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Autore Topic: Convivenza  (Letto 14212 volte)

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ziner

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Convivenza
« il: 17 Febbraio, 2006, 01:56:13 am »
Ultimamente ho preso visione di alcuni servizi giornalistici che parlavano della comunità cinese in Italia, si è trattato quindi il fenomeno della cosidetta "invasione pacifica" del quartiere Paolo Sarpi di Milano, ove l'associazione dei residenti-negozianti fa sentire a gran voce il disagio recatosi dalla massiccia "cinesilizzazione" del quartiere, in special modo dei negozi. I temi all'ordine del giorno sono l'illegalità, negozi squallidi, promiscuità vendita ingrosso-dettaglio, forse con un pizzico di invidia si è giunti alla conclusione della esasperazione dei residenti, sopratutto dei stessi negozianti italiani rimasti che protestano contro la concorrenza sleale cinese appoggiati dai residenti "da sempre", proclamando il degrado portato al quartiere dai esercizi cinesi privi di estetica (e già, Milano è la capitale della moda...), premendo sopratutto sui ingrossi stracolmi di prodotti a basso costo, quindi di bassa qualità, ora, premettendo la mia comprensione sul fatto che le serpi o meglio le pecore nere crescono dappertutto, alcuni problemi sono reali, tipo la microcriminalità, ricordando cmq che i teppisti si trovano ovunque a prescindere dalla nazionalità e nazioni, esiste un fondo di ipocrisia da parte degli accusanti? E' solo uno sfogo dei negozianti che vedendosi abbassare i loro profitti cercano di reagire in maniera non dico scorretta, ma poco etica, premendo sulle paure e insicurezze degli altri abitanti del quartiere? E' giusto mettersi in testa che lo "sgamare" il trasgressore cinese del fisco, parcheggiatore da strapazzo, schiamazzatore notturno di turno (scusate la rima), fattorino ingombra-marciapiedi, sia uno dei mezzi per arrivare ad perfetta convivenza e/o arrestare il fenomeno "colonizzatore"? A me sinceramente sembra una ripicca fra bambini, tu fai questo e io lo dico alla mia mamma...
Forse anche il mio è un'inutile sfogo, come è inutile gettare benzina sul fuoco, oggi annuisci domani smentisci, il mondo si sa, gira con i soldi, gli affari sono affari, questo da una parte e dall'altra rimane sempre una priorità e sappiamo tutti com'è il sistema affaristico (personalmente non lo ritengo una scusante, anzi una autoaccusa), però per una volta, concedetemelo, proviamo a rivoltare la lama, scagli la pietra chi non ha peccato...
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da ziner »

BlackPepper

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« Risposta #1 il: 19 Febbraio, 2006, 16:50:19 pm »
E' proprio questo stato di continua "lotta" tra cinesi e italiani che mi fa preferire la vita in Cina a quella in Italia; là mi sentirei comunque diversa, è vero, ma almeno sarei in terra "amica". Il problema che tu hai sottolineato non sarebbe così drammatico se non fosse allo stesso tempo un conflitto tra due nazionalità diverse.

Con la metalità tendenzialmente italianizzata che mi ritrovo, mi viene più spontaneo pensare che siamo noi dalla parte del torto, anzi, la consapevolezza di esserlo e di non poter far niente per cambiare il nostro stato mi rende ancora più straniera di quanto mi senta già. Molto spesso il "successo" del cinese si basa sulla violazione di alcune regole, e ci? infastidisce molto il popolo che ci ospita, che per contro si sente "onesto".

Ora, io non ci trovo niente di male a violare una regola o legge se non si reca danno a nessuno: se mi va di lavorare 18 ore al giorno anziché 12 non vedo perché me lo si dovrebbe vietare (naturalmente se non disturbo il vicino), visto che la vita è mia e decido io cosa farne, e se ho bisogno di una mano non penso che sia così mostruoso chiedere l'aiuto di mio figlio che ha appena 5 anni, mica sono così disumana da metterlo a fare cose fuori dalla sua portata (tante volte un'educazione "lavorativa" sin da piccoli aiuta il bambino a crescere con una metalità più responsabile, non come i bambini viziati di oggi che da adulti invece di andare a cercare lavoro aspettano che il lavoro trovi loro!).

