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Autore Topic: La Storia dei Libri  (Letto 7890 volte)

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Xaratos

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La Storia dei Libri
« il: 28 Ottobre, 2009, 15:13:46 pm »
Avevamo cominciato ad affrontare l'argomento in un altro thread, siccome a mio avviso è piuttosto "vasto", direi di parlarne in un thread apposito.

Secondo voi, perché ci sono libri appartenenti alla cultura orientale che trovano una facilissima traduzione/diffusione in Italia (sia testi religiosi che non), mentre altri testi anche "classici cinesi" come il romando dei Tre Regni, non trovano alcun mercato/traduzioni per noi?

Semplici esempi di testi tradotti, li troviamo nel "Sutra del Loto", "Il libro tibetano dei morti", ma anche scomodare la religione, abbiamo "Arricchirsi è Glorioso" di Yu Hua, "Senza Parole" di Zhang Jie, ci sono anche traduzioni (in varie edizioni) delle Fiabe Classiche cinesi tipo:"il Cavallo Perduto"; anche il "Libro Rosso" di Mao è stato tradotto e pubblicato in Italia. Perché i Tre Regni no?

Sarebbe anche interessante cercare di capire, perché capolavori classici non appartenenti alla cultura italiana, hanno trovato una facile traduzione/diffusione da noi.
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« Risposta #1 il: 28 Ottobre, 2009, 15:42:37 pm »
in parte, xaratos, ti sei già dato la risposta.

tu scrivi giustamente:

"Semplici esempi di testi tradotti, li troviamo nel "Sutra del Loto", "Il libro tibetano dei morti", ma anche scomodare la religione, abbiamo "Arricchirsi è Glorioso" di Yu Hua, "Senza Parole" di Zhang Jie, ci sono anche traduzioni (in varie edizioni) delle Fiabe Classiche cinesi tipo:"il Cavallo Perduto"; anche il "Libro Rosso" di Mao"

i libri cinesi tradotti in Italiano possono essere compresi in 4 SOLE categorie:

1) fiabe (un mercato sempre fiorente perché non si pagano diritti d'autore), quasi mai in versione integrale (ma questo vale anche per le fiane di altri Paesi);

2) testi di carattere "religioso" o su pratiche divinatorie (perché hanno risvolti esotistici cari all'approccio occidentale  che vede nell'Oriente una dimensione "mistica"...) e 2 soli testi di strategia antica ("Arte della guerra" di Sun Tzu e "I 36 Stratagemmi");

3) testi contemporanei (sulla Cina postmaoista);

4) testi politici maoisti (non solo il Libretto rosso ma, nelle vecchie edizioni della Editori Riuniti, le Opere di Mao ed in particolare i suoi gli scritti sulla guerra sino-giapponese), in una fase ormai superata da tempo.

cosa manca e perché?

TUTTE le opere della letteratura epica , di filosofia, di poesia classaiche e praticamente tutto il resto.

se si fa un raffronto fra quel che c'é e quel che manca si capiscono i 2 motivi essenziali:

1) la visione comune a tutto l'Occidente che privilegia nella conoscenza delle culture "altre" che furono denigrate, strumentalizzate, stravolte dalle politiche di aggressione coloniale (e dalla propaganda ad esse collegata) gli aspetti "strani" ("esotici", "mistici", "esoterici"), utili a distanziarle da noi (ed a nascondere l'immenso debito in termini di influssi dall'Oriente all'Occidente):

