E se l'America avesse parlato cinese? perché i cinesi decisero di non conquistare l'America?
La Cina scopre l'America: è questa infatti la conclusione di un'indagine ampia e accurata, iniziata in modo quasi accidentale dieci anni fa, quando il vecchio lupo di mare si imbatté in una carta risalente al 1424. Un cartografo veneziano, Zuane Pizzigano, raffigurava isole "immaginarie", che all'occhio "navigato" di Menzies si rivelarono essere Guadalupa e Portorico. I Caraibi disegnati ben settant'anni prima che Colombo vi mettesse piede? Quello che inizia come un giallo, assume presto i toni del romanzo storico. Spinto dal dubbio che un passaggio fondamentale della storia dovesse essere riscritto, l'autore intraprende anch'egli un viaggio lungo e misterioso, attraverso l'Europa del Quattrocento, alla ricerca di chi avesse potuto esplorare quelle terre lontane, senza lasciare segno (o quasi) della propria impresa.
½Per tracciare le carte di tutto il mondo con tanta sicurezza, questi esploratori, chiunque fossero, dovevano aver circumnavigato l'intero globo terrestre. Per disegnare carte con errori di longitudine trascurabili, dovevano essere esperti nella navigazione astronomica, oltre ad aver trovato un metodo per determinare la longitudine. Per coprire quelle distanze enormi, dovevano essere in grado di navigare sugli oceani per mesi, e ci? avrebbe implicato la capacità di dissalare l'acqua marina?. Una civiltà incredibilmente evoluta per quei tempi, che lo scrittore rintraccerà tornando alle proprie radici, in quella lontana Cina dove era nato quasi sessant'anni prima. Ed è proprio in Cina che inizia l'avvincente storia raccontata da Menzies, quella della "vera" scoperta dell'America, quando, agli albori della dinastia Ming, l'imperatore Zhu Di dà avvio a un'incredibile espansione della flotta cinese. Doppiato il capo di Buona Speranza, secondo la ricostruzione dell'autore, le oltre cento navi al comando dell'ammiraglio Zheng He (eunuco fedele all'imperatore) si spingono fino ai Caraibi, alla Groenlandia, esplorano le coste artiche, pacifiche e atlantiche dell'America settentrionale e meridionale e visitano l'Australia.
Imprese incredibili, la cui memoria storica sarebbe andata perduta a causa della brusca inversione nella politica estera cinese, che alla metà del Quattrocento spinse i funzionari di corte a distruggere quasi tutte le carte e i documenti dell'epoca che ricordassero il recente passato espansionista. ½Nonostante molte prove dei viaggi di scoperta siano andate perdute o distrutte con il passare dei secoli, una molto tangibile è visibile fino ai nostri giorni: le piante e gli animali che le flotte cinesi portarono nelle nuove terre, e quelli che riportarono in Cina e nel Sud-est asiatico. La coltivazione e la propagazione delle piante pu? essere considerata il più grande contributo della Cina alla civilizzazione?.
Naturalmente nessuno vuol sminuire le imprese e la memoria di Colombo e compagni, il cui primato era comunque già stato messo in dubbio dalle tracce di una presenza vichinga in Nord America intorno all'anno mille (con quasi mezzo millennio di anticipo rispetto al navigatore genovese). Ma è impossibile trascurare le gesta di questi eccezionali ammiragli cinesi che, secondo le prove raccolte da Menzies e presentate alla Royal Geographical Society, ½doppiarono il Capo di Buona Speranza 66 anni prima di Dias, varcarono lo Stretto di Magellano 98 anni prima di Magellano, scoprirono l'Australia tre secoli prima del capitano Cook, l'Antartide e l'Artide quattro secoli prima degli europei e l'America 70 anni prima di Colombo?. (S.C.C.)