Comunque, tornando al discorso Sarpi, se questa zona è stata "colonizzata" dai cinesi non è così tragico da protestare tanto duramente: non penso sia stata usata la forza per mandare via i negozianti italiani, anzi, sicuramente sono stati "ripagati" bene visto che hanno rinunciato alla loro attività. Quindi se la protesta fosse solo per il fatto che ci sono troppe atività cinesi, penso che i residenti della zona dovrebbero lamentarsi con i connazionali che si sono "venduti" al "nemico". Ma se ci sono problemi di convivenza dovuti a determinati comportamenti da parte della comunità cinese, allora si dovrebbe parlarne in maniera pacifica, civile e costruttiva, cercare dei compromessi invece di mettersi a fare ostruzionismo in tutto e per tutto. Non conosco la situazione del quartiere Sarpi e non so se ingrosso+dettaglio vi sia vietato, ma se non fosse vietato lo trovo solo un vantaggio per i poveri cittadini vittime del carovita; per quanto riguarda i commercianti italiani che si sentono messi fuori gioco slealmente, potrebbe essere utile un dialogo, tra commercianti cinesi e italiani, per venire ad una soluzione che consideri i punti di vista di ambe le parti.

Capisco perfettamente che alcuni modi di fare di noi cinesi possa dare fastidio a chi non è abituato, e in questo penso sia compito nostro essere il più possibile "discreti", in quanto ospiti di una nazione che ci ha gentilmente accolto. Ma capisco anche che per noi è difficile estraniarci dal nostro modo di fare, dalla nostra tradizione e quasi impossibile abbandonare il nostro "stile" per quanto riguarda il lavoro. La vendita all'ingrosso affiancata a quella al dettaglio è tipica dell'ingrosso cinese (come i vari CinaMercato, basati su un modello tipicamente cinese) e penso sia dovuta ad una necessità tipicamente materialistica: chi compra tanto vuole risparmiare e chi vende all'ingrosso vuole vendere il più possibile, per cui si tratta di un vantaggio per entrambi.
Anche il fatto di dormire nei laboratori è tipico del modello cinese, tra l'altro molto vicino al modello inglese della rivoluzione industriale.

Mi scuso con ziner per essermi dilungata oltre il tema della discussione, ma trovo che siano riflessioni importanti per capire meglio questa situazione. Spero che da questo topic possano nascere delle risoluzioni per il probema e soprattutto sarebbe interessante sentire il parere di chi si trova dall'altra parte.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da BlackPepper »
Sorridi sempre anche se il tuo sorriso è triste, perchè più triste di un sorriso triste c´è la tristezza di non saper sorridere. - J.M.

Idra

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« Risposta #2 il: 19 Febbraio, 2006, 17:25:31 pm »
Premettendo che questo argomento è estremamente complesso e ricco di contenuto, potrei riassumerlo in un immagine più semplice e forse efficacie. Io credo che la convivenza di per se, fra gli uomini sia difficile, l'immagine che voglio proprorre è proprio delle riunioni condominiali, dove, anche presupponendo che le persone che partecipano siano delle persone civili, nati in uno stato civile, cresciuto con una buona cultura civile, i liti sono all'ordine del giorno.
Questo perchè ogni persona si fa i propri interessi.
Così vale per la complessità dei rapporti fra comunità italiana e cinese in queste zone particolari, dove la densità dell'immigrazione cinese evidenzia ancora di più le differenze culturali inevitabili fra popoli distanti 10000 chilomentri.
La comunità cinese, provenendo da una situazione di povertà, di arretratezza e di usanze diverse si comportano spesso in modo poco accettabile dal contesto sociale che si è formato lungo i decenni in Italia.
Alcuni dei comportamenti sono spinti dai propri interessi economici, ma bisogna far sapere che anche i vecchi proprietari italiani, non sono stati cacciati, ma hanno ritenuto, per la maggiore, più convenienti vendere il proprio negozio a caro prezzo (prezzi stratosferici) che lavorare tanto come gli stranieri.
Senza generalizzare, alcuni di questi, grazie al denaro accumulato, e anche alla loro pensione sono andati a prendersi il loro meritato riposo e godimento della vita in paesi esteri, magari Cuba o altrove.
Questo per dire che tutti si fanno i propri interessi, ed è giusto che sia così.