2) la situazione specificamente italica di un forte isolamento dei pochi orientalisti (a differenza che in Grancia e GB) come il grande Tucci (sia pure filofascista), di una non comunicazione fra le Facoltà di Studi Orientali e il territorio (neppure quando stanno in rioni come Esquilino a Roma....!) e i media e i produttori di immaginario collettivo, nonché di una grettezza provinciale che tende a isolare le opere letterarie medievali e postmedievali italiane ed occidentali (come quelle di Boccaccio e Chaucer o la "Chanson de Rolande" o il ciclo del Graal o la "Commedia" di Dante o il "Cantar del mio Cid" spagnolo o l'"Orlando Furioso", per fare alcuni esempi) dalle loro fonti islamiche (Khitab al Mi'raij, Mille e Una Notte, Libro degli Uccelli, Khalila e Dimma, ecc.), indiane e cinesi per far credere ad una pseudo-identità "italica" PURA E AUTONOMA laddove invece essa é frutto di meticciati e influssi largamente asiatici (e in parte africani, nonché in minima parte nordeuropei).

la cosa non vale solo per la Cina; a differenza di Germania, Francia, GB, ecc., lo stesso si pu? dire di testi indiani, persiani, perfino russi di altrettanta importanza MAI TRADOTTI in Italiano o con ritardi di secoli sulle edizioni di altri Paesi Europei.

insomma, si pubblica quel che serve a certe tesi egemoni nel mondo editoriale, mediatico ed accademico di un'Italietta che era provinciale già nel Risorgimento, e non altro e non é vero che questo "altro" non avrebbe mercato (ad esempio "Il Romanzo dei Tre Regni" come già detto é videogioco ed ora film....), semplicemente non si vuole che lo abbia perché gli Italiani non possano riflettere sulla POSITIVITA' della ricchezza degli apporti multiculturali e siano invece ridotti alle solite beghe di campanile utili solo a tenerli in ruolo marginale nella realtà geopolitica mediterranea....

che questa operazione la facesse un nemico occupante sarebbe ovvio, che l'abbia fatta quella pseudo-borghesia "italiana" non-nazionale (al più nazionalista, che é altra cosa) descritta da Gramsci e da Mac Smith e subalterna ad interessi stranieri fin dal Risorgimento, alleata della feccia del parassitismo latifondista prima e finanziario poi e dei poteri criminali meridionali pu? sembrare meno ovvio ma il risultato in termini di provincialismo, chiusura culturale e , purtroppo, moooooolto altro peggio é lo stesso.
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« Risposta #2 il: 28 Ottobre, 2009, 18:41:22 pm »
Beh, il tuo ragionamento, non fa una piega, però mi chiedo una cosa...

Se c'è un forte sentimento "anti-cinese", posso capire testi religiosi orientali (specialmente ci? che riguarda il tibet) e libri come "Mao la storia Nascosta" e "Cigni Selvatici" di Jung Chang, i primi per far nascere un sentimento di empatia con il popolo tibetano, i secondi, per mettere alla gogna la politica di Mao (e quindi, quelli che sono visti come i suoi figli, appunto, il popolo cinese), Sun Tzu perché magari viene usato anche a livello "occidentale".

Ma perché pubblicare libri di Mao? Libri Post-Maoistici?


Per me, sarebbe più logico pensare che certi libri appartenenti alla cultura classica cinese, non vengono pubblicati per il semplice motivo che a livello di mercato, non si sa come "potrebbero finire", se si rivela una scelta vincente o meno. Ad esempio, se vai in libreria, non sono in molti a comprare Il "Don Chisciotte" di Cervantes o il "Faust" di Goethe e sono testi che bene o male, vengono studiati nelle scuole e nelle università, pubblicare qualcosa che invece NON VIENE studiato (e quindi, che molti conoscono al massimo per "sentito dire", ma che in realtà, pochi se ne possono interessare), pu? essere un grave danno economico per l'editore.

Magari, libri che invece "possono essere visti" come "contro la Cina" o contro "Mao", si corre il rischio. Certo, qui ritorniamo al "punto di partenza" che è appunto il discorso che facevi e cioé:"Perché nelle scuole allora si studiano i miti greci e classici italiani e non anche qualcosa di orientale?"

