cinese invece cosa fa? Organizza qualcosa nelle città? Si fa sentire? In che modo recepisce l'interesse, anche minimo, degli italiani verso la cultura che rappresenta? Li rende partecipe delle sue iniziative, posto che ne faccia?
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da glaus »

Idra

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« Risposta #17 il: 11 Dicembre, 2005, 19:05:46 pm »
Bisognerebbe capire da quali realtà provengono le comunità cinesi in italia, e per quale scopo sono in Italia per comprendere la loro chiusura.
C'entra molto anche questioni sociali. Non faccio esemplificazioni perchè sono banali e tanti, ma credo che oramai si è creato una frattura fra il cinesi in italia e gli italiani (questo in modo generico, ma spero di sbagliarmi) così che a ogni gesto di un italiano, il cinese medio non reagisce più con comprensione, ma con orgoglio, respingendo ogni atto di avvicinamento a loro. Vale lo stesso per l'italiano, che a ogni notizia negativa, con voce superiore, si scaglia su di noi.
E triste perchè la diffidenza è tale che se qualcuno ci chiama cinesino, o ci fa "nihao", spesso lo guardiamo male. Eppure non ci dovrebbe essere niente di male, ma probabilmente a livello sociale, questo è anche giustificato dalle facili prese di ingiro su persone che non sanno o non vogliono rispondere.

Alla prima lettura di una persona non cinese del forum di AssoCina, appare molto orgoglio e anche un po' di vittimismo, ma ci? è proprio lo specchio della situazione odierna in italia.

Lo stesso fatto che siamo qua a confrontarci ad aprirci a moderare le opinioni, bè, credo che sia un atto dovuto di noi cinesi che viviamo in un paese alla quale dobbiamo molto e nello stesso tempo un atto importante di apertura che pu? manifestare o precedere un futuro mutamento di comportamento di entrambe le comunità.

E su questo che stiamo cercando di lavorare, e su questo che punta anche Associna.
Si vedono così sul forum persone più moderate, da entrambe le parti.
Non penso di essere stato chiaro, ma ho voluto esprimere un po' di pensieri che si sono accumulati intorno alla parola convivenza. Io abiatualmente, se mi viene riferito un "nihao" o un cinesino, rispondo con "nihao" e un sorriso, stando attento alle curiose reazioni dei vari destinatari.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra »

nik978

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« Risposta #18 il: 11 Dicembre, 2005, 19:22:15 pm »
Citazione da: "aron"
Dipende anche che i francesi nn sono italiani, sono molto più aperti come lo sono gli inglesi o americani.

Quindi già un po i cinesi sono chiusi di per se, poi mettiamo gli italiani che nn ti danno un bel aiuto, anzi... e il gioco è fatto.  :lol:
Prima di criticare i cinesi apritevi un po' voi. Credo che molti cinesi pensano come me, gli italiani nn sono socievoli. 8)


mah, x me il mito della francia che integra e accoglie è un falso mito...
(e gli utlimi tumulti che hanno avuto sono la conferma)

la francia apriva le sua porte a lavoratori e li regolarizzava solo x avere forza lavoro (cose che fanno un po tutti, e che non condanno), ma poi non dava nessun tipo di aiuto o accolgienza ulteriore..(e questo non va bene)

tutti cittadini francesi, però gli immigrati a tutti gli effetti erano e sono cittadini francesi di serie B...

gli italiani sono socievolissimi, con i problemi di immigrazioen che ci sono la comunità cinese per anni è stata vista con simpatia e rispetto prorpio per la sua distinzione da altre comunità più "rumorose" se non veramente pericolose (in media ovvio..).
purtroppo ora con l'economia che va a bagno, la chiusura tipica della comunità cinese non è più vista come una aspetto di poca imporanza, ma come una aspetto negativo.

ma l'italiano è socievole e non poco, in europa (basta chiedere d italiani emigrati in altri stati europei) non vanno purtroppo molto x il sottile coi nuovi arrivati.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da nik978 »
Mr Huang talk about you. Do you know , everybody likes you in
Ningbo,.All of us expect your stay here. We\'ll drink chinese wine
togeter and go insane.

