Censura del film taiwanese ôCape No 7ö - Arte - Cultura - Storia - Associna Forum

Autore Topic: Censura del film taiwanese ôCape No 7ö  (Letto 1289 volte)

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yang

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Censura del film taiwanese ôCape No 7ö
« il: 08 Dicembre, 2008, 09:31:19 am »





Diventa un caso politico la censura del film taiwanese ôCape No 7ö
E’ una romantica storia d’amore tra persone di Taiwan e del Giappone. Ma Pechino teme che ôoffendaö la sensibilità di chi ha sofferto per l’occupazione ôcolonialeö giapponese e vuole censurarlo. Ora c’è rischio di un reciproco risentimento.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) û Diventa un caso il film taiwanese ôCape No 7ö (nella foto), record d’incassi a Taiwan ma che pare la Cina voglia censurare. Politici e cittadini dell’Isola non lo accettano, mentre in Cina si diffondono critiche per i contenuti del film e la cultura taiwanese.

E’ una storia d’amore tra un cantante rock taiwanese e una ragazza giapponese; c’è anche un flashback all’anno 1945, quando alla fine della Seconda guerra mondiale un insegnante giapponese è costretto a lasciare Taiwan e la donna che ama. Nei cinema di Taiwan ha già incassato la cifra record di 500 milioni di dollari di Taiwan (circa 11,79 milioni di euro). Anche in molte grandi città della Cina ne circolano dvd ôpirataö e su internet, mentre alcune sue canzoni sono molto apprezzate tra i giovani.

Ma il film tratta argomenti molto sensibili in Cina: la lunga dominazione giapponese, la secessione di Taiwan. Molti cinesi protestano che esso operi un ôlavaggio del cervelloö, trascurando le violenze degli invasori giapponesi  e descrivendone il rapporto con la popolazione taiwanese come pacifico e proficuo.

Entrambi i Paesi hanno sofferto per l’occupazione giapponese, che a Taiwan è durata 50 anni dal 1895. Ma Taipei è stata poi più rapida a riallacciare buoni rapporti con Tokyo.

Per cui pare Pechino, prima favorevole al film, ora non voglia autorizzarlo per non offendere ôi sentimenti nazionaliö.

Intanto è scoppiato un caso politico e molti parlamentari taiwanesi, sia di governo che d’opposizione, criticano Pechino per queste reazioni. C’è persino pericolo di un pubblico risentimento reciproco. Ieri il presidente taiwanese Ma Ying-jeou ha rilasciato una ôstoricaö intervista a Radio Taiwan International, che pu? essere ascoltata anche su siti internet in Cina. Ha ômolto raccomandato ai compatrioti cinesi di vedere il film, che pu? essere un primo passo per meglio capire Taiwanö.

Ma il regista Wei Te-sheng ripete che ha fatto solo una storia d’amore, senza messaggi politici.

Gli fa eco un internauta cinese, che commenta che ôil film parla di un taiwanese musicista rock fallito, che torna alla sua piccola città costiera, supera l’amarezza e riacquista fiducia attraverso l’amore per una ragazza giapponese e creando una band rock. Solo perché ha commosso i taiwanesi e fatto record di incassi, questo non lo rende un gran film storicoö.

Fonte: http://www.asianews.it/index.phpòl=it&a ... =46&size=A

Video: http://www.youtube.com/watch?v=0KC--QDy8DU

Intervista: http://www.youtube.com/watch?v=t0ERdjik ... re=related

MV: http://www.youtube.com/watch?v=Ae8De19k ... gspot.com/
« Ultima modifica: 08 Dicembre, 2008, 10:04:34 am da yang »

vasco reds

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« Risposta #1 il: 08 Dicembre, 2008, 09:36:51 am »
in effetti ci potevano pensare prima, così il caso risulta esplosivo...
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da vascoexinhong »

cavallo

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« Risposta #2 il: 08 Dicembre, 2008, 10:47:37 am »
nonostante che (guarda caso soprattutto da parte di certi utenti e non certo da parte di chi come fiolbrothers di cinema se ne intende davvero) su questo Forum si sia talora volutamente sottovalutato l'impatto politico-culturale di certe mistificazioni cinematografiche spacciate come "rielaborazione fantastica" ("300", l'ultimo gilm di Spike Lee sul massacro di S.Anna di stazzema, ecc.), questo caso conferma in pieno che il cinema, specie quando tratta o cita eventi storici, non é MAI neutrale.