Mah? Spero comunque che anche altri partecipino alla discussione, visto che la tua risposta, lasci qualche interrogativo aperto.
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« Risposta #3 il: 28 Ottobre, 2009, 19:27:05 pm »
e infatti libri di mao inediti  non si pubblicano da decenni mentre proliferano quelli anti-mao (http://www.unilibro.it/find_buy/findres ... _tung_.htm);

 le edizioni a cui ho fatto cenno degli Editori Riuniti sono addirittura della fine degli anni '50 e il Libretto Rosso venne prodotto e pubblicato direttamente dai propagandisti maoisti di Stato della RPC (in TUTTE le lingue possibili....) dell'epoca nel 1966-1967.

di alcuni testi esistono delle riedizioni:
http://www.unilibro.it/find_buy/findres ... _tung_.htm

del Libretto Rosso esiste anche la versione online:
http://www.linearossage.it/maocopia.htm

ecco comunque i dati completi:
http://www.tuttocina.it/mondo_cinese/097/097_rece.htm

come puoi vedere su 1186 testi cinesi tradotti in Italiano 593 sono del dopo 1911 (98 anni di storia cinese), di cui 78 di Mao e solo 491 dei 20-30 secoli precedenti (e spesso sono testi solo ad uso universitario)!

E manca nell'indice dei nomi...Confucio e nelle opere a lui relative ce ne sono solo 33!

ecco le prove documentate di una scelta di provinciale ignoranza ed appiattita sulla contingenza politica più che storica.

quanto alle traduzioni di opere classiche di altri Paesi, invece, ti sottolineo l'esempio da me già citato dei "Canterbury Tales" di Chaucer (perché quasi contemporaneo del "Romanzo dei Tre Regni"), dell'intero corpus delle opere di Shakespeare, delle saghe norvegesi, islandesi, tedesche, dell'intero ciclo del Graal, che pure NON SI STUDIANO (se non quelle inglesi se si fa Inglese), di cui esistono decine di traduzioni in Italia  da almeno 1 secolo e mezzo, con riedizioni aggiornate, commenti, studi, ecc., mentre NULLA DI SIMILE é stato fatto per le culture asiatiche (e perfino per  quella russa) sebbene l'attrazione mercantile di una saga islandese non mi pare superiore a quella di un testo epico cinese....
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« Risposta #4 il: 28 Ottobre, 2009, 23:45:05 pm »
Cedo allora, ai dati... Ma perché pubblicare 78 testi di Mao? Ad uso universitario pure quelli?

A parte non dovrei stupirmi più di tanto, ho visto libri di Terzani pubblicati da Mondadori (e lo stesso vale anche per quelli di Travaglio, anche se per un "puro caso" il libro:"L'odore dei Soldi" è sparito in fretta).
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« Risposta #5 il: 29 Ottobre, 2009, 07:18:11 am »
np, i 78 testi di Mao sono stati pubblicati in gran parte  negli anni '50-'60 (nota che nel numero sono comprese ovviamente le riedizioni), in particolare dagli Editori Riuniti, ed in parte dai partitini maoisti degli anni '60 (tanto, niente diritti d'autore....: a quell'epoca non c'era protocollo su tale qusestione con la RPC!)
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Alex80

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« Risposta #6 il: 29 Ottobre, 2009, 13:26:46 pm »
Citazione da: "Xaratos"
Per me, sarebbe più logico pensare che certi libri appartenenti alla cultura classica cinese, non vengono pubblicati per il semplice motivo che a livello di mercato, non si sa come "potrebbero finire", se si rivela una scelta vincente o meno.