vieuville

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« Risposta #19 il: 17 Dicembre, 2005, 08:24:23 am »
Sono contento di avere stimolato un dibattito di questo genere.  Ovviamente le osservazioni sul comportamento degli immigrati cinesi non sono mai delle critiche intese a far del male all'ospite, ma solo dei modesti suggerimenti "dall'interno" per così dire.  Cioè: guardate che noi italiani in genere abbiamo questo tipo di reazione, se ne tenete conto qualche incomprensione pu? essere eliminata.  Poi, non tutti gli italiani sono uguali, vi sono anche persone stupide o razziste, ma questo accade dovunque.  
  La questione della lingua è importante.  Pochissimi in Italia sanno qualcosa di cinese, che per noi non è una lingua facile.  Se qualcuno usa dei termini cinesi, anche male, è bello incoraggiarlo; è un segno di amicizia.
  Quanto all'interesse per la Cina come cultura, in questi giorni a Treviso c'è una delle mostre più belle che io abbia visto, con dei pezzi splendidi, anche se poco numerosi.  E' una mostra molto migliore di tutto quello che è stato fatto a Parigi nel 2004, anno dell'amicizia tra Francia e Cina, o nel 2003 a Sao Paulo in Brasile.  Quando sono andato a vederla, la mostra era affollatissima.  In questi anni si parla molto della Cina in Italia, molto più di prima, e la gente è incuriosita.  Il governo cinese ha fatto molto bene a mandare da noi una mostra così bella; forse dovrebbe essere ripetuta a Roma, e a Milano.
  Sulla Francia, mi spiace contraddire chi sostiene che i francesi sono accoglienti: la cattiva educazione e la scontrosità dei parigini è proverbiale, anche tra gli altri francesi.  In provincia, ammetto, è diverso, la gente è più cordiale, almeno con i turisti.  Certo, l'atteggiamento è diverso verso il turista e verso gli immigrati che vengono a lavorare.
 Ma anche moltissimi italiani, che nei secoli scorsi sono emigrati in Francia a cercare lavoro hanno avuto grandi problemi.  Per esempio ad Aigues Mortes nel sud della Francia una volta alla fine dell'Ottocento ci fu una strage di italiani, ammazzati dai locali perché accusati di rubare lavoro ai francesi.  Anche in Belgio, fino al 1950 circa, gli Italiani lavoravano nelle miniere ed erano trattati come bestie.
  Poi lentamente gli immigrati si sono assimilati, e sono diventati francesi o belgi.  Nel villaggio dove è nata mia madre una metà della popolazione è emigrata in Francia, ed ora molti miei lontani cugini non parlano più nemmeno l'italiano.  Altri invece sono tornati a vivere in Italia, dopo avere fatto un po' di soldi.  Una cosa che mi piacerebbe sapere è come vedete il vostro futuro: pensate che la maggior parte dei cinesi che sono venuti qui si assimileranno col tempo e diventeranno di cultura italiana, o che vorranno tornare a passare la vecchiaia a casa, o che resteranno qui da noi, ma come una comunità separata?
  Infine, ultimo ma importante, né in Italia né in Francia c'è mai stata una forte opposizione sociale ai matrimoni misti.  Se una ragazza è bella, a noi non importa da dove viene (scherzo, non offendetevi!).  Invece sono convinto che nei paesi di lingua inglese l'interdetto sia molto più forte, ed una coppia mista sia ancora socialmente molto osteggiata.
  Beh, il mio messaggio è già troppo lungo.  Quindi la pianto qui.
  Saluti cari
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da vieuville »

angela

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« Risposta #20 il: 17 Dicembre, 2005, 14:11:43 pm »
A dir la verità credo che per quanto riguarda i matrimoni misti ci sia molta più apertura da parte degli italiani che da parte dei cinesi..  Probabilmente è un desiderio da parte soprattutto della prima generazione di conservare per orgoglio la propria cultura, e ritiene che i matrimoni misti non possano portare a felicità.. Credo che la seconda generazione di cinesi avrà meno pregiudizi, e arrivati alla terza  quarta generazione ci sarà una ancora maggiore integrazione..