Detto questo, il problema comunque sussiste e deve essere risolto su due fronti.

Uno della comunicazione, anche se non facile delle due comunità. Magari attualmente è difficile, ma facilitando l'integrazione dei giovani stranieri, questi, nel gestire, un giorno le attività dei propri genitori, saranno più conformi al contesto sociale italiano, facilitati anche dalla conoscenza della lingua e da una vita meno difficoltosa.

Un secondo fronte è costituito dalle varie amministrazioni, ad essa è attribuita la soddisfazione dell'interesse generale, e non quello del singolo. Tramite piani determinati tipologie di attività in particolari zone (credo che qualcosa del genere sta sicuramente accadendo a Roma), e regolamenti propensi al miglioramento della qualità di queste zone, miglioramento dalla quale trarranno vantaggio tutti.

Lo sbaglio principale è la caccia alla strega, inutile fomentare odio, meglio risolvere i problemi.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra »

just_fra

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« Risposta #3 il: 19 Febbraio, 2006, 21:23:01 pm »
Non capisco il motivo per cui gli italiani ci affibbino il termine "concorrenza sleale", facendoci sembrare quasi come dei criminali. Eppure la società italiana ha le proprie radici nella Rivoluzione Industriale, nella quale per la prima volta venne attuato il liberismo economico, cioè la libertà di commerciare senza alcuna restrizione.
Ora, è vero che la maggior parte degli esercizi commerciali cinesi offrono merce a costi effettivamente bassi, ma hanno anche una qualità molto più scadente rispetto ai prodotti italiani. Quindi -costo -qualità ; +costo +qualità! Sta al singolo consumatore scegliere il tipo di prodotto piu adatto alle proprie esigenze. Con questo intendo dire che nella zona di Paolo Sarpi il commercio cinese, se effettuato senza violare la legge, pu? benissimo CONVIVERE con quello italiano, la protesta dei commercianti italiani non ha fondamenta.




P.S. è solo una mia opinione, voi potete pensarla come vi pare!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da just_fra »

BlackPepper

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« Risposta #4 il: 19 Febbraio, 2006, 21:53:24 pm »
Purtroppo la concorrenza sleale esiste, soprattutto da parte di noi cinesi, visto anche che è un problema presente pure in Cina (dalla Cina abbiamo importato proprio di tutto!) Ti faccio un esempio di concorrenza sleale tra cinesi in Italia: A compra un articolo a 5,00 Ç e lo rivende all'ingrosso a 6,00Ç, B che è vicino di A e ha aperto l'attività da poco, va dallo stesso fornitore di A, compra lo stesso articolo che ha comprato A e lo rivende a 5,00Ç (se non meno); tutto questo è un metodo poco leale per attirare la clientela e purtroppo usato molto di frequente, e in questo caso chi è danneggiato è un cinese! Insomma, se ci facciamo danno a vicenda tra connazionali è logico che tra italiani e cinesi ci sia la "guerra".

Poi voglio precisare che non è assolutamente vero che il prodotto cinese costa meno perché ha una qualità scadente, anzi, il più delle volte è migliore di quello made in Italy che costa di più! E poi non dimenticate che gran parte degli articoli griffati col marchio italiano sono prodotti in Cina! Il prezzo basso, invece,  dal mio punto di vista è dovuto ad una mentalità diversa in fatto di commercio.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da BlackPepper »
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aron

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« Risposta #5 il: 20 Febbraio, 2006, 10:18:39 am »
concordo perfettamente.   Se gli italiani nn finiscono di dire stupidaggini tipo concorrenza sleale finiscono male, molto male.  Ma vi chiedo potete competere con la Cina nel commercio, e qui nel commercio di abbigliamento e altre cose di poco know-how? è praticamente impossibile, è come sfidare la Cina nel ping-pong :lol: .  