Io mi sento più persuasa da questa tesi. Comunque sicuramente alcuni testi classici si trovano...Ad esempio Viaggio in Occidente è stato tradotto, ed è uno dei 4 grandi romanzi della letteratura classica cinese.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alex80 »

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« Risposta #7 il: 29 Ottobre, 2009, 18:48:15 pm »
ripeto che non é banalmente una questione di mercato perché non credo proprio che ci sia più "mercato" per testi tradotti in Italiano (che esistono da decenni) di saghe islandesi e scandinave, di poemi celtici o presunti tali (inventati in realtà nel XUIX secolo come quelli di Ossian....), del Parsifaal e dell'intero ciclo del Graal, di leggende scozzesi e gallesi che non di capolavori della letteratura epica e d'altro genere di India, Cina, Giappone che non sono stati tradotti in altrettanto numero!

per approfondire il problema bisognerebbe analizzare il meccanismo di "popolarizzazione" di certi testi antichi: attraverso la traduzione per ambienti "colti", attraverso l'inserimento di brani nelle antologie, attraverso la trasposizione teatrale e/o operistica, cinematografica, ecc. occidentali.

poiché l'Italia NON HA una sua scuola autonoma storiografica, etnografica, archeologica, filolofica, linguistica ottocentesca e primonovecentesca ma dipende da quelle sette-ottocentesche francesi, tedesche e britanniche  (ossia delle potenze coloniali dell'epoca: si veda cosa questo significa in "Atena nera" di Bernal, sulla censura delle radici nere delle culture egizia e, per suo tramite, greca!), l'Accademia celtica di Parigi, le operazioni sul folklore nate negli ambienti romantici tedeschi e britannici, la fondazione di un'antropologia ancella del colonialismo (e immediatamente del "razzismo scientifico"...) nei suddetti Paesi hanno portato ad un orientamento degli studi e dunque dell'editoria colta in Italia verso concezioni eurocentriche estreme, con la differenza che Francia, GB e Germania (il cui colonialismo é anteriore e più globale di quello italico) hanno contestualmente avuto l'esigenza di "CONOSCERE I DOMINATI REALI E POTENZIALI" (esattamente come facevano gli Spagnoli dell'epoca di Alfonso il savio nei confronti della cultura islamica...., traducendo tutto il possibile) e quindi hanno lavorato a tradurre nelle rispettive lingue nazionali tantissime opere di culture asiatiche.

In quei Paesi dall'ambiente colto tali realtà si sono diffuse in quello popolare attraverso le expo mondiali, i fumetti, le rappresentazioni, le banalizzazioni propagandistiche e questo ha costituito una strategia UP TO DOWN di diffusione di brandelli di conoscenza su tali culture, attraverso traduzioni, che é mancata del tutto in Italia dove si é creduto di non averne bisogno per il colonialismo straccione italico (e così le stesse opere di grandi orientalisti italiani non le conosce quasi nessuno....) e quindi non si sono fatte traduzioni di molti testi asiatici antichi e ci si é appiattiti su quelli della polemica politica moderna (peraltro incomprensibile senza conoscere il retroterra plurisecolare dui quelle realtà degli ultimi decenni!!!!!).

Perfino se ci si riferisce non  a traduzioni ma ad opere di autori occidentali, la nostra conoscenza "diretta" (opssia non mediata da autori di altri Paesi) dell'Asia é più basata sulle fantasie un Salgari che non vi ha mai messo piede che su opere come quelle di un Kipling che scriveva al servizio del colonialismo britannico (si veda il Kim), conoscendo di cosa parlava e organicamente collegato a Baden Powell (fondatore del movimento scoutistico).

dunque, ripeto: Italietta provinciale, non da ora, ma da 150 anni (come riconoscevano un certo Croce ed un certo Gramsci....pur fra loro tanto diversi)
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« Risposta #8 il: 29 Ottobre, 2009, 21:04:42 pm »
Ci? che mi lascia perplessa è in particolare questa frase

Citazione
insomma, si pubblica quel che serve a certe tesi egemoni nel mondo editoriale, mediatico ed accademico


