guà negli anni scorsi il Cile ha risentito molto degli effetti perversi della versione americana della globalizzazione (oltre che delle conseguenze sociali delle politiche del periodo di Pinochet & co.) ma é riuscito a non farsi travolgere (a differenza dell'Argentina di Menem) perché non ha seguito pedessequamente le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale e perché, appunto, la crescita cinese degli ultimi anni (confermata al contrario che in Occidente nel 2009) ha trainato le esportazioni di rame, specie da quando, nel 2006, Cile ed RPC hanno firmato l'accordo di libero commercio fra loro.
http://janisluna.splinder.com/post/2022 ... a+del+Cilehttp://www.freshplaza.it/news_detail.aspòid=5181ciononostante, i ceti popolari continuano ad essere colpiti da una forte crisi che (da decenni) viene occultata dentro e dietro le statistiche macroeconomiche:
http://www.antennedipace.org/antennedip ... _1136.htmle la crisi USA ha trascinato comunque il Cile nella recessione:
http://cienciaeconomica.blogspot.com/20 ... na-en.htmlhttp://archivio-radiocor.ilsole24ore.co ... -rilancio/resta il fatto che se la Cina non importasse in modo crescente rame cileno, la crisi in Cile sarebbe assai più grave, ma di questo ruolo positivo della RPC in molti Paesi dell'America Latina (colpita durissimamente dal crollo del mercato USAn da cui é stata resa dipendente nei 5 decenni precedenti) molti media occidentali e molti pseudo-"conoscitori" della Cina (o suoi frequentatori gonfi di livore etnocentrico occidentale) si guardano bene dal parlarne (questa era la situazione in America Latina nel 2004, prima di massicci investimenti cinesi ed accordi della RPC con molti Paesi latinoamericani:
http://www.ipsnet.it/Chiapas/2004/010604j0.htm);
naturalmente la Cina da sola non risolve (né opera per beneficienza ma sulla base del mutuo interesse) ma contribuisce a rendere meno terribile la situazione, però é più comodo per tanti nostalgici del "vietato ai cani ed ai Cinesi" dipingere la RPC come "cattivissima" della situazione.....