Per esperienza personale, credo che in generale la prima diffidenza sia dettata da un problema di comunicazione, in quanto tra la lingua italiana e quella cinese, bé, diciamo che ce ne è di differenza.. La diffidenza all'inizio è reciproca.. a prese in giro si risponde con un accrescimento dell'orgoglio e col passare del tempo si rischia di confondere un gesto di curiosità o anche di amicizia come un gesto di razzismo..
La padronanza della lingua porta da un lato a una maggiore sicurezza da parte dello straniero e nello stesso tempo a un maggior rispetto da parte anche di italiani un po' meno aperti, perchè trova nello straniero qualcosa di familiare..
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da angela »

Giochidiparole

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« Risposta #21 il: 21 Dicembre, 2005, 22:58:38 pm »
Citazione da: "glaus"
Ma la manifestazione a cui Jiejie fa riferimento è stata comunque organizzata da un'istituzione italiana (l'Istituo Orientale), quindi sono stati loro a muoversi nel tentativo di far conoscere, anche per un minimo, un aspetto della Cina e della sua cultura. Che poi pochi ci siano andati, è un fatto triste, ma almeno dei tentativi ci sono stati...
La comunità cinese invece cosa fa? Organizza qualcosa nelle città? Si fa sentire? In che modo recepisce l'interesse, anche minimo, degli italiani verso la cultura che rappresenta? Li rende partecipe delle sue iniziative, posto che ne faccia?

Caro glaus, premesso che sono molto polemico, ti vorrei far visualizzare il seguente scenario:
Sei nato in un villaggio dell'Italia centro-orientale. I tuoi genitori han sempre coltivato la terra, i tuoi zii pure. Cresci fra l'incoscienza della campagna. All'età di 20 anni ti ritrovi sposato, all'età di 30 ti ritrovi con 3 figli. Per campare hai imparato a fare lo "scultore":intagli la pietra con lo scalpello per ricavare grappoli d'uva e altre cose tipo personaggi. Un giorno ti arriva la notizia che magari, in una lontana possibilità potresti emigrare. Emigrare? Sì partire e andar a cercar fortuna. Ma tu non sai ancora che cercar fortuna vuol dire farsi un culo così di debiti, non sai ancora che i tuoi figli li dovrai lasciare qui e non sai ancora che cosa voglia dire veramente fare fortuna!
Tuttavia parti, incosciente di ci?, ma sì andiamo all'estero dove c'è il paese dei balocchi!
Arrivato all'estero, che importa la nazione? Tanto è uguale! Sgobbi dalla mattina alla sera, facendo i lavori più umili. Devi pagare i debiti, devi mantenere i tuoi figli.
(Vorresti tanto rendere partecipe i cinesi delle tue "iniziative", ma non parli la loro lingua, nel tuo ambiente di lavoro non c'è niente della lingua cinese!)
Non hai un permesso di soggiorno in Cina e ti potrebbero cacciare in qualunque momento.
(Vorresti tanto partecipare organizzare eventi riguardanti la tua terra natìa, ma per ragionevolezza non lo fai...e come ti capisco!)
Intanto riesci a pagare i debiti(eh sì sei entrato in Cina illegalmente e devi saldare i debiti), riesci ad ottenere un agognato permesso di soggiorno...che cattivi sti cinesi...non potevano fare sanatorie più frequentemente?
Lavori ancora(che altro puoi fare?), riesci a portare in Cina anche la tua famiglia, ti senti mezzo realizzato.
Cerchi una sicurezza(e caxxo dopo che ti sei fatto un culo così non vorresti che tutto vada in fumo!), continui a lavorare, mentre i tuoi figli vanno a scuola.
(Vorresti tanto far sentire la tua voce riguardo l'Italia!Un paese di così immesa cultura!Purtroppo non parli cinese...non l'hai mai imparato...sai dire giusto nihao, 这多少块?)
Pensi solo al lavoro, ne se diventato lo schiavo!
Ma l'importante è che i tuoi figli crescano bene, e tu non fai altro che voler assicurare a loro un futuro solido e sicuro.
« Ultima modifica: 21 Dicembre, 2005, 23:11:05 pm da Giochidiparole »

missjin

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« Risposta #22 il: 21 Dicembre, 2005, 23:02:40 pm »
ottima descrizione ... :-D
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da missjin »