Non lo erano "Via col vento", "Spartacus", "La battaglia d'Algeri", "I berreti verdi", "Guerra e Pace", "Africa addio", "Rambo", " "Troy", "Lawrence d'Arabia", "300", "L'Arpa birmana", "Ben Hur", "Mission" (naturalmente a livelli ben diversi fra loro) ecc., non lo erano la cinematografioa hollywoodiana, quella sovietica, quella nazista, quella fascista, quella giapponese, quella cinese, ecc.


Sa quel che viene descritto nel post (il film non l'ho certo visto) il film n questione si olloca perfettamente in un quadrio di revisionismo sulla triangolazione Taiwan-Cina-Giappone.

Su questo vorrei ricordare solo alcuni elementi:

* i 50 anni di occupazione giapponese di Taiwan non furono solo un periodo  di sfruttamento ed oppressione ma (assai più che nelle aree occupate dai Giapponesi nella cina continentale negli anni '30) di "giapponesizzazione" della cultura, dell'immaginario collettivo, dell'ideologia dei Taiwanesi, secondo pratiche del resto impiegate dalle caste militariste al potere in Giappone dall'epoca post-Meji; ci? avvenne nella scuola, nei libri, nei giornali, alla radio, nel teatro, nei fumetti, nel cinema, ecc.:
* una delle conferme di tale processo, che portò ad un ampio collaborazionismo dei Cinesi di Taiwan coi Giapponesi (maggiore di quello che, comunque, ci fu nella Cina continentale), fu il fatto che alcuni Cinesi di Taiwan si arruolarono perfino fra i kamikaze giapponesi (vedi: Emiko Ohnuki-Tierney "la vera storia dei kamikaze giapponesi", Bruno Mondadori, 2004 );
* molti ex-collaborazionisti locali trovarono protezione dal Kuomingtang quando esso fuggì a Taiwan dalla Cina continentale nel 1949 per la stessa scelta di riciclaggio della feccia nazista-fascista-nippomilitarista che fecero i servizi segreti ed il Vaticano in Europa, gli USA in Corea e a Taiwan, ecc..

E' evidente che un film in cui il rapporto fra Cinesi di Taiwan e Giapponesi (oggi e tanto più nel 1945) viene illustrato coi toni della Madama Butterfly diventi un caso politico, tanto più quando autorità politiche taiwanesi addirittura si permettono di consigliare i Cinesi continentali di vedere il film "per capire i taiwanesi".

Ecco i pericoli mortali delle operazioni revisioniste spacciate da intrattenimento e cultura! Ha ragione il grande storico francese Vidal-Naquet a chiamare revisionisti e negazionisti "assassini di carta" e "assassini della memoria" e negare loro quel diritto alla libertà di espressione che a chi falsifica la realtà per costruire miti che cancellano gli orrori del passato non devono essere, appunto, garantiti, come del resto non li garantisono in parte molte legislazioni europee, prima fra tutte quella francese (ma purtroppo, ipocritamente, solo in difesa degli Ebrei e non delle vittime degli orrori del militarismo giapponese e del colonialismo occidentale...).

Qui non si tratta di censura su aspetti scomodi per un governo o erotici o simili (io sono contro la censura), ma di evidenziare duramente cosa ci sia dietro questa operazione, non meno che dietro altri films spacciati per "apolitici" (a differenza di quelli maoisti, fascisti, sovietici, nazisti, della Repubblica Spagnola, americani di guerra, cubani, ecc. che non nascondevano la loro politicità esplicita) ed invece evidenti elementi di una camoagna di riscrittura mistificata a tavolino della Storia.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

fiol_brothers

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« Risposta #3 il: 09 Dicembre, 2008, 09:05:45 am »
fermo restando che la censura è la cosa più infame che un essere umano possa applicare, qui il problema è nel vedere se effettivamente questi elementi che hanno portato il governo cinese a questa decisione sono veri o solo di facciata.
Perchè ormai credo che lo sappiano perfino i muri che i cinesi della mainland i film se li vedono integrali grazie alla pirateria quindi questo provvedimento servirà praticamente a nulla se non,secondo noi, per far vedere ancora una volta che vi è questa """dittatura""" quindi restando un mero caso di mantenere la facciata di governo forte e deciso.

Secondo noi al posto di censurare queste cose, prima approvate e poi censurate, dovrebbe curarsi di combattere cose più tangibili in campo cinematografico come ad esempio il dilagare del fenomeno della pirateria.

Censurare questo film, che per inciso DOBBIAMO ANCORA VEDERE, è secondo noi come detto prima solo una cosa di facciata perchè ai cinesi queste cose non li tocca tanto una via facile facile la trovano lo stesso ^_^
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da fiol_brothers »