Comunque anche molti italiani si chiedono come mai fanno parte del g8 con un industria del terzo-mondo.  Bè da adesso in poi le cose cambieranno.  Sapete anche la Cina sta delocalizzando in altri paesi. è ovvio se un paese cresce deve cambiare anche la sua struttura economica se no vai indietro perchè non puoi competere con qualcuno che fa le stesse tue cianfrusaglie ad un prezzo ridicolo. :wink: [/quote]
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da aron »

Idra

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« Risposta #6 il: 20 Febbraio, 2006, 13:42:45 pm »
Ogni volta che parliamo di queste cose, secondo me, è importante immedesimarsi anche nelle difficoltà che incontra un imprenditore italiano dei rami dove vi è una forte concorrenza cinese. E' ovvio che non la possono prendere bene, ma è ragionevole non mettersi allo stesso piano di alcuni di loro che non vogliono risolvere il problema, ma solo fomentare discriminazione. Noi stessi non dobbiamo ribattere con odio, ma cercare di avvicinare gli reciproci interessi. In pratica è difficilissimo, ma litigare continuamente è ancora più inutile.
« Ultima modifica: 20 Febbraio, 2006, 19:35:31 pm da Idra »

neramaranto

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« Risposta #7 il: 20 Febbraio, 2006, 18:08:46 pm »
Citazione da: aron
concordo perfettamente.   Se gli italiani nn finiscono di dire stupidaggini tipo concorrenza sleale finiscono male, molto male.   quote]

Io invece mi chiedo perchè si debba sempre ricorrere alla violenza con la violenza.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da neramaranto »

Sephiroth

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« Risposta #8 il: 20 Febbraio, 2006, 23:24:31 pm »
Io non vedo nessuna concorrenza sleale se premesse attivita' lecite si offrono prodotti a prezzi minori.
La concorrenza sleale per me sussiste, in senso generalizzato, quando si fa uso di lavoro nero, minorile, schiavitu', mancanza di misure di sicurezza nel lavoro, mancanza di tutela dei diritti minimi (riguardo a malattie, pensioni, orari, riposi, ferie, mobbing, ...), uso di sostanze pericolose per persone e ambiente, ...

In particolare in alcuni prodotti cinesi i difetti maggiori li trovo in qualche diritto minimo dei lavoratori (come gli orari), uso di sostanze pericolose e mancanza di sicurezza nel lavoro.
La conquista (certo, graduale) di uno di questi risultati secondo me e' gia' un gigantesco passo in avanti.

Comunque nessuno e' senza peccati, pure il lavoro in italia.
Inoltre non dimentichiamo che un paese occidentale ha impiegato un paio di secoli per raggiungere certi risultati dopo la rivoluzione industriale. La cina sta sua rivoluzione industriale l'ha iniziata da pochi decenni!
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Sephiroth »
Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen.
Ludwig Wittgenstein (1889 - 1951)

aron

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« Risposta #9 il: 21 Febbraio, 2006, 13:57:52 pm »
Citazione da: "neramaranto"
Citazione da: "aron"
concordo perfettamente.   Se gli italiani nn finiscono di dire stupidaggini tipo concorrenza sleale finiscono male, molto male.   quote]

Io invece mi chiedo perchè si debba sempre ricorrere alla violenza con la violenza.


Ma intendevo male economicamente diventeranno l'albania del 21? secolo.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da aron »

neramaranto

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« Risposta #10 il: 21 Febbraio, 2006, 17:29:52 pm »
Perchè non lo siamo già? Ops.................. :lol:
Comunque ti chiedo scusa, avevo interpretato male le tue parole.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da neramaranto »

just_fra

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« Risposta #11 il: 21 Febbraio, 2006, 22:11:54 pm »
Citazione da: "BlackPepper"
Purtroppo la concorrenza sleale esiste, soprattutto da parte di noi cinesi, visto anche che è un problema presente pure in Cina (dalla Cina abbiamo importato proprio di tutto!) Ti faccio un esempio di concorrenza sleale tra cinesi in Italia: A compra un articolo a 5,00 Ç e lo rivende all'ingrosso a 6,00Ç, B che è vicino di A e ha aperto l'attività da poco, va dallo stesso fornitore di A, compra lo stesso articolo che ha comprato A e lo rivende a 5,00Ç (se non meno); tutto questo è un metodo poco leale per attirare la clientela e purtroppo usato molto di frequente, e in questo caso chi è danneggiato è un cinese! Insomma, se ci facciamo danno a vicenda tra connazionali è logico che tra italiani e cinesi ci sia la "guerra".

