si dà il caso he da circa 40 anni si é ormai consolidata nel pensiero dei migliori Storici delle religioni (fra cui Di Nola e Sabbatucci che ho citato) la dimostrazione che "magia" e "religione" sono due denominazioni di un universo di credenze, elementi ideologici, pratiche e riti che hanno caratteristiche QUALITATIVAMENTE non dissimili e che la differenza sta nel sogetto (collettivo, istituzionale, ecc.) che opera la classificazione nel senso che ogni sistema religioso tende a definire "magia quel che non gli appartiene.
sul piano semantico poi, Sabbatucci mostra come in effetti si potrebe usare il termine "religione" in modo perfettamente appropriato solo per il Cristianesimo post-paolino e post-costantiniano e che esso non vuol dire AFFATTO un "sistema di fede" (che é quello che semmai potrebbe "fondare la dimensione ritenuta più autentica della persona, in un rapporto con Dio e con la sua realtà che rende secondario questo mondo" come dice Dubbio) ma trae origine dal termine tardolatino "religo" che significava "disciplina militare" intesa anche nella sua sacralità e per questo non é applicabile strettamente se non alla pratica del Cristianesimo ROMANIZZATO (quella del "pontifex maximum", altro termine imperiale-ingegneristico con valenze sacrali e non fideistico-strutturale). invece "religione" si usa ormai in forma estensiva ma anche così solo gli ntegralisti lo conrappongono alla sfera magico-rituale che invece coincide con la parte PRATICA-RITUALE-CULTUALE (e con parte rilevantissima di quella stessa teologica, anche quando esprime una condanna verso le "magie" alre dalle proprie come nel Cristianesimo paolino e agostiniano) di OGNI "religione".
tutti i sistemi religiosi aventi credenze salvifiche, rigenerative, resurrettive, ecc. (egizio, induista, cristiano, islamico, ecc.) sono imperniati su un rapporto con Dio di tipo giuridico-premiale, che non si pu? contrapporre per la sua trascendenza a quello dei sistemi in cui il do ut des é più esplicito (ad esempio quello Yoruba, quello sciamanico, ecc.).
inoltre, come nel caso del presente topic, se si parla di PRATICHE sacrali/rituali (dette volgarmente quando non appartenenti alla propria fede "superstizioni", "feticismi", ecc. ed invece esaltate come "sacramenti", "cerimonie sacre", ecc. quando appartengono alla propria fede...), che si tratti della preghiera alla Vergine, di quella a buddha, di quella ad Allah, di quella agli antenati totemici, dell'uso apotropaico dei santini e dei crocefissi, di quello della mano di fatima, di quello dei simboli dei culti afrocubani, della ranse estatica di Teresa d'Avila alla ricerca della congiunzione (anche carnale!) con Cristo, della transe sufica e derviscia, della transe dei fqir musulmani copia di quella induista, dei pellegrinaggi cristiani o islamici, del culto delle reliquie e dei santi cattolico, di quello delle tombe dei marabutti musulmani, di quello degli stupa buddhisti, ecc. o dei sacrifici dei culti politeisti grecoromani, induisti, maya, aztechi, bantu, ecc. SI TRATTA SEMPRE di pratiche tese ad OTTENERE qualcosa dalla divinità o da altre entità sovrannaturali o sacralizzate o intermediarie fra l'umano e il sovrannaturale, esattamente come in tutte quelle pratiche "altrui" che le singole ideologie religiose classificano sprezzantemente (e combattono, specie i monoteismi) come "magia" (termine che deriva dalla denominazione dei SACERDOTI di una specifica RELIGIONE, quella zoroastriana persiana antica, i "Magi"!!!) e "superstizione", sia questo qualcosa un marito, un lavoro, il Paradiso, la guarigione, la vittoria, la pace eterna, una laurea, la fertilità dei campi, la salvezza dell'anima di zio Peppino, un vitello, la pioggia, un mare meno agitato, la pace dopo la guerra, la salvezza dai pirati, il nirvana, il ricongiungimento con l'antenato totemico o altro.
ripeto a scanso di equivoci che queste non sono solo mie personali convinzioni o peggio mie "definizioni concettuali" ma il riassunto di acquisizioni ormai indiscusse da oltre 30-40 anni in tutto il mondo dell'antropologia storico-religiosa e degli tsudi di storia delle religioni (con il sussidio di quelli filologici ed archeologici) occidentali e non solo e che rimettere in discussione queste rilevantissime acquisizioni a cui una volta tanto hanno dato un serio contributo studiosi italiani (e su cui convergono studiosi atei e di ambito gesuitico, ebrei e cattolici, marxisti e liberali, crociani e heideggeriani, ecc.!!!) é come rimettere in discussione l'eliocentrismo o le leggi della genetica: uno sforzo passatista degno solo di ambienti integralistici alla Ratzinger, alla wahabbita o alla Ahmedinejad (impegnati inutilmente su questo terreno), che verrebbe deriso in qualsiasi ambito universitario europeo.