e li che sta la differenza che non cogli!
E tu non cogli che la questione non è negare la responsabilità del singolo, ma domandarsi se la sua affermazione sia sufficiente a esaurire i termini del problema.
E non lo è ovviamente, per lo stesso motivo per cui, ad esempio, qualunque società di fronte ad un incremento della mortalità da incidenti stradali non si limita a concludere che probabilmente le nuove generazioni di autisti sono meno prudenti ma si interroga su come intervenire per prevenire i guai che la responsabilità del singolo potrebbe causare.
Così si torna al tema che sembri sorvolare, che è quello della natura della diversità tra la tua posizione e quella di chi non esaurisce l'esame del fatto alla condanna del suo singolo autore.
Tu pensi che reprimere e punire sia la soluzione e non serva altro, e che gli scontri di cui stiamo parlando siano la conseguenza dell'incapacità o dell'assenza di volontà di reprimere e punire adeguatamente.
Altri pensano che essendo i comportamenti dei singoli conseguenza dell'ambiente in cui vivono, l'approccio puramente repressivo non sia adeguato.
Molti di quelli che la pensano come te, considerano che chi la pensa in quell'altro modo pecchi di buonismo, termine che rivela la loro più o meno consapevole tendenza a dividere il mondo in buoni e cattivi.
Tutto ci? si presta a dotte discussioni o a virulenti flames, a seconda del gusto dei protagonisti.
Ma il punto è che prima ancora di essere giusto o sbagliato, affrontare il problema dell'immigrazione in termini di repressione è inutile.
Perché la maggior parte di coloro che dovrebbero essere repressi ha già perso o non ha mai avuto tutto ci? che i meccanismi repressivi che le nostre società conoscono tolgono per reprimere.
La forza della disperazione è diventata un modo di dire dopo che la si è osservata in azione in secoli di storia.