Poi voglio precisare che non è assolutamente vero che il prodotto cinese costa meno perché ha una qualità scadente, anzi, il più delle volte è migliore di quello made in Italy che costa di più! E poi non dimenticate che gran parte degli articoli griffati col marchio italiano sono prodotti in Cina! Il prezzo basso, invece,  dal mio punto di vista è dovuto ad una mentalità diversa in fatto di commercio.


Quello che dici tu sulla concorrenza è in parte vera, ma non credo che nessuno riuscirebbe a commerciare senza aver profitto (cioe acquistando a 5euro, e rivendere a 5euro), al limite quello pu? essere un metodo (lecito, a parer mio) per attirare clienti, ma non puo durare a lungo.

Per quanto riguarda la qualità ti devo contraddire: la tecnologia presente oggi in Cina è tutta importata da America e Europa, è vero che la Cina sta facendo dei passi da gigante anche sul campo tecnologico, ma è altrettanto vero che è impensabile che la tecnologia cinese sia al pari di quella americana o europea (almeno per ora...)! Forse non sai, ma gran parte dei grattacieli presenti a shanghai sono progettati da ingegneri americani ed europei.
E' vero che le più importanti aziende di abbigliamento (e non solo) producono la merce in cina, ma spesso sono realizzate con materiale veramente scadente, senza contare tutte le merci difettose che queste aziende non mettono neppure in commercio.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da just_fra »

Alessandro

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« Risposta #12 il: 21 Febbraio, 2006, 23:31:02 pm »
Citazione da: "just_fra"
 la tecnologia presente oggi in Cina è tutta importata da America e Europa, è vero che la Cina sta facendo dei passi da gigante anche sul campo tecnologico, ma è altrettanto vero che è impensabile che la tecnologia cinese sia al pari di quella americana o europea (almeno per ora...)! Forse non sai, ma gran parte dei grattacieli presenti a shanghai sono progettati da ingegneri americani ed europei.
E' vero che le più importanti aziende di abbigliamento (e non solo) producono la merce in cina, ma spesso sono realizzate con materiale veramente scadente, senza contare tutte le merci difettose che queste aziende non mettono neppure in commercio.
 Scusa, mi dici da dove trovi queste notizie? Sei esperto del campo dell'abbigliamento? Non dare sempre credito a quello che dicono i mass-media italiani: made in China=qualità scadente. Non è affatto vero...i capi d'abbigliamento fatti in Cina hanno una qualità OTTIMA rispetto a quelli fatti in Italia (naturalmene parlo di prezzi comparabili).....per favore..non gettiamo cacca su noi stessi :roll:  La tecnologia cinese non sarà pari a quella americana, ma neanche a livelli preistorici....
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alessandro »

BlackPepper

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« Risposta #13 il: 21 Febbraio, 2006, 23:39:11 pm »
X just_fra

Niente di quello che si produce in un paese è completamente "farina" di quel paese, ogni nazione ha le proprie specializzazioni, in cui eccelle più delle altre. Vero che molte costruzioni e tante altre cose sono opera di menti non cinesi, ma adesso stiamo parlando di merce che la Cina esporta, quindi le opere edili non sono comprese. Tante cose vengono realizzate in materiale scadente non perché non si ha la capacità di farlo migliore, ma semplicemente perché si vuole contenere le spese, inoltre le merci difettose le producono tutte le fabbriche del monto, non solo la Cina. Nel nostro paese manca la tecnologia (ancora per poco) ma abbonda la manodopera, anche molto qualificata e competente, io non la sottovaluterei così tanto  :wink:
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da BlackPepper »
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just_fra

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« Risposta #14 il: 22 Febbraio, 2006, 20:54:17 pm »
A parità di prezzi grazie al cavolo che la cina offre un prodotto migliore. Ma io parlavo di qualità in generale, ad esempio se comprate un mobile all'ikea e lo paragonate ad un altro mobile prodotto in italia noterete la differenza. Perchè secondo me il lavoro manuale in Cina non è ancora ai livelli degli altri stati industrializzati.  
Tengo a precisare che io non mi lascio influenzare dai mass media, dico solo quello che vedo in generale...forse mi sbaglio, sono solo miei pensieri.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da just_fra »