Sicuramente molte pubblicazioni sono asservite a fini propagandistici, ma non tutte (almeno spero).
Per il resto, ci sono pochi dubbi in merito all'eurocentrismo italico e le ragioni storiche che hai addotto per giustificarlo mi sembrano valide, oltre che interessanti.
Ma proprio a causa di questo eurocentrismo, credo che si possa anche affermare che se attualmente non vengono tradotti certi testi, sia anche e soprattutto per una ragione di mercato, piuttosto che ideologica.
In un Paese in cui l'Oriente è ancora visto dalla massa come qualcosa di "lontano e alieno", per le ragioni storiche che hai espresso, è decisamente più probabile che attiri maggiormente un libro con un nome anglofono sulla copertina, piuttosto che uno con un nome orientale.
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« Risposta #9 il: 29 Ottobre, 2009, 21:33:31 pm »
allora preciso che sicuramente é vero in parte quel che dici tu:
"In un Paese in cui l'Oriente è ancora visto dalla massa come qualcosa di "lontano e alieno", per le ragioni storiche che hai espresso, è decisamente più probabile che attiri maggiormente un libro con un nome anglofono sulla copertina, piuttosto che uno con un nome orientale."

ma:
- come ho esemplificato, sono stati tradotti e plurieditati anche testi che hanno ben poco di "anglofono" (es.: le saghe islandesi e scandinave, per restare al periodo medievale):

- non é esattamente vero che testi con titoli o riferimenti orientali siano poco attraenti (vedi I 'Qing....); più specificamente va detto che l'Oriente é associato sulla base delle "tesi egemoni nel mondo mediatico, editoriale ed accademico" a cui ho fatto riferimento, a un ESOTISMO imtriso di esoterismo, misticismo, misteri misteriosi, ecc. ovvero alle vicende politiche degli ultimi decenni (Gandhi, Mao, i Giapponesi nella seconda Guerra mondiale, di cui l'italia era alleata, non scordiamolo...., adesso Saddam e Bin Laden....) e sia gli autori italiani, sia le traduzioni in Italiano si muovono sui binari di questa rappresentazione esotistica che prescinde (oserei dire DEVE PRESCINDERE per non scoprire la sua insulsaggine) da un approccio veritiero alle fonti, ai riferimenti (storici, letterari, poetici, filosofici, etici, scientifici, tecnologici, politici, economici) che si potrebbero trovare nella lettura di testi altrettanto appassionanti della saga di Erik il Rosso o dei Racconti di Canterbury, della Leggenda del Graal o de! Cantare del mio Cid! e lo ffa soprattutto per evitare che la gente capisca quanto sia FALSA la tesi della esistenza di una "identità occidentale" contrapposta a quella asiatica (e se é per questo anche a quella africana) da cui invece largamente dipende (compreso nel Cristianesimo!!!!!!);

- quando io parlo di "tesi egemoni nel mondo mediatico, editoriale ed accademico" bisogna precisare che mi riferisco a tesi TRASVERSALI (ossia non solo di destra, sebbene evidentemente reazionarie per i loro sottintesi razzisti e postcoloniali), dato che da un lato chi si é richiamato e si richiama esplicitamente alla nostalgia del colonialismo, al razzismo, alle varie forme dell'infame negazionismo storico (che non riguarda come alcuni credono solo l'Olocausto, ma ben altro....) ha avuto ed ha un interesse ORGANICO, STRUTTURALE a limitare la conoscenza della profondità, della ricchezza, dell'originalità delle culture asiatiche (e del debito gigantesco che quelle occidentali hanno verso di loro), dall'altro, chi da posizioni eurocentriche liberali o "di sinistra" (tra cento virgolette) ha strumentalmente banalizzato le vicende degli ultimi 6-8 decenni dell'Asia attraverso le lenti deformanti del liberalismo occidentale e delle versioni più rigide e stravolte del pensiero marxiano (e si ricordi che già Marx sull'Asia ha scritto..."insigni" pagine intrise di profondo razzismo: si veda il giudizio sul colonialismo britannico!) e terzinternazionalista, ha concentrato la sua attenzione solo su quanto in Asia é accaduto che potesse essere (forzatamente) ricondotto (spessi sottovalutandone aspetti essenziali, come l'autonomia della via maoista da quella leninista!) ai "maestri" del nazionalismo liberale, del parlamentarismo borghese, del leninismo: ci? ha portato ad una pletora di libri sul nazionalismo indiano e il maoismo o di traduzioni di autori di quelle correnti, senza aver mai messo a disposizione dei lettori in Italiano i testi che rendessero possibile capire davvero i fenomeni storici, politici, religiosi, artistici di india, Cina, Corea, giappone, ecc. e quindi neppure figure come gli stessi Gandhi, Sun Yat sen, Jinnah, Nehru, Mao. Sukharno, Hirohito . ecc.

