nessuno,
mi permetto di osservare che sono stati messi assieme elementi abbastanza diversi fra loro:
1) i "miracoli economici" di economie NON pianificate dipendono assai più che dal solo fattore dei costi del lavoro (che sono bassissimi anche in Malawi, Bangladesh, Etiopia, ecc. che non hanno MAI avuto alcun "miracolo economico"...), dalla collocazione del Paese nell'ambito della divisione internazionale del lavoro e dei rapporti di scambio con le economie egemoni; così NON E' avvenuto, ovviamente, per la RPC, che resta una economia PIANIFICATA e GOVERNATA POLITICAMENTE: prima differenza non eludibile che rende del tutto non congrontabile la situazione dell'Italia post-Seconda Guerra mondiale e della RPC post-maoista;
2) durante e dopo la "Grande Depressione" del 1929 l'Italia (fascista) e poi dal 1933 la Germania (nazista) ottennero risultati parziali (assai meno buoni di quelli che le rispettibe propagande presentavano, cosa che vale anche per gli stessi USA di Roosvelt) grazie ad una politica di forte interventismo statale (in Italia, ad esempio, con la creazione dell'IRI) ma tutti gli studi economici dimostrano che la VERA fuoriuscita dalla crisi in quei Paesi (e perfino negli USA) e nel Giappone (in termini di riassorbimento della disoccupazione, di crescita del PIL, ecc.) avvenne in effetti SOLO grazie ai programmi di riarmo e poi alla mobilitazione per la GUERRA (che inizi? ben prima del 1939: si pensi a quelle di Spagna, di Etiopia e giapponese contro la Cina) e quindi ogni paragone con le crisi successive ed attuale non é ANCORA valido (dato che FINORA non si é imboccata appieno quella strada, che pure resta la preferita dal capitalismo...);
3) le misure prese dal governo della RPC sono finalizzate ad accrescere direttamente (limitando la disoccupazione, creando nuove infrastrutture, gavorendo l'acquisto di elettrodomestici ed auto, ecc.) ed indirettamente (accrescendo i servizi sanitari ed educativi gratuiti e quindi favorendo il trasferimento verso i consumi di parte dei risparmi familiari) i consumi interni cinesi, finora assai deboli globalmente; tale debolezza é un bacino immenso potenziale, che permette, se ben gestito, di non parlare affatto di "saturazione del mercato cinese " (che semmai ha il problema, ad esempio per auto, elettrodonestici, ecc., di essere NON ECO-COMPATIBILE, ossia non ci sono sul Pianeta intero le risorse per portare tutti i Cinesi al golle livello di consumo occidentale...!); ad esempio il mercato dell'auto oggi sta espandendosi enormemente ma in balori percentuali é ancora una modestissima frazione del possibile! lo stesso vale per il costo del lavoro: la sua crescita da un lato non é drammatica in termini di raffronto con quello straniero (tantom più se cresce la qualità dei prodoti, che incorporano assai meno costo del lavoro che innovazione, nonostante le balle liberiste...), dall'altro espande la domanda interna e riequilibra il calo di quella straniera dovuta alla crisi;
4) infine la RPC non importa prodotti industriali da Paesi a più basso costo del lavoro, vi ha solo iniziato a delocalizzare sue imprese (industriali) ed acquisisce materie prime, legname, petrolio, gas, ecc., il che é ben diverso.
Resta il dato essenziale: la RPC é e resta, sia pure con meccanismi di uso delle metodologie capitalistiche, una realtà PIANIFICATA STATALMENTE e dove la politica determina l'economia e non viceversa (per cui fra l'altro ci su pu? arricchire, se il Partito/Stato lo ermette naturalmente, ma non "prendere il potere" usando la ricchezza alla Berlusca, semmai il contrario...): per questo non é comparabile se non in parte con le economie asiatiche di altro tipo (sebbene anche alcune di esse abbiano elementi di dirigismo più o meno mascherati, a partire da Giappone, Corea del Sud e Singapore...).