vieuville

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« Risposta #23 il: 23 Dicembre, 2005, 16:59:58 pm »
La storia racccontata da Giochidiparole somiglia a quella di tanti Italiani che sono andati in America, perche' qui da noi pativano la fame ed erano stufi di essere sfruttati da padroni, caporali, re e dittatori.  Non erano artisti o letterati, erano contadini, la religione cattolica era quasi l'unica forma culturale che li unisse.  Arrivati li' si sono ammazzati di lavoro e sono stati accusati tutti di essere mafiosi (qualcuno lo era, senza dubbio...). Non sapevano la lingua, e i loro costumi erano diversi da quelli degli abitanti del paese.  Per difendersi dall'ostilità si sono riuniti in isole etniche, le Little Italy, dove poter parlare italiano e avere rapporti più facili.  E' stata una reazione naturale. Hanno fatto un po' di soldi, hanno comprato una casa ed hanno fatto studiare i loro figli.  E così, mentre loro non parlavano quasi inglese, in una o due generazioni i figli hanno dimenticato l'italiano e le tradizioni del paese natio.  Col crescere della cultura è aumentata anche l'apertura al mondo circostante
  Ma qualche immigrato italiano ha fatto di più che arricchire un poco, uno ha fondato la Bank of America, un altro è stato Sindaco di New York.   Anche se si parte da molto in basso non è detto che sia impossibile lasciare una forte traccia di sé.
  Eppure gli italo-americani non sono ancora del tutto accettati, e che un discendente di italiani possa diventare presidente degli USA è ancora un'idea scandalosa per tanti americani.  
  Le storie degli emigrati si ripetono, quasi sempre simili, di secolo in secolo, e pare difficile ogni volta imparare qualcosa dall'esperienza precedente, non vi pare?
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da vieuville »

cri82

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« Risposta #24 il: 24 Dicembre, 2005, 00:46:18 am »
sarebbe bello se il sito fosse frequentato di più anche da altri italiani, sono così interessanti questi dibattiti... cmq io credo che siamo noi cinesi ad essere troppo chiusi, però quando sei un immigrato credo che sia abbastanza normale questo comportamento.
cosa pensiamo del futuro? io sicuramente passerò i miei futuri anni in italia, tornando spesso in cina ( sempre che me lo possa permettere ) per vacanza.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cri82 »

glaus

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« Risposta #25 il: 24 Dicembre, 2005, 16:30:09 pm »
Citazione da: "Giochidiparole"
Caro glaus, premesso che sono molto polemico, ti vorrei far visualizzare il seguente scenario:
Sei nato in un villaggio dell'Italia centro-orientale. I tuoi genitori han sempre coltivato la terra, i tuoi zii pure. Cresci fra l'incoscienza della campagna. All'età di 20 anni ti ritrovi sposato, all'età di 30 ti ritrovi con 3 figli. Per campare hai imparato a fare lo "scultore":intagli la pietra con lo scalpello per ricavare grappoli d'uva e altre cose tipo personaggi. Un giorno ti arriva la notizia che magari, in una lontana possibilità potresti emigrare. Emigrare? Sì partire e andar a cercar fortuna. Ma tu non sai ancora che cercar fortuna vuol dire farsi un culo così di debiti, non sai ancora che i tuoi figli li dovrai lasciare qui e non sai ancora che cosa voglia dire veramente fare fortuna!
Tuttavia parti, incosciente di ci?, ma sì andiamo all'estero dove c'è il paese dei balocchi!
Arrivato all'estero, che importa la nazione? Tanto è uguale! Sgobbi dalla mattina alla sera, facendo i lavori più umili. Devi pagare i debiti, devi mantenere i tuoi figli.
(Vorresti tanto rendere partecipe i cinesi delle tue "iniziative", ma non parli la loro lingua, nel tuo ambiente di lavoro non c'è niente della lingua cinese!)
Non hai un permesso di soggiorno in Cina e ti potrebbero cacciare in qualunque momento.
(Vorresti tanto partecipare organizzare eventi riguardanti la tua terra natìa, ma per ragionevolezza non lo fai...e come ti capisco!)
Intanto riesci a pagare i debiti(eh sì sei entrato in Cina illegalmente e devi saldare i debiti), riesci ad ottenere un agognato permesso di soggiorno...che cattivi sti cinesi...non potevano fare sanatorie più frequentemente?
Lavori ancora(che altro puoi fare?), riesci a portare in Cina anche la tua famiglia, ti senti mezzo realizzato.
Cerchi una sicurezza(e caxxo dopo che ti sei fatto un culo così non vorresti che tutto vada in fumo!), continui a lavorare, mentre i tuoi figli vanno a scuola.
(Vorresti tanto far sentire la tua voce riguardo l'Italia!Un paese di così immesa cultura!Purtroppo non parli cinese...non l'hai mai imparato...sai dire giusto nihao, 这多少块?)
Pensi solo al lavoro, ne se diventato lo schiavo!
Ma l'importante è che i tuoi figli crescano bene, e tu non fai altro che voler assicurare a loro un futuro solido e sicuro.


Non vedo che bisogno ci sia di essere polemici. Comunque hai risposto alle mie domande, negativamente, ma hai risposto.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da glaus »