e tutto, tutto questo ha certo a che fare anche col mercato (ma il mercato non é solo economia ma anche scelte ideologiche...) ma assai con le strategie dell'etnocentrismo occidentale, nelle sue diverse espressioni anche contrapposte....
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« Risposta #10 il: 29 Ottobre, 2009, 22:24:05 pm »
Citazione
ma:
- come ho esemplificato, sono stati tradotti e plurieditati anche testi che hanno ben poco di "anglofono" (es.: le saghe islandesi e scandinave, per restare al periodo medievale)


Be', dire anglofono era limitante...meglio se avessi detto occidentale. Purtroppo le produzioni orientali tendono ad interessare quasi esclusivamente  il ristretto novero degli appassionati di cultura orientale, proprio a causa dell'eurocentrismo di cui si è parlato.

Tuttavia mi sembra eccessivo sostenere che si evita di pubblicare qualsiasi cosa che metta in rilievo l'influenza che le culture orientali hanno avuto su quella occidentale, all'intento di preservare l'immagine di una presunta "purezza" della nostra cultura, ma vedrò se mi è possibile approfondire in qualche modo l'argomento.
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« Risposta #11 il: 29 Ottobre, 2009, 22:59:03 pm »
ti posso dare alcuni spunti se vuoi approfondire la situazione in Italia:

- vedi quanti testi (e quanti libri scolastici) parlano del debito (ormai appurato da oltre 60 anni da Palacios  e poi da Cerulli, Sacconi, ecc. e altri) di Dante verso il testo islamico Khitab al Mirai'j e verso l'opera di Al Arabi per la scrittura della Commedia o di quello di  Boccaccio e Chaucer verso i frammenti delle "Mille e una notte":

- vedi quanti testi parlano delle radici sufiche del pensiero di Francesco di Assisi, dell'origine islamica del rosario e dell'orogine cinese delle campane, presentati tutti come elementi caratteristici dell'"identità italica";

- vedi quanti testi parlano delle radici persiane, indiane e cinesi della favolistica europea (da Esopo ai Grimm) e di quelle islamiche del ciclo delle fiabe di Giufà;

- vedi quanti testi spiegano le sconfitte ripetute dei Romani (e l'indiretto peso che le ultime ebbero nell'indebolimento del sistemamilitare romano dinanzi alle invasioni barbariche) ad opera dei Parti e di che società fosse quella partica, ossia persiana;

- vedi quanti testi ricordano le origini asuatiche e non europee della birra, delle arance, delle pesche, delle ciliege, delle arance, dei kaki, del broccato, del liuto, della poesia "cortese", del flamenco, delle figure angeliche, del gioco del polo, della cartamoneta e dei sistemi di assegni e credito,  del concetto di Paradiso, delle leggende sul Diluvio, ecc., il livello avanzatissimo delle astronomie indiana e cinese antiche , l'importanza delle ecconomie medievali moghul e cinese, ecc., quante traduzioni esistono delle opere scientifiche asiatiche classiche,  di quelle epiche, storiche, umoristiche, filosofiche, ecc. delle civiltà asiatiche;

- se vuoi puoi leggerti anche le affermazioni anti-asiatiche e filocoloniali di Marx (paradossalmente sono nel "La Questione Irlandese"...), oltre a quelle assai più ovvie dei corifei del colonialismo ed ai deliri sull'arianesimo nati nell'Ottocento e protrattisi fino al nazismo ed oltre ed alle parole islamofobe del grande Voltaire, alle deliranti dichiarazioni antiislamiche ed anticinesi di Napoleone, ecc. e notare come tutto sia collegato.....

