Io e Dubbio dicevamo la stessa cosa, con la differenza che io do questa interpretazione per quasi certa e lui solo per probabile.
In realtà io ho posto una questione diversa su questo punto.
Qui non si tratta di confrontare le nostre interpretazioni, io la mia l'ho detta perché nel forum, per quel che posso, il mio contributo di conoscenza e ragionamento cerco di darlo.
Il problema è che la posizione del clandestino è così debole e delicata, che se si ritiene di consentirgli comunque l'accesso a servizi essenziali come quello sanitario, come un paese civile dovrebbe fare, occorre metterlo in condizioni di fruirne senza alcun rischio, altrimenti sarà difficile che ne fruisca.
Ma una materia disciplinata da norme contraddittorie, è una materia a rischio di interpretazione, e quindi se essa riguarda il comportamento dei medici verso un clandestino, questo è sufficiente per creare un'incertezza che allontanerà il clandestino dal servizio sanitario, per paura.
Per cui non basta dire che un'interpretazione corretta della legge porta a concludere che l'Italia assicura ancora ai clandestini i servizi sanitari essenziali, perché non interessa che li assicuri nella teoria giuridica, ma nella prassi.
E nella prassi un legislatore che crea disposizioni contrastanti in un campo come questo, è un legislatore che legifera contro, non a favore dei diritti essenziali dell'individuo.
Non giriamoci troppo intorno, la cultura giuridica che anima il "Pacchetto sicurezza" ha verso i clandestini lo stesso atteggiamento che le legislazioni schiaviste avevano verso gli schiavi: individui privi di diritti.