naturalmente non si tratta di un complotto, ma di una strategia UP TO DOWN, elaborata in alcuni ambiti intellettuali al servizio del nazionalismo e del colonialismo ottocentesco (che, ripeto, in Italia non é stata temperata dall'esigenza britannica e francese di conoscere meglio società da dominare direttamente) e poi riprodottasi e diffusasi, attraverso rielaborazioni e arricchimenti nel tempo (anche "di sinistra") nelle università, nelle scelte edirtoriali, nelle scuole, nella produzione di immaginario collettivo (basterebbe vedere come sono stati descritte le società asiatiche nel teatro, nell'opera, nei fumetti e poi nei films....) e che non é mai stata seriamente contrastata e ribaltata, come invece é avvenuto negli ultimi 4 decenni postcoloniali in Francia (basti pensare alla creazione dell'Institute du Monde Arabe a Parigi ed al suo ruolo divulgativo o alla ristrutturazione dei Musei di Arte Orientale o alle molteplici traduzioni  in Francese di testi asiatici) ed in GB .
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« Risposta #12 il: 29 Ottobre, 2009, 23:09:09 pm »
Come dicevo, non metto in dubbio l'eurocentrismo della nostra cultura, però non mi sembra neanche che sia stato costantemente censurato qualsiasi contributo derivante dalle culture orientali...anche se ripenso alla mia esperienza scolastica non ho questa percezione, per quanto la storia insegnata nella scuola italiana sia fortemente eurocentrica.
Comunque ti ringrazio per gli spunti. :-)
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« Risposta #13 il: 29 Ottobre, 2009, 23:35:21 pm »
grazie dei ringraziamenti: se vuoi prova a fare un esperimento.

prepara un questionario con 30 domande sui contributi della cultura asiatica a quelle occidentali
(ad esempio gli elementi seguenti alla rinfusa, TUTTI DI ORIGINE ASIATICA,  di cui chiedere l'origine in termini di continenti con risposte chiuse o aperte, fa tu:
1) campane;
2) pesca;
3) figure angeliche;
4) liuto/mandolino;
5) rosario;
6) cartamoneta;
7) concezione mistica della rosa;
8/ arancia;
9) concetto di paradiso;
10) contachilometri;
11) pizza;
12) sismografo;
13) birra;
14) storia del Diluvio Universale;
15) nave corazzata;
16) allevamento dell'asino;
17) vetro;
18/ festa di Pasqua;
19) aureole;
20) alfabeto;
21) susina;
22) figure dei Magi;
23) asfalto;
24) navigazione di bolina;
25) assegno bancario;
26) ombrello;
27) gelato;
28/ strudel;
29) mortaretti;
30) pesci rossi nelle fontane.)

e poi prova a sottoporlo:
- a tuoi amici e parenti;
- a studenti delle superiori e dell'università;
- alla gente comune in un mercato:
- a insegnanti di scuola nedia inferiore;
- a giovani al bar

e vedrai i risultati agghiaccianti......
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Alex80

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« Risposta #14 il: 29 Ottobre, 2009, 23:46:01 pm »
Penso che la stragrande maggioranza delle persone non saprebbe dirmi l'origine di quanto hai messo in elenco (nemmeno io la so), ma neanche che escluderebbe a priori che si tratta di invenzioni/scoperte non occidentali...anche di tantissime cose di origine occidentale non ci viene insegnata a scuola la loro derivazione (se spagnola, francese, belga, etc.).
Però per le invenzioni più note ed importanti, penso che la situazione sia diversa. La maggioranza delle persone dovrebbe sapere quale origine hanno i numeri, la carta, la polvere da sparo, la porcellana, la seta, etc...
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alex80 »